[di Claudio Marano • 13.04.01] Chi vi scrive, vive in un paese in guerra civile, da ben 8 anni, alla fine di un'ennesima manifestazione di forza, dove i ribelli, gli armati contro il potere sul posto, hanno attaccato la città e i militari li hanno respinti, facendo 15 giorni di guerra nei quartieri nord con morti, oltre 200 i soli civili, distruzioni, fuga di oltre 80 mila persone, ruberie e ingiustizie di ogni genere.

BURUNDI – UNA PASQUA DIVERSA DALLE ALTRE

Centre Jeunes Kamenge, 13/04/2001 – Si combatteva a 250 metri dall’abitazione. Abitazione speciale, che 17 mila giovani usano come luogo di incontro, 1000 – 1500 ogni giorno, giovani di tutte le diversità, diversità etniche, di paese, di religione, sociali, politiche, per testimoniare a tutti che la pace è possibile, che vivere assieme è possibile, che la guerra è inutile e stupida…

Come fare Pasqua in questi momenti? Pasqua è un’esperienza di fede, di speranza, d’amore. Un’esperienza di speranza. Essendo vacanza dalla scuola, abbiamo organizzato un campo di lavoro per dieci giorni, dove giovani di tutti i quartieri vanno a lavorare nel quartiere colpito dall’ultima crisi, per aiutare a pulire strade e cortili, riparare case, ma specialmente incoraggiare la popolazione a riprendere la strada della speranze e della vita.

E’ una testimonianza molto bella, perchè difficile testimoniare tutto questo con atti concreti, sotto gli occhi burberi dei militari e controllati da lontano da estremisti di ogni genere. Altra testimonianza è la preghiera comune, ecumenica, ai piedi della croce, il venerdì santo, mettendo accanto al Cristo, tutti i poveri cristi di questo popolo distrutto dall’odio etnico, dopo quarant’anni di guerre civili, di massacri di ogni genere, abbandonati da tutti, nelle mani dei politici arricchiti, senza alcun scrupolo. Altro momento importante sarà l’eucaristia pasquale per i cattolici, questa volta non il giorno di Pasqua, per permettere ai giovani di fare comunità con le proprie comunità, ma il giorno dopo, il pomeriggio, prima di ripartire. Un momento di gioia freschissima, africana, con canti, musiche e tantissimi. gesti di riconciliazione, di speranza di resurrezione. Un’eucarestia partecipata anche da giovani di altre denominazioni cristiane, da mussulmani.

La festa è un momento comune. E poi la festa, la festa dei quartieri con due grandi concerti e altri momenti similari. Come si riesca a fare della musica e mettere insieme 4/5 mila giovani in tempo di guerra è un po’ assurdo, ma è la realtà. La nostraorchestra canterà e suonerà per tutti i Quartieri Nord, sia sul campo da calcio del Centre Jeunes Kamenge, sia a Kinama, sempre il quartiere colpito dall’ultima crisi. Assieme a cantare, a danzare, a far festa, in attesa della pace, per dire che si è vivi, che ci si incontra, che non si crede che la morte vincerà, che il futuro è sempre là, migliore di quanto ce lo dipingono e ce lo fanno credere, con il sangue di ogni giorno e il boato dei cannoni, sempre presente, sempre lontano, ma a volte cosi vicino, che fa tremare i vetri e i muri di casa. Tutto questo insieme a tantissime attività, tantissimi giovani e ragazze, tantissimi tornei e progetti nei quartieri, sempre per far “rifiorire la speranza”, dove la morte troneggia da troppo tempo. Una Pasqua perchè la pace nel mondo possa rifiorire ogni giorno. (Claudio Marano).


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