F-35, UN AEREO DA PERDERE


Se in uno dei prossimi anni sentiremo un rumore fortissimo, senza “vedere” niente, si sarà trattato probabilmente del passaggio in cielo di uno dei primi 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter, Jsf, supersonici e invisibili ai radar (classe Stealth) acquistati felicemente dal ministero della difesa italiano a un prezzo che potrebbe raggiungere perfino 150 milioni di euro. 150 milioni è il prezzo non di tutti gli invisibili (e assordanti) velivoli insieme, ma di uno soltanto, se corredato di tutti gli optional previsti in catalogo e di altri, fuori catalogo e ancora misteriosissimi, ma voluti fortemente da generali e intermediari di ogni risma e grado. Stiamo in effetti comprando, noi italiani, 131 cacciabombardieri che costeranno non meno di 13 miliardi secondo la cautissima valutazione emersa dalla conferenza stampa di Massimo Paolicelli di «Controllarmi» e Giulio Marcon di «Sbilanciamoci», che si è svolta alla Fondazione Basso, nel bel mezzo tra Camera e Senato.

É interessante la location. Camera e Senato hanno infatti molto sbrigativamente dato nelle commissioni apposite il via libera al governo per i prossimi passi. La fragile opposizione del Pd non ha votato. Avrebbe voluto discuterne con imprese e sindacati, senza dire di no. In effetti la storia del Jsf dimostra che il parlamento italiano è piuttosto compatto, quando si tratta di legarsi mani e piedi al Pentagono e alla Lockheed. Il primo progetto è del ministro della difesa di Romano Prodi, Beniamino Andreatta, nel 1996; il primo impegno, memorandum of agreement, è del governo D’Alema, l’antivigilia di Natale del 1998. E D’Alema aveva in quegli anni una certa propensione per i bombardieri… Il progetto è poi confermato due volte, nel 2002 e 2004 dal governo Berlusconi e infine ripreso in mano dal successivo governo Prodi nel gennaio del 2007 con uno stanziamento di 903 milioni di dollari.

Senza sventolare l’articolo 11 della nostra Costituzione («l’Italia ripudia la guerra»), è paradossale che anche il ministero italiano detto della Difesa, comperi mortali aerei d’attacco. Ma del resto anche il Pentagono si chiama Dipartimento della difesa. Il contratto che verrà completato, definitivamente, a fine anno, impegna l’Italia in armi fino al 2026. Si tratta come sempre in questi casi di un progetto costosissimo ma dai costi ambigui e crescenti, resi anche più oscuri per il segreto imperante. L’eventuale nemico contro il quale ci si arma tanto pesantemente, deve essere tenuto all’oscuro di ogni diavoleria militare che quindi nessuno, alleato compreso, deve conoscere. La Lockheed si è impegnata a costruire 3.500 aerei di cui 700 acquistati da aviazioni alleate agli Usa. Ci sono alleati di primo – Regno Unito -, secondo – noi – e terz’ordine. Noi italici, siamo in classe business, cioé in seconda, assai cara, ma senza gloria.

Il costruttore, in una con il Pentagono, ottiene tre vantaggi: ripartisce gli altissimi costi dei prototipi, caricandoli sulle spalle degli alleati. Per ora ha volato solo un Jsf, qualche anno fa; prima di andare in produzione devono esserne messi a punto una quindicina, uno dopo l’altro. Inoltre Lockheed scompagina, da un punto di vista industriale e insieme strategico, la filiera del caccia europeo, l’Eurofighter, prodotto da Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. E in effetti l’aviazione italiana che ne doveva comprare una seconda fetta di 46 ne comprerà solo 21. C’è poi un terzo aspetto, anch’esso messo in evidenza da Paolicelli. Il Pentagono tratterrà per sé ogni evoluzione dell’aereo, «i codici sorgenti che permettono di modificare gli aeroplani o integrarne gli armamenti».

Tanto per fare un esempio, non saremo in grado di fare riparazioni, inevitabili nel corso di due decenni. Per cui le aviazioni militari di classi inferiori, compreranno, pagando caro, ma dovranno sempre dipendere dall’alleato, ciò che forse non è sempre e comunque rassicurante. Gli esperti hanno anche insistito su un altro punto. Questi aerei probabilmente non voleranno mai, perché i tagli al ministero della difesa, attuali e previsti, non daranno neppure modo di comperare il carburante.

Soldi buttati, dunque. Tra l’altro Lockheed ha una cattiva fama in Italia, per via di un misteriosissimo Anthelope Cobbler che trenta e più anni fa era il nome in codice di un esponente democristiano che aveva accettato tangenti dalla casa americana per comprarne aerei (che ironia della sorte! svolgono ancora un onorato servizio)…

UNA LETTERA AL GOVERNO



«Sbilanciamoci» e «Controllarmi» hanno anche proposto di inviare una lettera al Governo italiano. Chiunque lo può fare. Ecco il modello:

Caro Governo, considerato che:

1) siamo in un momento di grave crisi economica e finanziaria che colpisce le famiglie e i lavoratori, cosa che richiede massicci interventi contro la povertà e la disoccupazione;

2) è necessario trovare risorse economiche in tempi rapidi per la ricostruzione dell’Abruzzo;

3) un solo cacciabombardiere costa come 300 asili nido o come l’indennità annuale di disoccupazione per 15.000 precari;

4) l’art. 11 della Costituzione ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;

accogliendo le proposte della «Rete italiana per il disarmo« e della campagna «Sbilanciamoci», chiedo al Governo italiano di bloccare la costruzione dei cacciabombardieri Jsf (F-35) e di utilizzare le risorse stanziate – pari a circa 13 miliardi di euro – per finanziare ad esempio: la ricostruzione in Abruzzo; la produzione di 8 milioni di pannelli solari per l’energia pulita; la messa in sicurezza delle scuole italiane; un assegno di disoccupazione per tutti i precari che perdono il posto di lavoro.

Fonte: «La nonviolenza è in cammino». Notizia tratta dal quotidiano «il manifesto» del 20 maggio 2009