[Asma Haywood & Franco Perna • 18.01.04] Vi proponiamo un articolo scritto dagli amici di GRILLOnews Asma Haywood & Franco Perna, da poco tornati da un  viaggio-esperienza di solidarietà, condivisione e lavoro in Israele-Palestina. Asma e Franco si rendono disponibili a presentare le loro esperienze corredate da diapositive a gruppi ed associazioni interessati e saranno in Italia fino al 26 gennaio e dopo il 12 marzo...

ISRAELE-PALESTINA. LENTO PROGRESSO DAL BASSO

Le recenti mosse e i proclami politici per una Palestina indipendente o per uno stato ebraico-palestinese hanno avuto scarsa risonanza tra la gente comune di entrambi i versanti. Contemporaneamente, però, i piani di costruzione del muro dell’Apartheid procedono a pieno ritmo, tagliando fuori una grande striscia di territorio palestinese, per essere annessa ad Israele, isolando così molti villaggi e creando veri e propri bantustans.
La comunità internazionale, intanto, non fa gran chiasso per questo, mentre in Israele c’è il sentimento che la politica di Sharon potrebbe gradualmente condurre verso un regime di tipo fascista. I sintomi di tale pericolo si avvertono quando bisogna subire umilianti interrogatori e minuziosi controlli all’aeroporto, sia all’entrata che all’uscita d’Israele, o quando si è costretti ad attraversare infiniti e inutili check-points su tutto il territorio palestinese. Alcuni osservatori non esitano a paragonare il comportamento di certi soldati con quello delle SS tedesche di qualche decennio fa. Tutto ciò mette in imbarazzo gli israeliani e i loro sostenitori nel mondo, per i quali Israele è e resta la sola democrazia della regione.
Un fenomeno preoccupante è il crescente potere degli ebrei ultra-conservatori e i loro amici cristiani sionisti (circa 100 milioni, in prevalenza negli USA, secondo il Sabeel Ecumenical Liberation Theology Centre in Gerusalemme). Questi credenti fondamentalisti elargiscono anche aiuti economici all’esercito israeliano, utilizzando canali di associazioni quali l’International Fellowship of Christians and Jews  (Jerusalem Post, 21.12.2003).
Da parte palestinese, intanto, molti, dichiaratamente delusi dei loro leaders, non hanno  scelta e subiscono i duri e umilianti effetti dell’occupazione israeliana, soprattutto quando devono spostarsi da un posto all’altro del loro territorio. Lo stesso presidente Arafat, praticamente agli arresti domiciliari, appare -a dir poco- politicamente debole, pur raccogliendo una certa simpatia tra la gente comune. Egli sta, ormai, perdendo le redini della situazione, anche se non si sente ancora pronto a passare alla storia con grazia e dignità, dando spazio a nuove forze politiche più dinamiche. Tale è stata l’impressione generale a seguito di un’udienza speciale (24.12.2003) in occasione della Marcia internazionale per i diritti umani attraverso Israele e Palestina, durata 3 settimane, a cui abbiamo in parte partecipato. Questo clima d’incertezza e d’immobilità esaspera gli animi, soprattutto tra i giovani desiderosi di agire in qualche modo, o di reagire ai soprusi, e spesso in preda alla disperazione, ricorrono alla violenza, causando tragedie e morte.
Nonostante situazioni insopportabili la vita continua… Persone di grande valore e senso di responsabilità emergono dalle “ceneri” delle rispettive comunità, promuovendo cambiamenti positivi dal basso. Lo abbiamo sentito a più riprese durante il nostro breve ma intenso soggiorno di qualche settimana (dicembre 2003 – gennaio 2004), specialmente quando ci è stato possibile unirci ad altri “internazionali” per sostenere iniziative locali nonviolente. Per esempio a Budrus, cercando di ostacolare la costruzione della grande muraglia (che in alcuni posti s’innalza per 8 metri occupando uno spazio totale largo 35 metri – Palestine-Israel Journal, n. 3, 2003). Abbiamo ugualmente preso parte al congresso della Coalizione delle donne israeliane per la pace (circa 600 delegate) e ad una manifestazione di massa organizzata in collaborazione con le donne in nero, nella centrale Zion Square di Gerusalemme.Siamo stati spesso con palestinesi dediti alla cura di bambini nei campi profughi, o