[GRILLOnews • 26.03.04] In una fase in cui i rapporti politici e commerciali tra Unione Europea e Cina sono oggetto di ampia discussione, Amnesty International ha reso pubblico un nuovo rapporto sulla pena di morte in Cina e ha chiesto ai ministri degli Esteri dell'UE di considerare attentamente la richiesta di Amnesty International per una moratoria sulle esecuzioni in Cina...

CINA. LENTE D’INGRANDIMENTO SU PENA DI MORTE E ARMI

In una fase in cui i rapporti politici e commerciali tra Unione Europea e Cina sono oggetto di ampia discussione, Amnesty International ha reso pubblico un nuovo rapporto sulla pena di morte in Cina e ha chiesto ai ministri degli Esteri dell’UE di considerare attentamente la richiesta di Amnesty International per una moratoria sulle esecuzioni in Cina.

Il rapporto, intitolato «Mandati a morte “nel rispetto della legge”? La pena di morte in Cina», denuncia come le autorità cinesi violino sistematicamente le norme interne e internazionali nell’esecuzione di migliaia di condanne a morte ogni anno. Il rapporto giunge a una settimana di distanza dalle affermazioni di un importante parlamentare cinese, secondo il quale ogni anno nel paese vengono eseguite 10.000 condanne a morte. Questo dato e’ superiore al totale delle esecuzioni registrate in tutto il resto del mondo. Dopo aver introdotto il metodo di esecuzione dell’iniezione di veleno, le autorità cinesi stanno convertendo veicoli commerciali in camere mobili di esecuzione allo scopo di eseguire le condanne immediatamente dopo il verdetto.

“Questo rapporto esce in coincidenza con la riunione odierna dei ministri degli Esteri dell’UE, sperando che se ne tenga adeguato conto nella valutazione dei criteri che dovranno guidare le future relazioni con Pechino” – ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso l’Unione Europea. “Come negli anni scorsi, il dialogo sui diritti umani con la Cina e’ una scusa che l’UE utilizza per non sottoporre alla Commissione Onu sui diritti umani una risoluzione di condanna sulla Cina. Temiamo anche che la riunione dei ministri degli Esteri termini con una posizione più sfumata rispetto a quelle assunte in passato”.

“L’UE ha sempre sostenuto che il dialogo dovrebbe produrre risultati concreti e ha assicurato che quello con la Cina non avrebbe vanificato un controllo pubblico sulla situazione dei diritti umani. Leggendo il rapporto di Amnesty International e considerando il quadro generale di gravi violazioni dei diritti umani che hanno luogo in Cina, queste assicurazioni paiono molto deboli” – ha aggiunto Oosting.

Pertanto, Amnesty International chiede ai ministri degli Esteri dell’UE di raccomandare l’istituzione di una moratoria sulla pena di morte in Cina e di essere coerenti con le proprie linee guida sulla pena di morte e sul dialogo relativo ai diritti umani, proponendo una risoluzione alla Commissione Onu sui diritti umani avente per tema la moratoria. 

Anche l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha lanciato un appello che chiama in causa la Cina. Un appello “affinché non sia sospeso l’embargo di armi dell’UE contro la Cina”. L’APM considera “vergognoso il fatto che per l’UE l’espansione economica e le esportazioni di armi abbiano priorità sui diritti umani. Le violazioni dei diritti umani in Cina colpiscono sia per la quantità sia per la “qualità” con cui vengono commesse, tant’è che la sospensione dell’embargo non può essere motivata con il miglioramento del rispetto dei diritti umani. Nessun altro stato esegue così tante pene di morte, detiene così tante persone senza processi in campi di lavoro e campi di rieducazione, arresta così tanti giornalisti ed esclude i propri cittadini dal libero utilizzo di Internet come la Cina.

In un dossier di 28 pagine l’APM fa un bilancio delle violazioni dei diritti umani in Cina, in cui fornisce anche dati sulla situazione catastrofica in Tibet e nel Turkistan orientale/Xinjiang, così come delle persecuzioni di Cristiano cattolici e protestanti e dei seguaci del movimento religioso Falun Gong.  Ciononostante la scorsa settimana il presidente francese ha sottolineato di aspettarsi dal vertice la revoca dell’embargo nei confronti della Cina.

Il rapporto dell’APM analizza anche le pratiche dell’esportazione di armi dell’UE. Poiché i ministri dell’estero europei temono una forte critica dell’opinione pubblica sulla revoca dell’embargo di armi, essi minimizzano la revoca rifacendosi al Codice di comportamento dell’UE per l’esportazione di armi del 1998.

Il Codice dovrebbe ostacolare l’esportazione massiccia di armi in Cina, ma gli otto criteri fissati nel Codice per l’autorizzazione all’esportazione di armi sono già stati violati in diverse occasioni. Solo nel 2002 la Francia e la Gran Bretagna in particolar modo, ma anche Spagna, Italia, Germania e Belgio hanno autorizzato la fornitura di armi a paesi in cui sono in corso conflitti di particolare gravità (India/Pakistan; Indonesia, Nepal, Colombia, Arabia Saudita, Angola) o a paesi in cui i diritti umani sono pesantemente violati (Russia, Turchia, Iran, Algeria, Uzbekistan). Francia e Gran Bretagna inoltre hanno adottato un’interpretazione molto libera dell’embargo alla Cina per cui stanno già esportando armi in Cina. La Cina infine ha mostrato grande interesse per armamenti tecnologicamente avanzati prodotti in Francia.

Il rapporto dell’APM documenta anche la corsa agli armamenti fatta nel corso degli anni ’90 dalla Repubblica Popolare cinese. Attualmente la Cina è il maggiore importatore di armi. Solo gli Stati Uniti spendono di più per la propria difesa. Un ulteriore riarmo cinese metterebbe in pericolo non solo la sicurezza di Taiwan ma di tutta la regione.


Per un approfondimento su quest’ultima questione vedi anche:
www.gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040319it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040126it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/031029it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/03-2/030909it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/02-3/020909it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/01-3/011206it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/01-3/011108it.html www.gfbv.it/3dossier/asia/mongol/mongol.html www.gfbv.it/3dossier/uiguri.htmlwww.iccnow.org www.hrichina.orgwww.equilibri.net/asiaepac/taiwan604.htm
www.equilibri.net/asiaepac/taiwan504.htm