[GRILLOnews • 18.01.04] «Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana, è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità». E’ solo il primo articolo di una legge che, complessivamente, più che regolare vieta. L’articolo della legge sulla fecondazione assistita, il cui testo è  all’esame in questi giorni alla Camera per l’approvazione definitiva, impedisce la fecondazione eterologa e la diagnosi dell’embrione da impiantare...

FECONDAZIONE: UNA LEGGE STERILE PER UNO STATO STERILE DI LAICITA’

«Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana, è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità». E’ solo il primo articolo di una legge che, complessivamente, più che regolare vieta. L’articolo della legge sulla fecondazione assistita, il cui testo è  all’esame in questi giorni alla Camera per l’approvazione definitiva, impedisce la fecondazione eterologa e la diagnosi dell’embrione da impiantare.
Prima di lasciarvi alla lettura di due commenti in proposito, apparsi il 4 dicembre su “la Repubblica” e “Corriere della Sera”, riportiamo il testo della lettera dell’onorevole veronese Tiziana Valpiana (PRC) giunta in redazione nei giorni scorsi e l’«Appello proposto dalle parlamentari dei D.S., Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani per la manifestazione del 24 gennaio». Sabato 24 gennaio, infatti, si terrà a Roma una manifestazione promossa da un gruppo di deputate mentre martedì 20 gennaio avrà luogo a Vicenza un dibattito sulla Legge che vedrà la presenza del Prof. CARLO FLAMIGNI, professore ordinario di ginecologia e ostetricia presso l’Università di Bologna. Infine vi segnaliamo la posizione in merito alla questione del il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, giunto anch’esso alla nostra attenzione.

[GRILLOnews] 

LA LETTERA DELL’ON. TIZIANA VALPIANA (PRC)
 
Care amiche e compagne, cari amici e compagni, come sapete è stata approvata dal Senato in seconda lettura la proposta di legge sulla Procreazione (nel suo delirio di onnipotenza il legislatore pensa di poter normare addirittura “la procreazione”) medicalmente assistita, che da domani prosegue il proprio iter alla Camera per l’approvazione definitiva in terza e ultima lettura.Una legge oscurantista e anticostituzionale che chiama ciascuna e ciascuno a pronunciarsi contro la pesante intrusione dello Stato nelle nostre vite e nelle nostre scelte, la negazione dello Stato laico e dei diritti delle donne. Una legge fondamentalista e proibizionista, che discrimina l’accesso ad una prestazione sanitaria in base allo stato civile, che riconosce la soggettività giuridica del “concepito” (prefigurando l’attacco alla 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza); che impedisce l’inseminazione eterologa, impone alla donna successive stimolazioni ovariche, con gravi danni per la sua salute e l’impianto immediato anche di embrioni portatori di anomalie genetiche, con conseguenze inimmaginabili.
Scienziate e scienziati, medici, parlamentari, donne e uomini non disposti a rinunciare ai valori della democrazia, alla laicità dello Stato e, soprattutto, donne non disposte a essere trattate come contenitori biologici si sono fino ad oggi inutilmente pronunciati: ora è il momento di organizzare una grande campagna di informazione e lotta per bloccare per quanto ancora possibile l’iter e, comunque, arrivare poi all’abrogazione di una tale legge.
In questi anni, assieme alle altre parlamentari e a molti parlamentari uomini dell’opposizione (e ad alcuni pochi della maggioranza), ho cercato con ogni strumento parlamentare di oppormi alla logica sottesa a questa proposta, ma ora ritengo indispensabile aprire la più vasta discussione per costruire un percorso possibile a partire dalla manifestazione nazionale proposta dalle parlamentari contrarie alla legge a Roma il 24 gennaio dalle 10,30 alle 14,30 presso il Teatro Capranica, in Piazza Capranica.
Invio l’appello che chiediamo di sottoscrivere e diffondere, segnalando la propria disponibilità a me o agli altri nominativi in calce.
Salviamoci!  
 
