[di Federica Scuiscio • Luglio 1998] Il 28 giugno scorso Cristina Albicini sarebbe dovuta partire per l'Africa come missionaria laica. Destinazione: Guinea Bissau. Ma la guerra civile iniziata nei primi giorni dello stesso mese (vedasi articolo in prima pagina, ndr.) l'ha obbligata temporaneamente a desistere...

CRISTINA, CON IL CUORE IN AFRICA

Il 28 giugno scorso Cristina Albicini sarebbe dovuta partire per l’Africa come missionaria laica. Destinazione: Guinea Bissau. Ma la guerra civile iniziata nei primi giorni dello stesso mese (vedasi articolo in prima pagina, ndr.) l’ha obbligata temporaneamente a desistere. Cristina è una ragazza di 29 anni, risiede e lavora a San Bonifacio, e ha deciso di lasciare il suo lavoro di impiegata-centralinista in municipio per trasferirsi per due anni a Cafal, città situata nella foresta equatoriale, nel profondo sud della Guinea Bissau. “Città che dista dieci ore dalla capitale Bissau ed è collegata ad essa da una strada precaria” ci spiega. Cresciuta nell’Azione Cattolica (A.C.), ha sempre lavorato attivamente nella sua parrocchia come animatrice, partecipando anche a numerosi campeggi parrocchiali e campi scuola della diocesi di Vicenza. Il primo contatto con la Diocesi di Verona l’ha avuto nell’estate del 1991, partecipando alla Giornata mondiale della gioventù a Czestochowa (Polonia). Tornata, ha tenuto i rapporti con Verona seguendo vari corsi spirituali e campi scuola promossi sempre dall’A.C.; tra i campi ricorda quelli internazionali (Romania, Repubblica Ceca, Ungheria) e in particolare quello tenutosi a Roverè nel 1992. Fu allora che decise di prendersi un periodo di sosta dall’attività parrocchiale perché sentiva il bisogno “di crescere sia umanamente che spiritualmente”. Prese parte alle successive Giornate mondiali della gioventù (Denver, Manila, Parigi) e negli anni intermedi a dei campi in Terra Santa e, due anni fa, in Guinea Bissau. Quest’ultima è stata determinante. Cristina a Bedanda ha vissuto con delle religiose e una volontaria. Ritornata in Italia ha sentito che quella era la sua strada e ha così, di propria iniziativa, cominciato a formarsi per essere pronta a portare avanti un possibile incarico. Nel 1996 ha seguito un corso per volontari in partenza, mentre lo scorso anno è partita, con gli stimmatini, destinazione Costa d’Avorio, presso un ospedale pediatrico. Per Cristina questa è stata l’esperienza del Vangelo vivente: “ho potuto toccare con mano la sofferenza della gente e personale, nel vedermi morire in braccio bambini indifesi”. Qui la giovane sambonifacese ha colto il progetto che Dio ha per la sua vita. La Costa d’Avorio ha confermato ciò che sentiva dentro: tornare in Guinea Bissau. Ora questo suo sogno sta prendendo forma nel “progetto Cafal” attuato da laici, seguito dalla Diocesi scaligera e dal Centro Missionario e coordinato dalla Diocesi di Bissau. Questo progetto si occupa della produzione e gestione del magazzino del riso, della educazione alimentare e sanitaria, della promozione della cultura sulle donne con corsi di taglio e cucito, della alfabetizzazione di adulti e bambini, di un progetto pastorale di prima evangelizzazione partendo concretamente dalla testimonianza dei missionari. Quest’ultimo sempre nel rispetto delle due etnie religiose: animisti e mussulmani. L’obiettivo è di permettere a queste popolazioni di prendere in mano la loro situazione. Come già detto, la guerra ha bloccato il visto d’ingresso (e di uscita). Fino al 15 ottobre resterà quindi sicuramente ancora in Italia. “Occupo il tempo partecipando a corsi per apprendere la lingua e la cultura locale” conclude. Con lei partiranno anche Romeo Cantachin di Albaredo d’Adige, Elena Cantarelli di Sanguinetto e Gabriele Mapelli di Lecco. Arrivederci Cristina!