[Coordinamento Cesak K • 02.03.03] Il Comitato Immigrati in Italia si propone di essere una forma di collegamento stabile tra comitati, associazioni, gruppi, collettivi, singoli/e attivisti/e che esprimono in vario modo lo sforzo multiforme di autorganizzazione per l’affermazione dei diritti, della libertà, della dignità dei cittadini/e immigrati/e in Italia.

COS’E’ E COSA VUOLE IL COMITATO IMMIGRATI IN ITALIA

Presentazione
Il Comitato Immigrati in Italia si propone di essere una forma di collegamento stabile tra comitati, associazioni, gruppi, collettivi, singoli/e attivisti/e che esprimono in vario modo lo sforzo multiforme di autorganizzazione per l’affermazione dei diritti, della libertà, della dignità dei cittadini/e immigrati/e in Italia. La peculiarità della nostra rete sta nel fatto che ne sono promotori e protagonisti attivi immigrati/e provenienti da qualsiasi paese attualmente residenti in Italia. Pensiamo che, perlomeno in questo momento, la forma di lavoro comune della rete sia il più rispondente alla nostra situazione. Infatti, consente di mettere in contatto e di far agire insieme realtà molto diverse tra loro (partecipano al comitato: associazioni a composizione etnica, nazionale o continentale omogenea, associazioni miste, associazioni antirazziste di immigrati e italiani, organismi impegnati su temi specifici, altre con finalità generali, singoli o raggruppamenti, realtà di diverso orientamento politico ecc.) a cui finora è mancato uno spazio di iniziativa comune su scala italiana. Il Comitato Immigrati in Italia si caratterizza perché: 1) Si relaziona attraverso una rete di comunicazione, di collaborazione, di iniziativa comune e di sostegno reciproco tra realtà locali diverse che condividono alcuni principi, obiettivi e metodi, evidenziati più avanti; 2) Chi aderisce al Comitato Immigrati in Italia è libero di partecipare ad altre reti o coordinamenti su scala locale, nazionale o internazionale, e allo stesso tempo si impegna all’estensione della nostra rete e allo sviluppo delle sue attività; 3) Nelle città e nelle regioni dove sono presenti più realtà aderenti al Comitato Immigrati in Italia queste realizzano le forme di coordinamento e lavoro comune a livello locale che ritengono più adeguate alla loro situazione, in uno spirito di collaborazione e solidarietà.
 
I nostri principi
UNITÀ – Siamo stranieri venuti da paesi in guerra, o in grave crisi economica, o dove i tiranni hanno creato un regno a loro piacimento, o arrivati in Italia per altri motivi. Siamo tutti dei lavoratori sfruttati il doppio, molti di noi lavorano senza diritti 12-14 ore al giorno sette giorni su sette. Queste nostre affinità di immigrati – sfruttati – senza diritti creano forti legami e collegamenti e ci spingono a lottare insieme per la difesa dei nostri diritti. SOLIDARIETÀ – Nelle sofferenze, nelle mancanze, nella fame, nelle malattie si vedono gli amici. Noi, a cui tante volte manca la carezza dei genitori, il bacio del nonno, l’abbraccio del fratello e la mano del conoscente, stiamo imparando il vero senso della solidarietà, quella vera, non la carità e ipocrisia. Dobbiamo imparare di più e insegnare a porgere la mano a tutti quelli che soffrono per le ingiustizie del potere e per la mancanza di diritti, e a coloro che lottano per conquistare il meglio per tutti. Gli aderenti al Comitato Immigrati in Italia riconoscono di avere in comune i principi dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani e della solidarietà tra chi è colpito da qualsiasi forma di sfruttamento e di oppressione. Sosteniamo l’opposizione attiva a ogni tipo di razzismo e di discriminazione. Sappiamo che oltre a colpire gli immigrati questi mali colpiscono anche i lavoratori italiani e si esprimono anche all’interno della popolazione immigrata. Noi le vogliamo combattere in qualunque caso. Oltre che da questi principi generali e dagli obiettivi comuni, siamo legati tra noi dalla volontà di sostenerci a vicenda. Il nostro comitato è pluralista: non solo raccoglie persone e realtà con caratteristiche ed idee politiche, convinzioni filosofiche e religiose diverse, ma considera questa molteplicità una forza e basa i rapporti tra noi sulla libera discussione e il rispetto reciproco.Un principio base delle nostre azioni deve essere la solidarietà tra le varie etnie, allo scopo di rompere l’isolamento delle comunità (e anche l’intolleranza che a volte esiste tra cittadini/e immigrati/e), creando una stretta rete di legami umani capace di rispondere attivamente e velocemente agli attacchi quotidiani contro gli/le immigrati/e come le espulsioni, le perquisizioni, i controlli della polizia, i campi lager (CPT) e a tutte le leggi razziste degli stati europei. AUTONOMIA – L’autorganizzazione, o meglio, la creazione delle basi per il protagonismo diretto degli/lle immigrati/e nelle lotte, nella rivendicazione dei diritti di cittadinanza è un passaggio irrinunciabile e strategico per il nostro comitato.
 