Appello proposto dalle parlamentari dei D.S., Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani per la manifestazione del 24 gennaio
 
La legge sulla fecondazione assistita, recentemente approvata dal Senato, fa del male alle donne e le offende. Impedisce a tanti bambine/i di nascere, invade una sfera di decisioni nella quale lo Stato non deve entrare, non tutela la salute riproduttiva. Una legge crudelmente punitiva nei confronti di chi desidera un figlio. Lede la libertà delle donne, la laicità dello Stato, i diritti individuali. Rimette in discussione l’autodeterminazione femminile sancita nella legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Imbriglia la scienza, umilia la professionalità medica togliendo la speranza a tante persone che fanno i conti con gravi patologie genetiche.
 
Noi crediamo che questa legge vada cancellata e ci adopereremo in ogni modo per questo, senza escludere che il popolo italiano possa pronunciarsi con un referendum su una legge invadente e proibizionista, quanto nessun’altra in Europa.
 
Noi vogliamo contribuire ad estendere e tenere viva una rete di mobilitazione nella società, con il mondo della cultura e della scienza, per fare vincere i valori di laicità e di responsabilità individuale che continuano a crescere fra le italiane e gli italiani – credenti e con credenti – a partire dalla grande stagione di conquista dei diritti civili.
 
Incontriamoci a Roma il 24 gennaio per una manifestazione che si svolgerà a partire dalle ore 10,30 fino alle ore 14,30 presso il Teatro Capranica, sito in Piazza Capranica.
 
Invitiamo tutte/i coloro che credono che fare un figlio sia una scelta di libertà e di responsabilità personale ad unirsi per raggiungere un risultato di civiltà.
 
KATIA ZANOTTI, MARGHERITA COLUCCINI, FULVIA BANDOLI, MARIA TERESA AMICI, PAOLA MARIANI, LUANA ZANELLA, BARBARA POLLASTRINI, GLORIA BUFFO, GRAZIA LABATE, GABRIELLA PISTONE, TITTI DE SIMONE, TIZIANA VALPIANA, ELETTRA DEIANA, BEATRICE MAGNOLFI, ALBERTA DE SIMONE, LALLA TRUPIA, GIOVANNA MELANDRI, GIOVANNA GRIGNAFFINI, ROSA OTTONE, FRANCA CHIAROMONTE, ELENA MONTECCHI, ROBERTA PINOTTI, LAURA CIMA, SILVANA DAMERI, SILVANA PISA, CARMEN MOTTA, ELENA CORDONI, OLGA D’ANTONA, RAFFAELLA MARIANI, MARISA ABBONDANZIERI, PIERA CAPITELLI, ALBA SASSO.
 
PER CONTATTI
On. Lalla Trupia [email protected] (DS)
Titti De Simone [email protected] (PRC)
Per Verona e il Veneto potete fare anche riferimento all’on. Valpiana  [email protected] anche il suo incarico all’interno del coordinamento delle parlamentari riguarda il rapporto con l’associazionismo femminile
 

20 GENNAIO, A VICENZA, INCONTRO CON IL PROF. CARLO FLAMIGNI
 
Il Parlamento Italiano si appresta a varare una nuova Legge sulla PROCREAZIONE ASSISTITA. Questa Legge provocherà: una pesante intromissione nel desiderio di maternità e paternità delle coppie; un intervento illegittimo e violento sul corpo delle donne; un attacco alla laicità dello Stato. Contro questa regressione culturale, che nega anni di battaglie e di conquiste delle donne del nostro Paese, si sta organizzando una MANIFESTAZIONE A ROMA IL 24  Gennaio prossimo. Per approfondire tutti gli aspetti di questa Legge, per discuterne insieme, per preparare la  partecipazione alla manifestazione è stato invitato a Vicenza il Prof. CARLO FLAMIGNI, professore ordinario di ginecologia e ostetricia presso l’Università di Bologna, componente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Appuntamento MARTEDI’ 20 GENNAIO alle ore 20,30 presso la Camera di Commercio di Vicenza (Corso Fogazzaro). Invitiamo tutti, uomini e donne, a partecipare. (UN GRUPPO DI DONNE VICENTINE).

