LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE: PROBLEMA IRRISOLVIBILE?


Dai giornali e dal mondo telematico vediamo le statistiche sulla violenza contro le donne e i minori: dati allarmanti. Sembriamo impotenti nei confronti di questo fenomeno. Chi ha subito violenza difficilmente ne parla: si vergogna, quasi si sente colpevole di quanto è accaduto. E la maggior parte delle persone ritiene che questi fatti siano sempre accaduti e non ci sia rimedio.

La violenza viene esercitata spesso tra le mura domestiche con maltrattamenti fisici e psicologici, abusi sessuali anche sui minori, omicidi passionali oltre all’incesto sulle bambine e sulle adolescenti. Sul luogo di lavoro la donna è spesso esposta a molestie e ricatti sessuali. È emerso recentemente il fenomeno dello stalking, comportamento persecutorio nei confronti delle donne con telefonate, messaggi, lettere e pedinamenti da parte di ex-mariti, fidanzati ed anche di sconosciuti.

In molti paesi le donne sono costrette a matrimoni forzati, indotte alla prostituzione e oggetto di tratta, sono vittime di mutilazioni sessuali, di morte per scarsità di dote, di sfregi con acido, di stupro etnico, di guerra e di eliminazione con aborto selettivo. Queste sono solo alcune delle forme di violenza che le donne in Italia e in tanti paesi del mondo, anche di quello cosiddetto evoluto e civile, sono costrette a subire.

Come associazione sentiamo il dovere di dare testimonianza della nostra preoccupazione e di esprimere il desiderio di esaminare il problema partendo dalla ricerca delle cause e arrivando alla proposta di possibili soluzioni. Esaminando la situazione italiana e di altri paesi industrializzati si può osservare che l’indipendenza economica della donna, la sua aspirazione ad essere protagonista di scelte anche sessuali ed infine i messaggi lanciati dai media e dalla moda hanno creato una particolare situazione psicologica nell’uomo il quale non ha più la sicurezza di essere il proprietario della donna dal punto di vista sessuale e pertanto ha bisogno di una o più vittime per riprendersi l’atavico ruolo del dominatore. A tutto questo vanno uniti lo scadimento dei valori della famiglia, la cattiva gestione del benessere economico e l’educazione maschilista impartita ai figli da parte di molti genitori.

Se vogliamo tentare di arginare il fenomeno e di ricercare qualche possibile soluzione dobbiamo partire dalla rivisitazione dei valori nell’ambito della famiglia (rapporti aperti e sinceri con i figli che hanno bisogno di modelli validi da seguire e di sentirsi capiti, seguiti e guidati) e nell’ambito della società (educazione al senso della responsabilità e all’altruismo). Occorre inoltre una seria educazione sessuale che deve sempre più trasformarsi in educazione al sentimento. Occorrono interventi mirati da parte delle donne, della classe politica e della chiesa. A questo proposito le donne non devono più tirarsi indietro, ricercando scuse di vario genere o ignorando il problema. Devono chiedere al Parlamento che venga approvata al più presto una legge antiviolenza di facile comprensione e applicazione con certezza della pena. La stessa cosa sia attuata anche dalla Regione Veneto che, sull’esempio di altre regioni, deve approvare una legge che istituisca servizi e centri antiviolenza a favore delle donne e dei minori. Anche i Comuni possono fare molto: istituire, ad esempio, centri di mutuo aiuto e di accoglienza per le donne in difficoltà, intervenire a favore delle donne e dei minori maltrattati fisicamente, sessualmente e psicologicamente, aprire uno sportello per l’ascolto di quante, maltrattate e indifese o madri di minori abusati, non sanno a chi rivolgere la loro domanda d’aiuto.

Pensiamo che anche la Chiesa debba uscire allo scoperto denunciando il fenomeno e dimostrandosi in concreto la “madre” che afferma di essere. Quante volte infatti si denuncia la violenza sulle donne, nelle omelie e nella catechesi? Quante volte si sentono citare passi importanti delle Scritture dove, in tempi non certo femministi, sono valorizzate e difese le donne? Quante volte abbiamo sentito dire che le donne non sono strumenti di piacere, che usare le ragazzine prostitute è, prima ancora che un peccato impuro, un comportamento infame e vigliacco?

È necessario infine dire anche alle donne stesse, e specialmente alle ragazze, che non è giusto rendersi complici della mancanza di rispetto degli uomini nei nostri confronti. Esporre il corpo per un po’ di presenza in tv, o per ordine della moda, o semplicemente per essere notate, non è certo la causa della violenza maschile, ma così è facile che alle donne venga attribuita la colpa di tutto. Così si collabora con chi usa le donne come oggetti, le compera e le vende. Siamo donne e rivendichiamo con forza la nostra dignità.

Queste considerazioni non sono certo leggere e non ci rallegrano, ma non perdiamo la speranza e la decisione di continuare nel nostro impegno.

Associazione «Donne insieme…»

di Villafranca di Verona

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