CRISI POLITICA. COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA


Nessuno, o quasi, si aspettava così presto la caduta del governo Prodi e le elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia di Veltroni («Il Partito Democratico, comunque, andrà alle elezioni da solo»), di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.). A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizione di Prodi, ci appare evidente che: in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito, finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro Paese in una vera e propria guerra, in violazione della Costituzione. A Venezia Prodi è il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l’ex sindaco prodiano Paolo Costa. A Vicenza è il sostenitore accanito della base Usa al «Dal Molin» (con gli stessi di sopra, più D’Alema e Rutelli). A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost. In Campania il centrosinistra è la ‘banda degli inceneritori’; così a Brescia, Modena, in Toscana ecc.

E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e Paolo Costa, i rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi, Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra. Non si capisce più niente: «Cos’è la destra, cos’è la sinistra?» cantava Gaber e nessuno sa più rispondergli.

A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su «Come contare di più nelle scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti». Dopo una cinquantina di interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze, eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienze positive, ma anche pesanti delusioni.

Emergeva: 1. la necessità di una svolta che renda più efficace l’ecologismo, a partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali; 2. l’estrema difficoltà a creare, in tempi brevi, qualcosa di più solido negli obiettivi, nei metodi, nell’organizzazione; 3. però, forse, una possibilità di costruire un «programma comune» (alcuni di noi si sono presi l’incarico di farne girare degli spezzoni, una bozza) e un metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi dei partiti / carriere / verticismi ecc.; 4. l’idea di avere un confronto diretto sia con gli «Amici di Beppe Grillo» che con i proponenti la «Lista civica nazionale» (ma questi incontri non si sono più fatti); 5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste civiche (anche) ecologiste nelle città dove quest’anno si andrà alle elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte città, ma le notizie faticano a circolare.

Nel frattempo, nell’area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento, Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema «nonviolenza e politica», mentre il giornale quotidiano telematico «Notizie minime della nonviolenza in cammino» sostiene la necessità che alle prossime elezioni politiche vi sia una presenza di «liste elettorali della sinistra della nonviolenza».

Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettorale pessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa possiamo / dobbiamo fare. La sensazione che finora abbiamo è di una situazione compromessa e non recuperabile nell’immediato, da un punto di vista di un serio movimento ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura un’espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio lavoro a partire dalle realtà locali (comuni, province, regioni) per costruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente, autonomo, che cammini da solo sulle gambe della  nonviolenza, dell’ecologia e del femminismo (l’assenza di rispetto e di riconoscimento di valore è il terreno su cui la violenza e l’esclusione crescono).

Ma, per non stare a lamentarsi, piangere, imprecare, diventare individualisti-qualunquisti, forse è il caso di riaprire con urgenza la discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realtà del più vasto movimento per la nonviolenza e l’ecologia, sia rispondendo a questo articolo tramite mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo, nella sala sindacale dei ferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione (lato piazzale), per verificare se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso (anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno può suggerire a stretto giro di mail.

Michele Boato, Maria Grazia Di Rienzo, Mao Valpiana


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