Come l’uomo non può esistere senza l’alimentazione, che è il fondamento della vita, così la società umana non può esistere senza le fonti energetiche che le forniscono elettricità, calore, possibilità di movimento, ecc. Queste rivestono quindi nelle società un ruolo prioritario. Qual è la politica energetica oggi dominante nel mondo? Quella che punta sopratutto sui combustibili fossili (quali carbone, petrolio e metano) e sul nucleare, contraddistinti da tre caratteristiche inquietanti: forte concentrazione, esauribilità (non rigenerabilità), inquinamento. La concentrazione fisica di queste fonti energetiche in alcuni luoghi del Pianeta ha portato ad una concentrazione del potere economico-politico con conseguente creazione di monopoli e in particolare di reti elettriche centralizzate di grandi dimensioni, il cui funzionamento favorisce le perdite di energia ed è difficilmente controllabile. È sufficiente un guasto o un errore umano per lasciare decine di milioni di persone senza elettricità. Nel 1965 un blackout negli Stati Uniti colpì 30 milioni di cittadini, blackout che si ripetè negli anni successivi fino a quello dello scorso agosto.
Di simile natura fu il blackout del 28 settembre in Italia, quest’ultimo dovuto ad una interruzione della fornitura di elettricità da parte della Svizzera.
Come si possono evitare tali inconvenienti?
Con un cambio sostanziale della politica energetica, ossia con il passaggio dalla via dura, che utilizza i combustibili fossili e nucleari, alla via dolce che utilizza il solare diretto (vedi i collettori solari per la produzione di calore e i moduli fotovoltaici per la produzione di elettricità) o indiretto (vedi generatori eolici, minicentrali idroelettriche, impianti a biogas e centraline termiche utilizzanti i rifiuti organici). Una scelta questa che permette una vera decentralizzazione e riduzione dei consumi, perchè si tratta di energie equamente distribuite sul nostro Pianeta e quindi disponibili e gestibili efficacemente a livello locale, nelle mani non dei potenti, ma dei popoli. Un errore umano o il malfunzionamento di un piccolo impianto ha un impatto locale molto limitato e sfuma così il pericolo dei mega blackout sopra menzionati.
Sfuma inoltre l’avvento di un secondo tipo di blackout ben più grave, quello permanente, dovuto alla esauribilità delle fonti non rinnovabili nel giro di un secolo o poco più (anche il tanto esaltato nucleare se fosse l’unico combustibile utilizzato terminerebbe nel giro di 50 anni), perchè le fonti di origine solare, rinnovabili, si manterranno intatte finchè esisterà il sole.
Sfuma infine un terzo tipo di blackout, quello della sparizione della vita sul nostro Pianeta, dovuto all’inquinamento intollerabile sempre crescente prodotto dai combustibili fossili e ancor più dai nucleari, in quanto le fonti solari sono assolutamente pulite.
La scusa del loro alto costo è ridicola. Molte fonti solari hanno già oggi costi equivalenti a quelli delle fonti non rinnovabili. Se poi si mettono in conto, come sarebbe doveroso, i costi dovuti ai danni per inquinamento, la scelta dolce risulterebbe decisamente la più vantaggiosa anche dal punto di vista economico. Inoltre la disponibilità delle fonti energetiche solari è di gran lunga superiore alle necessità di ogni singolo Paese e questo vale in particolare per l’Italia. Manca purtroppo la volontà politica perchè si tratta di una scelta ben lontana dalla mentalità di potere del Mondo del neoliberismo. Ma ci sono i popoli! È tempo di svegliarci e di impegnarci a fare politica, a far sentire la nostra voce, non sottovalutando la forza che abbiamo. “Le trincee costruite con gli ideali valgono molto più delle trincee costruite con le pietre”, ossia col potere, disse il pensatore cubano Jose Martì e queste parole si mostrarono e si mostrano vere. (Enrico Turrini)
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