gente impegnata per educare i giovani perché diventino adulti responsabili. Tale impegno ci è apparso particolarmente forte nella gestione di progetti patrocinati dai quaccheri nella zona di Ramallah: asili, scuole ecc. coinvolgendo oltre 1000 ragazzi. Simile sensazione l’abbiamo avuta con organismi non-governativi, quali l’Associazione agricola palestinese di sviluppo, il Comitato di soccorso agricolo (PARC), che incoraggiano e aiutano gli agricoltori a piantare ulivi, costruire semplici sistemi d’irrigazione in zone non coltivate, eliminando, così, ogni pretesto agli israeliani di espropriare terreni “incolti” ed estendere ulteriormente i propri insediamenti.
L’accoglienza, l’ospitalità e la determinazione di questi agricoltori palestinesi a rimanere sulle terre dei loro antenati ci ha profondamente commossi.Durante l’ultima settimana abbiamo lavorato con altri volontari presso il centro Tent of Nations, che sorge nei pressi di Nahalin, a sud-ovest di Betlemme, spianando il terreno e piantando circa 200 ulivi ed altri alberi, in gran parte donati da amici di Quaker Voluntary Action. Questo progetto comprende un’area di circa 250 ettari e mira ad accogliere giovani (ed altri) di diverse culture per costruire ponti di solidarietà, comprensione, riconciliazione e pace, mettendo a disposizione di gruppi giovanili e movimenti vari le proprie strutture per incontri, anche a livello internazionale.
Ci sono stati tentativi di esproprio da parte di coloni israeliani che circondano la zona, ma i proprietari  –  la famiglia Nassar  –  con l’assistenza di esperti legali israeliani (gli avvocati palestinesi non possono esercitare in Israele), è decisa a non mollare e il caso ora ha raggiunto la Corte suprema israeliana da cui ci si aspetta un chiarimento definitivo su  questa faccenda che si protrae ormai da anni. Naturalmente ciò richiede non solo urgenti aiuti finanziari, ma anche volontari per assicurare una permanenza continua sul posto per evitare un eventuale esproprio. A tal proposito vi segnaliamo un Progetto che ci sta particolarmente a cuore: “Tent of Nations” www.tentofnations.org ; [email protected] .
Il contributo degli “internazionali” è di grande importanza, per gli uni come per gli altri, perché i più moderati, impegnati in iniziative dal basso per creare situazioni meno violente, non si sentano abbandonati a se stessi. Un ottimo esempio è stato dato da un gruppo di European Jews for a Just Peace che, in visita alla Tenda delle nazioni, ha donato 300 ulivi da piantare quale simbolo di pace e di speranza. Attualmente operano in Israele-Palestina anche una trentina di “accompagnatori ecumenici”, sponsorizzati dal Consiglio mondiale delle chiese, contribuendo efficacemente alla sicurezza di persone in pericolo, condizionando i soldati israeliani a non trattare i palestinesi con eccessiva durezza. A volte gli accompagnatori riescono a neutralizzare situazioni veramente pericolose.
Per concludere desideriamo sottolineare che entrambi, palestinesi e  israeliani, hanno estremo bisogno di sentire che, al di là della politica dei loro leaders, la comunità internazionale non li ha dimenticati. Ciò è particolarmente importante per coloro i quali ancora credono che un giorno, come nel lontano passato, essi potranno vivere in armonia, gli uni accanto agli altri, rispettando reciprocamente le proprie culture e tradizioni. Esempi concreti di convivenza già esistono in Israele. Forse il più noto è Neve Shalom / Waht al-Salam (che abbiamo visitato), la cui Scuola per la pace forma centinaia di “facilitatori” per la gestione e trasformazione di conflitti, anche nei territori occupati, nonostante le difficoltà politico-militari. Tale rapprochement va sostenuto in tutti i modi possibili per contrastare la crescita di un anti-semitismo generalizzato capace di riportarci alla memoria sinistri spettri del passato. Il nemico più grande è la paura reciproca per cui iniziative dal basso, come quelle indicate sopra, meritano sostegno perché possano crescere e moltiplicarsi. 

Asma Haywood & Franco Perna
Padenghe sul Garda (BS), gennaio 2004


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