07.12.07 – Verona – Mauro Tedeschi presenta il suo nuovo romanzo: «Roccavento»

Venerdì 7 dicembre, alle ore 18.15, presso il Liston 12, in piazza Brà 12 a Verona, Mauro Tedeschi presenterà il suo nuovo romanzo: “Roccavento” (Publika Editrice Verona). Si tratta di un grande affresco del risorgimento nel nord-est italiano dove si descrivono persone disposte a sacrificare la vita per un ideale, oggi desueto, chiamato “Italia”. Il protagonista è un giovane ebreo veronese che cerca nell’indipendenza non solo il riscatto per sé, ma anche una via per l’uguaglianza etnica e religiosa. In un momento nel quale il valore dell’unità nazionale viene offuscato da “processi” e revisioni storiche, anche a Verona, è stato scelto il 7 dicembre, giorno delle prime esecuzioni per impiccagione dei martiri di Belfiore (tra i quali Carlo Montanari, veronese), per raccontare l’altro “Lombardo Veneto” poco “asburgico” e assai “ribelle”. Affiancheranno Mauro Tedeschi nella presentazione Luciano Sterzi, consigliere provinciale del PD e Davide Gatti. Parteciperà Antonio Spadaccino, del Corriere della Sera.

SOGGETTO
Che senso ha oggi affrontare in un romanzo un argomento tanto lontano quale il “Risorgimento Italiano”, mentre il mondo si aggrega in una pangea di terre senza confini economici, immerse in un’offerta indistinta di prodotti e servizi, dove ai diritti umani si può derogare, ma al primato dei soldi assolutamente no?
Roccavento è una delicata storia d’amore di un giovane ebreo veronese. Amore per una donna, amore per un ideale di Nazione che portò a morte “gratuita” migliaia di giovani, spinti solo dal desiderio di libertà. Sono tempi cupi, amici miei, se si smarrisce il senso dello stare insieme. Non si tratta di inseguire un nazionalismo becero, inteso come esaltazione di battaglie sanguinose, deliri di potenti e confini che sono costati milioni di vite umane. Per dirla con Giorgio Gaber nel suo “io non mi sento italiano”, il nostro essere Nazione si identifica in una storia millenaria, in una cultura che ci ha regalato il Rinascimento, nella resistenza al totalitarismo che ha insanguinato il secolo scorso. Abbiamo radici comuni assai più profonde di quanto qualcuno ci vuole far credere.

Il nostro Guido vede nell’Italia una possibilità di riscatto per sé e per la sua gente e si avventura in una storia tortuosa e affascinante, che lo porta nell’estremo nord della Penisola, al fine di assolvere una importante missione di cui egli stesso ignora la natura. Il contatto con un popolo, quello aspro e generoso della Carnia, nel quale finisce per identificarsi, l’amicizia, i rischi mortali, il feroce confronto con il nemico invasore pervadono una vicenda tutta da leggere. Senza Terese però, l’architrave stessa del racconto, la storia perderebbe tutto il suo fascino. Terese, l’austriaca, Terese tormento e sogno inappagato, che lo aspetta oltre i confini, oltre le contrapposizioni, oltre la morte stessa.

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