[GRILLOnews • 06.01.01] La febbre della dollarizzazione sembra essersi impadronita dell'America Latina.

DOLLARI E AMERICA LATINA

Se a dare il via fu l’Argentina, nel 1991, costringendo la divisa nazionale a un cambio alla pari, più recentemente, nel febbraio 200, l’Ecuador ha definitivamente sostituito il sucre con il dollaro, lunedì scorso ha fatto lo stesso il Salvador rinunciando al colon e in maggio ne seguirà l’esempio il Guatemala. Il piccolo Panama lo fece addirittura nel 1904, ma era solo la logica conseguenza di un economia basata interamente sul Canale, controllato (fino allo scorso anno) dagli USA.Il Salvador e il Guatemala, i cui fondamentali economici non sono poi molto diversi da quelli in cui versava l’Equador all’inizio del 2000 – ovvero inflazione alta e sviluppo basso – hanno basato la propria decisione sull’esito che la dollarizzazione ha avuto nel corso di quest’anno nel paese andino. Sembra infatti, ma è tutto da dimostrare, che vi sia stato un recupero del potere d’acquisto, che sia diminuita la disoccupazione, che i tassi d’interessi siano scesi e così anche l’inflazione che, comunque, resta molto alta attorno al 90% . Si stanno peraltro preparando grandi manifestazioni di protesta contro i rincari decisi dal governo.Con speranze analoghe, di attrarre gli investimenti stranieri ed evitare crisi finanziarie e nonostante una forte resistenza dei partiti di opposizione e della popolazione, il parlamento del Salvador ha approvato la Legge d’integrazione monetaria che dal 1° gennaio scorso ha trasformato il dollaro statunitense nella moneta di corso legale nel paese, dando inizio al ritiro dalla circolazione della divisa locale a un cambio di 8,75 colon per un dollaro.In Guatemala si sta discutendo una riforma che consentirà il pagamento dei salari e l’apertura di conti correnti in dollari.In entrambi i casi, tuttavia, sono molti gli analisti che avvertono i pericoli inisiti nella dollarizzazione. I rapidi risultati che una misura così drastica può provocare sono certo attraenti, ma che accadrebbe a economie così piccole e deboli, venendo meno la misura difensiva della svalutazione, in caso di crisi internazionale? Come si ripercuoterà sul Salvador il raffreddamento dell’economia americana, visto che gran parte dei dollari in entrata sono rimesse degli emigranti salvadoregni dagli Usa? Come evitare, in caso di recessione, una fuga di dollari verso economie più stabili? O semplicemente: come reggere, nel lungo periodo, la tensione di una moneta che negli Usa offre tassi d’interesse intorno al 6% ma in Ecuador, per esempio, sono al 20% e in Salvador al 12%?”Il dollaro – ha detto Juan José Daboud, segretario alla presidenza del Salvador e artefice del piano – è arrivato da noi per restare” e ha l’appoggio delle banche e delle grandi imprese, mentre la maggioranza della popolazione è convinta che di questa misura ne beneficeranno solo i ricchi. Per rafforzare i propri argomenti gli analisti critici si richiamano alla precaria situazione dell’Argentina, che grazie alla semi-dollarizzazione ha vissuto alcuni anni d’oro ma oggi, per lo stesso motivo, è di nuovo in difficoltà. La moneta troppo forte ha spinto le importazioni penalizzando l’industria nazionale, il che ha aumentato il deficit commerciale e gonfiato la disoccupazione fino al 30%. Aumentano quindi i poveri, aumenta la delinquenza e di nuovo si vedono davanti ai consolati europei file di persone che vogliono tornare ai paesi dai quali i loro nonni e bisnonni partirono per sfuggire alla povertà!