RASSEGNA STAMPA

Il fronte oscurantista

di MIRIAM MAFAI (la Repubblica • 04.12.03)

QUALCUNO ha scritto una volta che noi italiani sappiamo benissimo come dovremmo essere, ma non come siamo. Secondo alcuni, noi siamo ancora divisi in modo furibondo tra guelfi e ghibellini sempre pronti a una guerra di religione. Secondo altri, sarebbe tipica del nostro carattere nazionale la tendenza all’accomodamento, al compromesso. Mi è venuta in mente questa citazione leggendo la lettera con cui Piero Fassino rispondeva ieri ai radicali che gli avevano chiesto un serio impegno per la modifica della legge sulla fecondazione assistita in via di approvazione al Senato.

Una lettera nella quale il segretario del Ds ricorda, appunto, “decenni di contrapposizione tra guelfi e ghibellini sui temi etici che riguardano la vita e la morte, la famiglia e la sessualità” e l’impegno attuale della sinistra “di ricercare soluzioni largamente condivise, rispettose del pluralismo etico che contraddistingue positivamente la società italiana”.

Niente da obiettare, naturalmente. Ma non si può dimenticare che a suo tempo, in quei decenni che Fassino descrive di feroce contrapposizione tra guelfi e ghibellini, i laici riuscirono a far approvare dal Parlamento italiano la legge sul divorzio, e poi quella sull’aborto successivamente confermate da referendum. Segno, per le meno, che già trent’anni fa il nostro paese era più laico, più moderno di quanto molti allora pensassero. E oggi, com’è il nostro paese? Secondo l’anagrafe, i cattolici sfiorano in Italia il 98%, ma, secondo un recente sondaggio quelli impegnati, che ci tengono a comportarsi come tali, non superano l’8%. Oggi solo il 12% dichiara di confessarsi almeno una volta al mese, la maggioranza dichiara con bella disinvoltura di non credere all’esistenza dell’inferno e del paradiso, e che dopotutto “c’è qualcosa di vero in tutte le religioni; l’una vale l’altra”.

E, allora, diciamo la verità, quando i laici, e in primo luogo i Ds, esprimono la preoccupazione di non “offendere” con le loro posizioni i cattolici, non è tanto ai cattolici della porta accanto che pensano, ma alle gerarchie che, dopo la fine della Democrazia Cristiana, hanno cercato e trovato una sponda disponibile in tutti i partiti presenti sulla scena politica, e in virtù di questa trasversalità intendono (e spesso riescono) a far prevalere le loro posizioni.

E infatti. La legge sulla fecondazione assistita arrivata al Senato blindata nel testo già licenziato dall’aula, e che alcuni esponenti della maggioranza (tra cui Rossana Boldi della Lega Nord e Antonio del Pennino del Gruppo misto) dichiarano “inaccettabile sul piano del diritto, della scienza e della deontologia professionale”, potrebbe essere approvata anche grazie al concorso di una parte almeno dei voti del centrosinistra (cattolici dei Ds e della Margherita). Della legge abbiamo già ripetutamente parlato. Se approvata non solo comporterà un danno ed una sofferenza per le donne costrette a ricorrere a questa pratica, ma suonerà come una offesa per i tanti medici, ginecologi, scienziati che hanno espresso in molti modi la loro critica ed opposizione ad alcune di quelle norme, ispirate a un pregiudizio di carattere ideologico. Non solo infatti viene vietata, per volontà della Pontificia Accademia per la Vita, la fecondazione eterologa, già oggi notevolmente diffusa in Italia e di cui nessuno ha dimostrato il pericolo o il danno, né per le coppie che vi ricorrono né per i bambini che in questo modo, a migliaia, sono già venuti al mondo e godono di ottima salute. Ma viene persino vietata, nel caso di coppie affette o portatrici di malattie genetiche, la diagnosi preimpianto degli embrioni, cui oggi si fa normalmente ricorso. Gli embrioni dunque dovranno essere tutti introdotti nell’utero della madre, anche quando uno di essi sia affetto da una grave malattia o malformazione. In teoria questa povera madre potrebbe sempre abortire, utilizzando, finché sarà in vigore, la legge 194, ma nessuno che sia dotato di comune buon senso può considerare eticamente e giuridicamente lecito abortire un feto di alcune settimane e insieme considerare un reato la soppressione di un embrione non ancora impiantato nell’utero della madre.

