[Mao Valpiana (Azione Nonviolenta) • 01.04.04] Lo scenario è sempre più cupo. In un mese è successo di tutto: il tragico attentato con 200 morti sui treni di  Madrid, rivendicato da al-Qaida che minaccia un'offensiva generale contro l'America e i suoi alleati; l'aumento del terrorismo in Iraq e poi l'uccisione da parte dell'esercito di Israele dello sceicco Yassin, leader di Hamas, organizzazione mandante dei kamikaze, che rischia di innescare una progressione di violenza e vendetta senza via d'uscita.  Da una parte e dall'altra prevalgono le fazioni più dure, più fondamentaliste, più violente. I segnali di pacificazione, di comprensione, di dialogo, sono sempre più deboli...

GUERRA E TERRORISMO, “SIAMO TUTTI COMPLICI”

Lo scenario è sempre più cupo. In un mese è successo di tutto: il tragico attentato con 200 morti sui treni di  Madrid, rivendicato da al-Qaida che minaccia un’offensiva generale contro l’America e i suoi alleati; l’aumento del terrorismo in Iraq e poi l’uccisione da parte dell’esercito di Israele dello sceicco Yassin, leader di Hamas, organizzazione mandante dei kamikaze, che rischia di innescare una progressione di violenza e vendetta senza via d’uscita.  Da una parte e dall’altra prevalgono le fazioni più dure, più fondamentaliste, più violente. I segnali di pacificazione, di comprensione, di dialogo, sono sempre più deboli.

Guerra e terrorismo si avvinghiano in una spirale unica. Come spezzarla? A volte, per cercare risposte a domande che inquietano, vado a sfogliare le vecchie annate della nostra rivista (Azione Nonviolenta (N.d.R.), perché so che è sempre una miniera di idee ed ispirazioni, e che i fatti che ci interrogano oggi, sono gli stessi che ieri hanno interrogato i nostri predecessori. Così sono andato a rileggere l’editoriale del numero di novembre-dicembre 1969, a firma Pietro Pinna, dal titolo significativo “Siamo tutti complici”. Si riferiva alla guerra del Vietnam, alle stragi di civili, alla guerriglia. Basterebbe sostituire Iraq a Vietnam e potrebbe essere stato scritto oggi. Non c’è nulla da aggiungere. Per questo ne riproduco dei brani, così come sono.

«La discriminante da porre, la denuncia da elevare, il crimine da esecrare è pertanto la guerra in sé, l’idea dello spargimento di sangue, l’accettazione della violenza “a fin di bene”. Perché in questa accettazione sta il principio di tutto: “il resto è commento” (un pietoso interminabile commento: gli aerei sulle Torri Gemelle, gli attentati a Casablanca, gli uomini bomba che esplodono in Israele, l’abbattimento delle case palestinesi, le violenze in Pakistan, in Afganistan, in Iraq, gli attentati di Madrid -NdR). Il tutto viene da questo inizio, la breccia nell’argine: poi l’acqua una volta straripata copre indifferentemente “il sasso e il volto del bambino”, e non le si può far carico della sua troppa irruenza gelida e limacciosa. Tal mostro è la guerra che, una volta evocato, è impossibile imprigionarlo.

(…) La coerenza, la lucidità vorrebbero dunque che lo “sgomento e repulsione” delle crudeltà particolari della guerra e delle azioni violente in genere, dei “barbari assassini” che ne possono sortire, venissero indirizzati in blocco alla guerra e alla violenza per sé prese, mai da usarsi per nessuna ragione. (…) Siamo seriamente contro la violenza “da qualunque parte  provenga”, e siamo contro ogni forma di essa? Diamo mano allora sul serio ad eliminare tutto l’enorme capitale di violenza “ammantata di legalità”, di chi sfrutta ed opprime impunemente sotto l’egida del diritto, fino alla violenza di chi usando del pressoché  assoluto monopolio degli organi di comunicazione di massa, manipolando notizie e giudizi fa opera di corruzione, eccita all’odio e alle soluzioni di forza (…) Troppo bene sappiamo che non sarà per amore di coerenza e di ragioni razionali che l’uomo correggerà la sua tradizionale mentalità e atteggiamento nei riguardi della violenza, anche se oggi essi ci stanno portando all’orlo della follia suicida.

Ammessa e concessa la violenza “a fin di bene”, essa sarà sempre “barbara” se usata dagli altri, lecita e nobile per noi. Non ci si accusi per questo di mancare di sufficiente discernimento storico a distinguere violenza da violenza, quella dei fascisti e dei partigiani, degli americani e dei terroristi (NdR), degli oppressori e degli oppressi. Ma oggi s’impone un atto di scelta -che è quindi un fatto morale, che va oltre mere ragioni di logica e di utilità-: il ripudio alfine in assoluto della violenza e della guerra. Questa è la vera scelta democratica e civile in un mondo ormai unito qual è il nostro (…) E’ all’idea generale della violenza a fin di bene che dobbiamo alfine applicare il giudizio di “barbara”, altrimenti mai usciremo neppure dal particolare “barbaro assassinio”. Ciò riguarda quindi non solo chi della violenza buona o cattiva si fa diretto esecutore, ma tutti noi che, conservandone l’idea,  ne conserviamo la radice, in noi e negli altri. Tolta questa mentalità, apertici al vero concetto della nonviolenza (che è attivo interesse per tutti) ci saremo negati alla più macroscopica barbara oppressione che col ricorso alle armi viene fatta alla famiglia umana senza discriminazione alcuna.

(…) Negatici alla guerra e capita la vera nonviolenza, avremo anche trovato il modo di dare un effettivo contributo alla vera liberazione dalle altre forme di oppressione, illibertà e ingiustizia (…)».

Dunque, per combattere la ‘barbara violenza’ del terrorismo fondamentalista di oggi, ci opponiamo alla “barbara violenza” della guerra. Questo è il senso profondo del nostro ‘no’ alla presenza di truppe italiane in Iraq. Guerra e terrorismo hanno la stessa radice. Dobbiamo estirparla. Con la nonviolenza.


E’ uscito il numero di Aprile 4/2004 di “AZIONE NONVIOLENTA” rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964; mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

In questo numero:
-Guerra e terrorismo, siamo tutti complici, di Mao Valpiana
-Una politica di prevenzione e di trasformazione nonviolenta dei conflitti: il lungo cammmino dei Corpi Civili di Pace, di Giulia Allegrini
-Militari americani obiettano, soldati italiani disobbediscono. Gli eserciti che combattono in Iraq cominciano ad avere dubbi, a cura della Redazione
-Vegetarianesimo, ovvero la nonviolenza nel piatto. La scelta del cibo riguarda il nostro rapporto con la natura, di Marco Baleani
-Nella globalizzazione selvaggia vince la legge del più forte. La via istituzionale alla pace per costruire un governo mondiale, di Angelo Cavagna
ECONOMIA: Aerei invisibili e aziende visibili
CINEMA: Il filo della memoria fra madre e figlia
L’AZIONE: Le biciclettate nonviolente
LILLIPUT: E’ nata la Rete Italiana per il Disarmo
MUSICA: Dall’Ariston di Sanremo all’Ariston di Mantova
STORIA: La riforma ulivista del servizio civile
MOVIMENTO: Conoscere la montagna, conoscere la nonvilenza
CAMPI ESTIVI 2004

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