LA SOLIDARIETA’ E L’ELEMOSINA (a cura di Solidarietà internazionale)


Forse mai come in questo tempo il mondo ha vissuto, percependola, una divaricazione tanto forte tra ricchi e poveri. Tutte le statistiche ci dicono che in questi ultimi anni la ricchezza è andata sempre più polarizzandosi, fino a toccare punte mai immaginate. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla ricchezza del mondo afferma che l’1% della popolazione detiene il 50% della ricchezza mondiale. Un dato spaventoso che mette ben in risalto l’enorme ingiustizia su cui si regge l’attuale sistema economico. Il pensiero unico non si smentisce. Una grande capacità di creare ricchezza, ma una totale incapacità a distribuirla. Assistiamo così al crescente impoverimento della popolazione “normale” mentre i ricchi, ancora una volta, diventano enormemente più ricchi.

A rendere ancora più difficile questa situazione, arriva la crisi alimentare, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e il pericolo che nuovi milioni di persone vengano risucchiate nel circolo infernale della miseria. Non solo nei paesi tradizionalmente poveri, ma anche nei paesi ricchi. In Europa e negli Stati Uniti. Si sta costruendo un mondo a macchia di leopardo, dove a chiazze di ricchezza sfrenata, si contrappongono altre chiazze di estrema povertà. Con caratteristiche nuove.

Qui in Europa, e in Italia in particolare, ad esempio, sta crescendo la povertà non soltanto nelle fasce marginali della popolazione, ma anche fra la gente che lavora. I salari bassi, gli affitti proibitivi, gli aumenti dei prezzi dei generi di prima necessità e delle tariffe, spingono gruppi sempre più ampi di popolazione in una sorta di limbo economico da cui difficilmente si riesce ad uscire. Cresce l’indebitamento delle famiglie. Ormai si compra tutto a rate.

La risposta che viene dalla politica è debole e spesso contraddittoria. Da una parte – anche attraverso un uso strumentale dei mezzi di comunicazione – si cerca di indicare un colpevole. Di trovare un capro espiatorio. Se questo avviene, si dice, è perché siamo assaliti da bande di stranieri che vengono ad insidiare il nostro benessere, conquistato da noi e dai nostri padri con tanti sacrifici. Non è solo il caso italiano. La direttiva approvata pochi giorni fa dal Parlamento Europeo sul rimpatrio degli immigrati, anche comunitari, ne è un chiaro indizio. Si tratta di una direttiva vergognosa, che smentisce tutti i valori di solidarietà su cui si diceva si costruisse l’Europa. Alla faccia delle sue radici cristiane, tanto sbandierate.

Dall’altra si mettono in atto politiche che sarebbe generoso definire assistenzialistiche. Per non mettere in discussione le basi su cui si regge questo sistema che fa tornare i conti sempre e solo nel portafogli dei ricchi, si propone di elevare l’elemosina a sistema. Bush ha parlato di capitalismo compassionevole. Bill Gates, nel lanciare la sua rivoluzione verde, parla di capitalismo innovativo che, aiutando i più poveri, provoca la riconoscenza sociale e li spinge a servirsi delle grandi imprese multinazionali. Ultimo fra tutti arriva anche il nostro ministro dell’economia che si inventa la carta alimentare per i pensionati più poveri.

Intanto i salari restano bassi, le pensioni minime restano al palo. I grandi capitali, soprattutto quelli finanziari, non vengono intaccati. Tutto continua come prima. La ricchezza continuerà a finire sempre più nelle mani dei ricchi. I più poveri continueranno ad impoverirsi, ma dovranno essere riconoscenti ai ricchi che, dall’alto dei loro scranni, hanno concesso loro alcune briciole per sopravvivere. Forse la differenza tra solidarietà ed elemosina sta tutta qui. La prima mette insieme la gente in un’avventura che ha come obiettivo comune l’uscita dal tunnel. La seconda concede benignamente qualcosa ai più poveri, chiedendo loro di essere riconoscenti. In questo modo, aumentando all’infinito la loro dipendenza.


Fonte: «Solidarietà internazionale» n. 06-07 del 2008