Una legge oscurantista, pericolosa, offensiva della dignità della donna e della sua libertà, ma che risponde alle richieste delle autorità cattoliche, del cardinal Sodano, del cardinal Ruini e della Conferenza episcopale italiana. Una legge che, se approvata in questi termini, rappresenterà un serio vulnus alla laicità del nostro Stato, perché, lo Stato laico non è soltanto quello che riconosce ai suoi cittadini “piena libertà di coscienza e di culto” ma quello che è in grado di legiferare in modo autonomo, non secondo il dettato della Chiesa e delle sue gerarchie, ma secondo il principio che vuole tutti i suoi cittadini liberi di scegliere ed adottare comportamenti e modi di vita che ritengano giusti, purché non ledano, come ovvio, i diritti di altri. “Contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti di cattolici”, ricordava il cattolico Pietro Scoppola “è legittimo e doveroso, ma non è la stessa cosa che esigere, come condizione di legittimità morale della legge una piena identità”. E infatti possono darsi, e si danno quotidianamente, comportamenti individuali che la Chiesa considera “peccato”, ma che per la legge non sono “reato”. Oggi, con questa legge avviene il contrario: ciò che la Chiesa considera “peccato” (sia nel caso della fecondazione eterologa, sia nel caso della selezione degli embrioni) diventa, per il nostro Stato, “reato”. Nemmeno la cattolicissima Spagna è giunta a tanto.

Ora, se questo si verificherà, lo dovremo, come abbiamo già detto, non solo alla maggioranza uscita dalle ultime elezioni, ma anche alle timidezze del centrosinistra o meglio di una parte del centro sinistra che si accinge a votarla. L’esito di questo voto non potrà non avere conseguenze all’interno dell’Ulivo e, in particolare, tra quei partiti dell’Ulivo che intendono presentarsi uniti alle prossime elezioni europee e dar vita, in prospettiva, a un unico partito “riformista” o “riformatore”. È diritto di ogni elettore infatti, nel momento del voto, sapere da ogni candidato quale sarà la sua posizione nel Parlamento europeo quando in quella sede si dovesse decidere a proposito (che so io?) dello statuto delle coppie omosessuali, o della utilizzazione a fini terapeutici delle cellule degli embrioni sovrannumerari, o, ancora, di fecondazione eterologa. Nella chiarezza, e in piena responsabilità, ognuno potrà fare le sue scelte. E decidere se schierarsi a favore delle richieste della Chiesa Cattolica o a favore delle donne e della ricerca scientifica. Siamo a uno snodo politico che, da laico, io ritengo di grande importanza. 

 
Non isoliamoci dall’Europa

di PIERO OSTELLINO (Corriere della Sera • 04.12.03)

La preoccupazione dei cattolici, che attraversa i due schieramenti, per le implicazioni morali e sociali della legge sulla fecondazione assistita in discussione al Senato, è moralmente comprensibile e socialmente legittima. Che una materia tanto delicata debba essere regolamentata è fuor di dubbio. Ma è anche politicamente poco condivisibile che se ne voglia fare la legge più restrittiva in Europa. La preoccupazione, sotto il profilo morale, è comprensibile per l’ovvia ragione che la Chiesa cattolica riconosce solo un tipo di fecondazione, quella «naturale», e perché, di conseguenza, a un credente non resta che adeguarsi.

È legittima, sotto il profilo sociale, per un elementare senso di responsabilità, al quale il legislatore non può certo sottrarsi in nome di un astratto principio di libertà, di fronte alle implicazioni «civili» della questione: la possibilità, ancorché remota, di incesto fra nati grazie alla fecondazione di donne diverse con lo stesso tipo di seme «esterno» alla coppia; la necessità di tutelare il minore; il pericolo di «commercio» di semi e ovuli in una condizione di mercato selvaggio.

