Investire nella difesa del clima costa molto meno che non farlo. La conferma arriva da uno studio dell’Unfcc, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, che verrà presentato a Vienna in questi giorni durante un vertice Onu sul clima che coinvolge più di mille delegati da un centinaio di paesi. Nei prossimi 25 anni, spiega lo studio, andrebbero spesi oltre 220 miliardi di dollari l’anno per ridurre le emissioni di gas serra: un investimento pari allo 0,3-0,5 per cento del prodotto mondiale lordo. Una cifra troppo alta? No, se si considera quanto costerà non spenderla: i costi in mancanza di efficaci politiche ambientali raggiungeranno infatti il 5-20 per cento del prodotto mondiale lordo, secondo il rapporto Stern, entro il 2030.
La questione economica della difesa dell’ambiente è uno dei punti centrali dell’incontro che si tiene nella capitale austriaca, da oggi fino al 31 agosto. Un vertice che ha lo scopo di preparare il terreno ai negoziati ufficiali che si terranno a Bali a dicembre, quando verranno decise le misure per il dopo Kyoto. Il protocollo sulle emissioni, nel quale mancano ancora le firme dei due maggiori inquinatori mondiali – Usa e Cina -, ha valore infatti fino al 2012. In Indonesia prenderanno ufficialmente il via i due anni di discussione per giungere a un nuovo punto comune.
Secondo il rapporto Unfcc i 220 miliardi di dollari all’anno sono l’investimento minimo da sostenere per ottenere qualche risultato. In particolare, 148 miliardi di dollari servirebbero ad aumentare la produzione di energie rinnovabili, 36 miliardi a rendere più efficienti i processi di produzione industriale per utilizzare in modo più razionale l’energia e 40 miliardi a sostenere la ricerca per lo sviluppo delle nuove tecnologie.
“Vienna sarà cruciale”, spiega Yvo de Boer, segretario generale della convenzione Onu sul cambiamento climatico. A Vienna infatti verranno tracciate le linee guida per quella che è stata definita la “Bali road map”, i due anni di discussioni sul tema della difesa dell’ambiente. Tra gli obiettivi dei vertici austriaco e indonesiano, oltre ad allargare gli accordi ad altri paesi, c’è quello di definire il range della diminuzione dell’emissione di gas serra per il post-Kyoto. Il protocollo ha infatti stabilito un taglio del 5,2 per cento tra il 2008 e il 2012 rispetto ai valori del 1990. Secondo il Wwf, per salvare il clima da conseguenze catastrofiche, la riduzione dovrebbe essere del 30 per cento entro il 2020 e del 50-80 per cento entro il 2050.
Fonte: Repubblica.it