CONTRO GLI F-35


Intervista a Walter Bovolenta, dell’Assemblea Permanente ‘NO F-35’



Perché siete contrari al programma di riarmo F-35 Joint Strike Fighter?

I caccia-bombardieri F-35 rappresentano il primo sistema d’arma concepito per rispondere alle esigenze della nuova ‘gendarmeria mondiale’ rappresentata dalla Nato. L’Italia produrrà e si doterà di un aereo militare ideato non per difendere il nostro spazio aereo nazionale, ma per partecipate a future missioni di guerra all’estero, per andare a bombardare in giro per il mondo, seminando morte, distruzione e sofferenza. Oltre a queste ragioni di principio, siamo contrari agli F-35 anche per ragioni di ordine economico: questa impresa costerà ai cittadini italiani almeno 13 miliardi di euro. Una cifra impressionante, soprattutto in tempi di crisi economica, che potrebbe essere investita per migliorare le condizioni di vita di tutti, per redistribuire il reddito, per sviluppare fonti di energia rinnovabili o per tutelare il nostro territorio.

A proposito di territorio, perché giudicate negativo l’impatto dello stabilimento di Cameri dove verranno prodotti gli F-35?

L’aeroporto militare di Cameri, a due passi da Novara e Varese, diventerà il centro di collaudo di tutti i velivoli che verranno prodotti e in futuro aggiornati nello stabilimento di Finmeccanica all’interno della base. Questo significa che per i prossimi decenni i nostri cieli saranno continuamente solcati da questi caccia, che producono un enorme inquinamento ambientale e acustico, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona. Non dimentichiamo che Cameri si trova ai confini del Parco del Ticino. Inoltre, la nascita di uno stabilimento militare di importanza internazionale produrrà un’ulteriore militarizzazione del nostro territorio, su cui già gravano le grandi basi militari di Solbiate Olona e di Bellinzago.

Quando e come è nata la vostra associazione contro gli F-35?

L’adesione iniziale dell’Italia al progetto Joint Strike Fighter risale al 1996 ed è stata successivamente confermata da tutti i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra. Ma la firma definitiva dell’accordo è avvenuta solo nel febbraio 2007, quando il sottosegretario alla Difesa del governo Prodi, Lorenzo Forcieri, ha incontrato a Washington il suo collega statunitense Gordon England. E’ stato allora che diversi gruppi e associazioni locali presenti sul territorio novarese si erano unite in un Coordinamento contro gli F-35′. Nel 2008, con l’adesione di alcuni gruppi lombardi contrari al progetto Joint Strike Fighter, il Coordinamento si è trasformato in L’Assemblea Permanente ‘NO F-35’.

Come mai l’opposizione a questo progetto, vecchio di tredici anni, si fa sentire solo adesso?

Il consenso ‘bipartisan’ di tutto il mondo politico italiano su questo programma di riarmo e il conseguente assoluto silenzio mediatico verso questa faccenda hanno fatto sì che il movimento pacifista non si sia mai mobilitato in merito. Finora abbiamo fatto tutto da soli.

Quali azioni di protesta avete organizzato finora?

Abbiamo informato e sensibilizzato la popolazione locale, interessata dal futuro stabilimento di Cameri, organizzando incontri, manifestazioni, presidi e mettendo in piedi un sito Internet con documenti e notizie, abbiamo scritto lettere e appelli alle autorità locali, nazionali e perfino al presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Ora stiamo organizzando una grande manifestazione di protesta a Novara per martedì 2 giugno: l’appuntamento è alle 15, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione a questa ennesima impresa di morte.

Enrico Piovesana

(Peacereporter)