FIN O MECCANICA?

[Francesco Vignarca – 20.01.2011] Credito di 2,4 miliardi di euro dalle banche italiane ed estere: ecco i nomi di chi finanzia il colosso armiero italiano. «É inutile che si cerchi ancora di raccontare il contrario: ormai in Finmeccanica la ‘FIN’ – cioè la parte finanziaria – conta molti di più della ‘MECCANICA’. L’anima industriale si è persa e sono differenti le logiche che muovono la strategia di questo colosso». L’affermazione perentoria arriva da una fonte più che autorevole: il generale a riposo Fabio Mini, già comandante della forza internazionale KFOR in Kosovo e tra i maggiori analisti di questioni militari. «E tra gli interessi e vantaggi che il loro giro di affari miliardario garantisce non vi sono certo quelli per lo Stato, come invece sbandierato spesso ai quattro venti per giustificare appoggi e commesse».

Se è vero infatti che la holding italiana delle armi è controllata (per legge) al 30% dal Ministero del Tesoro che ne sceglie i massimi vertici, l’automatico corollario è che circa il 70% delle azioni è invece disponibile sul mercato ad entità di natura non pubblica. Tra di essi ci sono anche dei privati individui (circa il 23% del pacchetto azionario) ma lo zoccolo duro – il 47% restante delle azioni – è composto dai cosiddetti investitori “istituzionali” (fondi, banche, operatori di borsa) che solo per il 12,7% sono italiani. La maggioranza di essi proviene invece dal Nord America, da Regno Unito e Irlanda e poi dal resto d’Europa: quali interessi “nazionali” possono avere o cercare di difendere? [leggi l’articolo]

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