[di Antonio De Falco • 17.01.04] Si dice, ma lo racconta il giovane regista messicano Alejandro Gonzalez Inarritu nel suo film in uscita il 16 gennaio 2004 nelle sale italiane che “21 grammi” sia il peso che perdiamo quando moriamo. Il peso di cinque centesimi, di un colibrì, di una barretta di cioccolato. E, forse, anche dell'anima umana secondo le convinzioni cattoliche dell’autore. Ventuno grammi indicano “la perdita, il dolore, ma anche la speranza della redenzione e di una nuova vita”, dice...

CINEMA. QUANTO PESA L’ANIMA?

Si dice, ma lo racconta il giovane regista messicano Alejandro Gonzalez Inarritu nel suo film in uscita il 16 gennaio 2004 nelle sale italiane che “21 grammi” sia il peso che perdiamo quando moriamo. Il peso di cinque centesimi, di un colibrì, di una barretta di cioccolato. E, forse, anche dell’anima umana secondo le convinzioni cattoliche dell’autore. Ventuno grammi indicano “la perdita, il dolore, ma anche la speranza della redenzione e di una nuova vita”, dice.

«21 Grams», unico lungometraggio americano (anche se il regista dichiara che i soldi per produrlo sono suoi) presentato in concorso alla 60 Mostra di Venezia , ha fatto correre tutti a vederlo per la “fama” che circondava il regista noto per Amores Perros e dell’episodio più drammatico e agghiacciante del film corale 11’09”01, September 11 – (2002).

Molti gli applausi, ma tanto smarrimento per un intreccio di vite così complicate e complesse, così doloranti e frastornanti, difficilissime da interpretare e da sopportare.

LA TRAMA DI «21 GRAMS»

Il cast “all- star” (Sean Penn, poi Coppa Volpi 2003 per la migliore interpretazione maschile;  Benicio Del Toro, Naomi Watts, Charlotte Gainsbourg) interpreta in modo convincente  il melodramma hollywoodiano del messicano Inarritu  che sfrutta a dovere l’efficacia della narrazione a mosaico, che mescola i diversi piani temporali (come nel film che lo rivelò “’Amores perros’).
Le vite di Christine (Naomi Watts), madre single ed ex tossicodipendente, quella di Paul (Sean Penn), studioso di matematica malato terminale e l’altra di Jack (Benicio Del Toro), ex detenuto ritornato in libertà, si intrecciano in un vortice di amore, redenzione e ossessione.
Tre esistenze, tre umanità combattute, tre anime come tante. Un unico destino. Atroce, sconvolgente, che cambierà per sempre le loro fragili vite, che segnerà in modo indelebile le loro esistenze segnate più volte da un fato spregevole che sembra non dar tregua. La vita di Paul (Sean Penn), professore di matematica, malato di cuore in attesa di trapianto, di Cristina (Naomi Watts), ex tossicodipendente, madre  felice di  due splendide bambine e un marito adorabile e Jack (Benicio Del Toro), ex galeotto che si è ricostruito  una vita e una famiglia grazie ad una riscoperta della fede in Dio che però lo rende un fanatico insopportabile, vengono unite da un tragico incidente che le legherà per sempre, intrecciandole.

DOMANDE & RISPOSTE

Il suo film è duro e difficile Signor Inarritu.
I personaggi del mio film raccontano che dall’inferno, dall’infelicità e dal dolore ci si può redimere. Attraversando ognuno la propria tragedia alla fine vincono se stessi, vincono l’opportunità di darsi nuove chance. Il film è difficile e triste, però comunica la complessità e la durezza delle vicende che ogni protagonista attraversa.
 
Lei usa la stessa tecnica di “Amores Perros”: come mai?
Narro con la tecnica del mosaico, perché la frammentazione e la frammentarietà sono della nostra vita, della nostra quotidianità: tutti i pezzetti, le tessere delle nostre esistenze si incastrano in una trama di collegamenti. Basta vedere come ci comportiamo: mentre parliamo dal vivo con qualcuno, rispondiamo al telefono o usiamo Internet. Tutti i frammenti dialogano l’uno con l’altro.  21 Grams è un film globale, perché parla da una prospettiva non geografica e tantomeno hollywoodiana, ma della vita frammentaria e insieme interconnessa  della nostra società. L’incastro nel film è un tema fondamentale, dal punto di vista della tecnica ma anche del “senso”. La “composizione” narrativa crea infatti una tensione drammatica e serve per coinvolgere lo spettatore, farlo partecipare alla costruzione della trama attraverso la tessitura così perfetta del mosaico. 

IL REGISTA

Alejandro Gonzalez Inarritu è nato a  Citta’ Del Messico (Messico). A soli 23 anni cura la regia della più famosa radio rock messicana “WFM” di cui è anche produttore e DJ. Dopo essersi occupato del programma televisivo “Magia Digital”, fra il 1988 e il 1990, produce la colonna sonora di sei film. Nel 1990 è responsabile del settore creativo di “Televisa” e subito dopo fonda una casa di produzione “Zeta Film”. Studia regia nel Maine e a Los Angeles con Judith Weston. Nel 1995, esordisce con un film televisivo “Detras del dinero”. Nel 2000 è la volta di “Amores Perros, poi del  film corale “11 settembre 2001”, dove il suo episodio doveva competere con quelli di registi, tra gli altri, del calibro di Youssef Chahine, Danis Tanovic, Idrissa Ouedraogo, Ken Loach, Amos Gitai, e Shohei Imamura. Nel 2003 21 Grams.
Quello che meraviglia nel giovane regista è la sua capacità di saper affrontare in maniera credibile e matura, interrogativi così vasti ed intensi, di saper fotografare la deriva e l’incertezza dell’uomo contemporaneo.

Scheda tecnica del film

Titolo originale: 21 Grams; Anno: 2003; Data uscita: 16-01-2004; Durata: 125 min.; Nazione: Usa.
Produzione: This is That Productions
Distribuzione: BIM Distribuzione Focus Features
Sito del film: http://www.21-grams.com/index.php
Regia: Alejandro Gonzàles Inàrritu
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Stephen Mirrione
Musica: Gustavo Santaolalla
CAST Benicio Del Toro , Charlotte Gainsbourg , Clea DuVall , Danny Huston , Eddie Marsan , Marc Musso , Naomi Watts , Sean Penn , Teresa Delgado .

Curiosità

I 21 grammi sono il peso che ciascun essere umano perde nel momento del trapasso dalla vita alla morte. Per chi crede, il peso dell’anima. Per i cinefili, un titolo che ricorda molto il racconto sulla pesatura del fumo fatto da William Hurt in Smoke. Inoltre nel film vi è la musica di Gustavo Santaolalla, il quale nel bellissimo brano conclusivo, When Our Wings Are Cut, Can We Still Fly? riprende le atmosfere stranianti e strazianti di “Iguazu” scritta ed eseguita magnificamente in The Insider. La sua musica  svolge, almeno quanto la fotografia, un ruolo di “collante”, come una melodia che nasce dai moti più delicati e struggenti pizzicando le corde di una chitarra e quelle dell’anima, in un flusso armonico di note e sentimenti.