Le principali finalità
1) Far riconoscere e valorizzare una nostra identità e capacità di iniziativa, in quanto immigrati/e impegnati: unirci e comunicare più attivamente e regolarmente serve prima di tutto a noi stessi. Le attuali leggi e la mentalità razzista non ci considerano neanche come persone ma solo come braccia da lavoro, quindi senza diritti e senza dignità; la politica ufficiale e i mass media parlano di noi come “fenomeno” o come “problema”; a volte, anche le persone antirazziste rischiano di pensare a noi immigrati come “oggetti” a cui dare assistenza, a cui offrire solidarietà, non a soggetti con cui lavorare da pari. Questo incide anche sulla mentalità di molti di noi e dobbiamo rovesciare questa situazione. L’impegno e l’esperienza che abbiamo accumulato dimostra che possiamo farlo.
2) Mettere in comune le nostre esperienze, i risultati e le difficoltà che incontriamo. Per lottare e organizzarci in ogni realtà abbiamo fatto tanti sforzi, a volte abbiamo commesso errori, ma abbiamo anche inventato forme nuove per associarci e far sentire la nostra voce. Possiamo imparare dalle diverse esperienze, consigliarci a vicenda, mettere a disposizione le informazioni, le competenze e le conoscenze che abbiamo, scambiarci materiali e strumenti di attività utili a tutti. Soprattutto, possiamo confrontare le situazioni in cui vivono gli immigrati nelle varie regioni d’Italia, valutando le caratteristiche comuni e quelle differenti, per definire la strada migliore per ottenere il rispetto dei nostri diritti e della nostra dignità. Lo possiamo fare con una sensibilità e una comprensione dei problemi particolare perché noi siamo immigrati/e, abbiamo vissuto la clandestinità, viviamo sulla nostra pelle la discriminazione, il razzismo, l’ingiustizia.
3) Suscitare un maggiore coinvolgimento e partecipazione attiva dei/delle cittadini/e immigrati/e: si tratta in primo luogo di aiutare a sconfiggere la paura, l’individualismo e la rassegnazione, a volte la convinzione che qui siamo “ospiti” senza il diritto di pretendere nulla; dobbiamo fare un lavoro capillare per fare capire agli immigrati che le mobilitazioni non sono finalizzate solo all’ottenimento del permesso di soggiorno, ma che è giusto e possibile lottare per migliorare tutti gli aspetti della nostra vita qui (dalle condizioni di lavoro al diritto ad abitare in case decenti), dobbiamo mostrare concretamente come unirsi e organizzarsi
4) Promuovere l’autorganizzazione, il libero associazionismo per realizzare concretamente il protagonismo degli/delle cittadini/e immigrati/e. Per autorganizzazione intendiamo la capacità di autodefinirsi, agire e impegnarsi in prima persona senza delegare ad altri la difesa delle nostre esigenze. Elaborare una propria autonomia d’azione che permetta agli immigrati di essere protagonisti del proprio destino. Autorganizzazione non deve però significare una chiusura su se stessi, ma deve accompagnarsi sempre al dialogo e alla collaborazione con le altre realtà che si occupano d’immigrazione e di tutela dei diritti, come ha dimostrato la nostra attività in diversi ambiti. La questione importante è riuscire a parlare direttamente a tutti gli/le immigrati/e per coinvolgerli in prima persona in una battaglia che non si limiti solo alle questioni contingenti, ma che abbia l’orizzonte più ampio dell’affermazione della dignità, della giustizia e della libertà.
5) Ideare, proporre e realizzare attività comuni, campagne e mobilitazioni: è molto importante, tramite la rete che stiamo costruendo, riuscire ad avere sempre più forti iniziative comuni a livello di tutto il paese, realizzate localmente ma coordinate su scala nazionale. Ciò può dare più forza alle nostre rivendicazioni, far crescere la fiducia e il coraggio delle persone che coinvolgiamo, far crescere il movimento degli immigrati. Vogliamo tenere sempre presenti – grazie al contatto diretto e quotidiano che abbiamo – le aspettative, i timori e le necessità dei/delle cittadini/e immigrati/e e cercare di ideare attività e iniziative più rispondenti a queste esigenze. Dobbiamo lavorare affinché le associazioni di immigrati/e acquisiscano sempre più forza e autorevolezza anche nei confronti delle istituzioni e dello stato. In questo senso, il nostro impegno va nella direzione di costruire, con tenacia e senza improvvisazioni, un coordinamento nazionale che sia in grado di battersi per migliorare le condizioni della nostra permanenza in Italia.
6) Contribuire con maggior forza allo sviluppo del movimento contro il razzismo, per l’affermazione dei diritti e della dignità, per la libertà di tutti/e. In Italia, negli ultimi dieci anni, con la crescita dell’immigrazione, si è sviluppato un ampio movimento antirazzista che in certi momenti è riuscito a far sentire con grande forza la propria voce, ma non è bastato ancora per contrastare le leggi sempre più razziste emanate dal parlamento italiano e la diffusione di comportamenti xenofobi, discriminatori e a noi ostili nella società. Per questo, insieme all’autorganizzazione degli immigrati, è importantissimo il rafforzamento del movimento antirazzista tra gli/le italiani/e, perché per cambiare le cose, bisogna cambiare la mentalità della maggioranza.
 