È invece improponibile, sotto il profilo politico, condizionare la libertà di scelta dei cittadini più di quanto già non facciano le legislazioni degli altri Paesi europei per almeno due ragioni. La prima: perché si ridurrebbe l’Italia a una sorta di «isola proibizionista» in un panorama di «permissività responsabile». La seconda: perché, quel che è peggio, penalizzerebbe solo chi, per difficoltà economiche, non fosse in grado di recarsi in uno dei Paesi più tolleranti e aggirare la legge.

Tradurre i principi morali della religione – che dovrebbero riguardare solo la coscienza individuale – in diritto pubblico è sempre pericoloso per la salute della democrazia liberale, sia perché riduce la libertà di scelta del non credente; sia perché mortifica persino il pieno esercizio del libero arbitrio da parte del credente. Non si tratta, come si vede, di riesumare l’anacronistica contrapposizione fra laici e clericali.

Ma solo di riflettere sulla natura di uno Stato che voglia dirsi liberale. Da un lato, quello cattolico, si tratta di comprendere l’umanissimo desiderio di maternità (o di paternità) da parte di chi non può procreare per ragioni naturali e, quindi, di non mortificarne il soddisfacimento. Dall’altro lato, quello laico, si tratta di comprendere che l’opposizione (cattolica e no) all’estensione della fecondazione assistita ai «singoli» o alle coppie omosessuali è certamente, sotto il profilo teorico, una limitazione alla libertà individuale, ma non è neppure del tutto irragionevole. Un po’ di buonsenso e un più forte spirito pragmatico, da entrambe le parti, forse, non guasterebbero.

TAVOLA VALDESE 
SULLA LEGGE RELATIVA ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
 
La Commissione per la bioetica della Tavola Valdese (organo esecutivo del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste) riunita a Torino il 13 dicembre 2003, dopo la recente approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita, ha espresso con il seguente documento alcune riflessioni e perplessità in merito.
 
La Commissione per la bioetica della Tavola Valdese osserva:
che la legge appena approvata sulla procreazione medicalmente assistita è destinata a deludere proprio le attese delle persone interessate ad una razionale disciplina dei metodi e delle tecniche utili a soddisfare la naturale esigenza di filiazione; che non è eticamente accettabile la completa subordinazione delle aspettative delle persone ad astratti diritti di un organismo vitale che ancora persona non è (come avviene attraverso il divieto di creare un numero di embrioni superiori a tre e con l’obbligo di un unico e contemporaneo impianto); che in aperta contraddizione con la vocazione antiabortista dei promotori la legge costringe la donna a ricorrere a pratiche abortive nel caso di patologie che colpiscono l’embrione; che la legge favorirà quei cittadini che per soddisfare comunque il loro desiderio di genitorialità si potranno permettere costosi viaggi all’estero; che la legge, anziché disciplinare il contributo della medicina nell’assistere le persone infertili o impossibilitate a riprodursi, impedisce drasticamente – in nome di astratte ispirazioni ideologiche e religiose – l’esperienza della filiazione al di fuori del matrimonio e della convivenza (in modo particolare vietando l’uso a fini procreativi di gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente); che la legge, anziché promuovere l’accesso responsabile a strutture adeguate, colpevolizza il desiderio di genitorialità al di fuori dei rigidi limiti imposti con lo strumento della sanzione diffondendo così l’idea della sterilità e dell’infertilità come destino e non come malattia da prevenire, curare e superare; che, come abbiamo sommessamente indicato con un messaggio ai gruppi parlamentari nel corso della precedente legislatura, uno stato laico e pluralista non può farsi paladino di una concezione etico-religiosa della vita e del concepimento in contrapposizione ad altre; che, infine, solo con una legge “minima” un’attenta individuazione del livello di protezione dovuto all’embrione (attraverso, ad esempio, il divieto di pratiche di clonazione a fini procreativi) può contemperarsi con il bene primario della salute degli individui e, in particolare, della donna che sarà danneggiata dall’obbligo di sottoporsi a multiple e dolorose stimolazioni ovariche per ogni impianto embrionale.
Per questo siamo disponibili ad offrire il nostro contributo per il cambiamento o l’eventuale abrogazione delle norme che rappresentano un’aperta violazione dei diritti alla salute e alla libertà delle persone. (Commissione per la bioetica della Tavola Valdese: [email protected]) – dicembre 2003.