[di Veronica Polin (Università degli Studi di Verona, [email protected]) • 07.12.03] L’80% della popolazione mondiale non ha accesso al credito. A causa del rischio creditizio (non restituzione di un prestito), le istituzioni finanziarie formali non sono disposte a concedere prestiti a soggetti poveri privi di garanzie materiali. Tuttavia senza la disponibilità di credito le persone più bisognose rimangono escluse dalla possibilità di uscire dalla situazione di disagio economico...

IL MICROCREDITO: UNA STRATEGIA PER RIDURRE LA POVERTA’?

L’80% della popolazione mondiale non ha accesso al credito. A causa del rischio creditizio (non restituzione di un prestito), le istituzioni finanziarie formali non sono disposte a concedere prestiti a soggetti poveri privi di garanzie materiali. Tuttavia senza la disponibilità di credito le persone più bisognose rimangono escluse dalla possibilità di uscire dalla situazione di disagio economico.Il microcredito, strumento innovativo sperimentato in Bangladesh agli inizi degli anni settanta, possiede caratteristiche particolari che lo rendono idoneo a finanziare la creazione di piccole attività imprenditoriali, contribuendo in tal modo alla riduzione della povertà, allo sviluppo economico locale e al rafforzamento del ruolo economico e sociale di categorie svantaggiate. La maggior parte delle istituzioni che esercitano il microcredito opera nei paesi in via di sviluppo; è importante sottolineare che negli ultimi anni questo strumento ha cominciato a diffondersi anche nei paesi industrializzati (ad esempio nelle periferie delle città e nelle aree urbane disagiate), nei paesi con economie in transizione e di recente nei paesi usciti da conflitti bellici.In genere il microcredito consiste nell’offerta di prestiti di piccolo importo, da restituire a scadenze molto ravvicinate; la maggiore accessibilità dipende dal fatto che molte istituzioni (ma non tutte) non chiedono garanzie collaterali tradizionali, perché si avvalgono di differenti, ma molto efficaci, meccanismi di incentivazione al rimborso. Talvolta questi crediti sono accompagnati dall’offerta di servizi non finanziari che contribuiscono al successo delle iniziative imprenditoriali (ad esempio, formazione e monitoraggio costante).Secondo i dati del Microcredit Summit Campaign Report nel 2002 i beneficiari dei programmi di microcredito nel mondo sono quasi 68 milioni; di questi il 61,5% si trova in una situazione di povertà estrema, il 48% è rappresentato da donne poverissime e infine l’88% abita in Asia[1].Nonostante il numero di beneficiari del microcredito cresca di anno in anno, la percentuale di persone poverissime raggiunte è ancora molto bassa, pari al 17,7%. Al fine di ampliare la platea dei beneficiari, le principali organizzazioni di microfinanza[2] si sono poste l’ambizioso obiettivo di raggiungere, nel 2005, 100 milioni di famiglie appartenenti alla fascia più povera della popolazione. La principale fonte di finanziamento delle organizzazioni che erogano il microcredito è data dalle donazioni provenienti da programmi di aiuto bilaterale o multilaterale. Alcuni studiosi, e anche la Banca Mondiale, ritengono questa fonte di finanziamento instabile perché legata alle preferenze mutevoli dei donatori e suggeriscono, come condizione necessaria per una permanenza duratura nel mercato, l’indipendenza dalle donazioni. Tuttavia questa indipendenza ha un prezzo “sociale” perché richiederebbe un innalzamento dei tassi di interesse applicati alla clientela, con il rischio di escludere i soggetti, di regola i più poveri, che non sono in grado di pagare elevati tassi. Ad oggi solo poche istituzioni di microfinanza sono in grado di coprire i costi di gestione con le entrate degli interessi, inoltre in base all’evidenza empirica emerge che proprio le organizzazioni maggiormente dipendenti dalle donazioni, e quindi non sostenibili, raggiungono i più disagiati. Dal momento che numerosi studi di valutazione dell’impatto del microcredito hanno riscontrato che l’accesso dei poveri al credito contribuisce a migliorare le loro condizioni di vita, è importante che le istituzioni di microfinanza continuino ad offrire servizi finanziari anche ai clienti meno redditizi.

Veronica Polin (Università degli Studi di Verona, [email protected])


1-  In generale si definisce povero un soggetto che non possiede adeguate risorse economiche per vivere dignitosamente. Per identificare il povero gli studiosi calcolano una soglia di povertà il cui l’importo dipende dalla metodologia di calcolo adottata. E’ povero l’individuo che ha un reddito/consumo inferiore alla soglia, è poverissimo colui che si trova notevolmente al di sotto della stessa. 2 – Il termine “microfinanza” è diventato di uso comune all’inizio degli anni ’90, come evoluzione del precedente concetto di microcredito, includendo l’aspetto della raccolta del risparmio nell’intermediazione finanziaria per i poveri. In questo testo i due concetti sono usati come sinonimi.