Diversi ma insieme
Riunirci “tra noi” immigrati non significa pensare di agire separatamente dal movimento antirazzista e di solidarietà che vede impegnati/e tanti/e italiani/e. Non si tratta di costruire qualcosa in alternativa alle reti e alle esperienze a cui in molti partecipiamo già (dai social forum ai sindacati, dai movimenti alle associazioni “miste”), ma di fare qualcosa in più. Siamo interessati e disponibili a lavorare e collaborare con tutti coloro che si battono per obiettivi uguali, simili o convergenti ai nostri; per collaborare non pretendiamo che le nostre scelte siano sempre condivise o comprese, l’unica cosa che pretendiamo è il rispetto.
Alcuni attivisti italiani – che, lo abbiamo detto recentemente, sono la parte più bella di quella società che ci ha accolto, rispettato e ha lottato insieme a noi, che ha sostenuto i nostri diritti, le nostre richieste di giustizia, di libertà, di lavoro e di dignità – hanno ancora difficoltà a comprendere la nostra esigenza di avere uno spazio di incontro, di comunicazione e di iniziativa autonomo. Li invitiamo a riflettere. Pensino ad alcune esperienze storiche avvenute nel mondo: le lotte di liberazione degli afroamericani negli Stati Uniti o dei neri sudafricani hanno avuto bisogno di costruire una propria identità (proprio perché era negata dal sistema dei bianchi), di proprie organizzazioni autonome, per combattere il segregazionismo e l’apartheid. Così succede tutt’ora per le popolazioni indigene del centro e sudamerica, in lotta per difendere il proprio diritto all’esistenza e alla dignità. Anche le donne hanno avuto bisogno di confrontarsi e organizzarsi “per conto proprio” per costruire un grande movimento di emancipazione e liberazione delle donne; questo ha poi contribuito all’avanzamento di tutta la società. Ecco, ora, noi immigrati/e sentiamo una necessità simile a quelle sentite dagli afroamericani, dai neri sudafricani, dagli indios americani, dal movimento femminista: essere più forti “tra noi” per lottare meglio per la libertà e i diritti di tutti/e. Ci piace qui ricordare una storica lotta di lavoratori immigrati divenuta un simbolo in tutto il mondo: quella del 1886 a Chicago per conquistare le 8 ore di giornata lavorativa. Lì è nato il primo maggio, come giornata internazionale di lotta di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici. D’altra parte, l’immigrazione (cioè noi e i nostri fratelli e sorelle, compagni/e di viaggio) sta trasformando la composizione sociale e umana della società europea e italiana; sta trasformando anche i suoi movimenti: è necessario inventare anche modi nuovi di confrontarci, di lottare insieme, di fare politica, di costruire solidarietà per una società interetnica e interculturale. Vorremo che il nostro impegno possa essere un contributo positivo all’arricchimento e rafforzamento del movimento antirazzista e alle varie esperienze associative, di movimento e di lotta a cui molti di noi partecipano attivamente.
 
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Promotori e contatti
Coordinamento dei Migranti di Caserta; Coordinamento antirazzista Cesar K (Verona); Gruppo migranti del movimento di lotta per la casa (Firenze); Assoc. Interculturale Todo Cambia (Milano); Associazione Multietnica 2001 (Milano); Forum Sociale di Correggio; Immigrati in movimento (Napoli); Comunità Burkina Faso ARBI (Napoli); JVP (Roma); Associazione Latinoamericana El Condor (Roma); Comunità indiana; Dhuumcatu (Roma); Associazione senegalese (Roma); UAWA (Roma); Comunità Moldava (Roma); SUTKA (Roma); Illiria (Roma); Associazione Filippini (Roma); Forum Associazioni immigrati (Brescia); Coordinamento immigrati CGIL (Brescia); Associazione Latinoamericana di Cremona. Per adesioni, informazioni e comunicazioni: [email protected]