LIBRI. STORIE D’ITALIA. VIAGGIO NEI COMUNI PIÚ PICCOLI DI OGNI REGIONE

[Michele Turazza • 17.01.08] Un viaggio tutto di confine, tra i ‘comuni bomboniera’. Riccardo Finelli, giovane giornalista e scrittore modenese, ha scelto il più piccolo di ogni regione e l’ha raggiunto raccogliendo in questo bel libro, «Storie d’Italia», pubblicato dalla Incontri editrice di Sassuolo, i ritratti delle persone incontrate e delle strade percorse. Uomini e donne, vecchi e giovani: coraggiosissimi abitanti di realtà isolate, remote, ‘fuori dal mondo’ verrebbe da dire, ma che in queste pagine svelano tutta la loro intrinseca vitalità e la capacità di resistere controcorrente, nonostante il presente cerchi di imporre certi standard senza i quali la vita pare impossibile, se non a costo di regredire in tempi ormai passati.

STORIE D’ITALIA

Viaggio nei comuni più piccoli di ogni regione

di Riccardo Finelli

Anno 2007 – 15 euro

Incontri Editrice

Via Indipendenza, 30 – 41049 Sassuolo (MO)

Tel. 0536. 981390 – e-mail: [email protected]

Un viaggio ‘tutto di confine’ tra i comuni bomboniera, quelli che il Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha definito «Spina dorsale della nostra Italia». Ha scelto il più piccolo di ogni regione (per numero ufficiale di residenti) e l’ha raggiunto (con la sua Skoda Octavia a metano!), Riccardo Finelli – giovane giornalista e scrittore modenese – raccogliendo in questo bel libro – «Storie d’Italia», pubblicato dalla Incontri editrice di Sassuolo – i ritratti delle persone incontrate e delle strade percorse («Ti lasci alle spalle le statali e sali in seconda, fra buche e manifesti scrostati di Moira Orfei…»). Uomini e donne, vecchi e giovani: coraggiosissimi abitanti di realtà isolate, remote, ‘fuori dal mondo’ verrebbe da dire, ma che in queste pagine svelano tutta la loro intrinseca vitalità e la capacità di resistere controcorrente, nonostante il presente cerchi di imporre certi standard senza i quali la vita pare impossibile, se non a costo di regredire in tempi ormai passati.

Eppure, le testimonianze che ci giungono dai residenti di queste micro-realtà – grazie alle storie raccolte da Finelli – dimostrano che, pur con sacrifici e qualche rinuncia, è possibile vivere senza la banda larga di internet, senza chiassosi centri commerciali nel giro di chilometri, senza corriere di linea verso i paesi più a valle e – addirittura! – senza strade asfaltate né automobili.

Ma il tratto distintivo dei piccoli centri abitati visitati e raccontati dall’Autore non è affatto il «vivere senza», non sono l’immobilità e lo stand-by. Tutt’altro! Traspare chiaramente il comune denominatore dei residenti in questi microcosmi di confine: la capacità di reinventarsi, mettersi in gioco, giorno dopo giorno, e di reinterpretare costantemente il proprio ruolo, non solo adattandolo al formato mignon dell’ambiente circostante, ma anche – per quanto possibile – scovando le potenzialità e sfruttando le risorse insite in esso, pur – assai spesso – contando solamente sulle proprie forze, senza alcun appoggio istituzionale.

Eccoci a Chamois (96 residenti, Valle d’Aosta), raggiungibile solo a piedi o in funivia: qui incontriamo Jane, l’americana, 65 anni, che ha deciso di stabilirsi tra questi monti almeno per sei mesi l’anno, vicina di casa di Emilio, unico abitante rimasto nella frazione di Suis (non c’è limite al piccolo!). Moncenisio (Piemonte, 48 residenti), scelto da Roberto, consulente aziendale genovese di 50 anni, e dalla moglie, per aprirci un ristorante. A Pedesina (33 abitanti, Lombardia) – che si contende il primato di comune più piccolo d’Italia con Morterone – è stato istituito l’Assessorato a… tutto! Vincenzo, assessore tuttofare, si rimbocca le maniche secondo le necessità della comunità-famiglia, assieme a Lino, che guida una Pro Loco con 65 iscritti (il doppio dei residenti!). In Trentino, a Massimeno (114 abitanti), il ventiseienne Norman è orgoglioso del suo locale (l’unico del posto) che gestisce coi genitori e col fratello, collezionando civette e gufi. E poi Laghi, comune più piccolo del Veneto con 133 abitanti, paese degli gnocchi di patate; Drenchia (Friuli, 160 residenti), terra di confine con la Slovenia, con sindaco marchigiano; Rondanina (Liguria, 80 abitanti), orgogliosa della sua biblioteca fai-da-te, con Stefano che scende a scuola a Genova ogni giorno (100 km tra andata e ritorno), con sveglia alle 5, tre cambi di bus e qualche chilometro di auto per raggiungere la prima fermata nel paese vicino; Zerba (Emilia Romagna, al confine con Piemonte, Liguria e Lombardia) che annovera tra i suoi 117 cittadini (distribuiti in tre agglomerati distinti) ‘Ricu’ Chiappano, 78 anni, con un passato nella Legione straniera e nella Folgore.

In centro Italia, sulle colline toscane, troviamo Vergemoli (357 residenti), col sindaco finanziere di Forza Italia (ma con una maggioranza in cui siedono anche democratici e comunisti!) e con un famoso ceramista americano che ha scelto di aprire proprio qui la sua scuola d’arte; Poggiodomo (Umbria, 155 abitanti) che vanta un attivissimo centro di educazione ambientale di Legambiente gestito da Monica, 33 anni, e un agriturismo di serie A, condotto da Roberto, 30 anni; Acquacanina, nelle Marche (126 abitanti), formata da dodici piccolissimi borghi e due centri di aggregazione: il minibar di Claudio (che incassa massimo 30 euro al giorno!) e l’ufficio postale di tre metri per cinque, con un’unica dipendente, Maria Costanza. L’età media degli abitanti di Marcetelli (Lazio), tra i 117 ufficiali – di cui residenti in pianta stabile se ne contano appena una trentina – è superiore a 70 anni, mentre a Carapelle Calvisio (Abruzzo), che di abitanti ne fa un’ottantina, il sindaco ormai da dodici anni rinuncia all’indennità prevista per legge, lasciandola nelle casse comunali per le esigenze della sua comunità. Centoquaranta residenti conta Castelpizzuto (Molise), sebbene la maggior parte dei paesani (circa 800) si trovi ormai da decenni a migliaia di chilometri di distanza, a Toronto, in Canada.

Eccoci arrivati al sud, nel comune più piccolo della Puglia, enclave francofona in terra dauna, Celle San Vito, i cui residenti (in anagrafe, 223) parlano una lingua risalente nel tempo, il franco-provenzale. A Serramezzana (Campania, 371 abitanti), tutti gli amministratori hanno aperto un conto corrente postale, invitando i cittadini a fare altrettanto, per non vedersi chiudere lo sportello, ormai da tempo nel mirino delle Poste. Guai a chiamare «albanesi-italiani» i 365 cittadini di San Paolo Albanese (Basilicata): sono Arberesh, cioè albanesi emigrati cinquecento anni fa, esuli in Grecia per circa un secolo, prima di approdare in diverse comunità sui monti tra il Tirreno e lo Jonio. Mentre era sindaco di Panettieri (Calabria, 370 residenti) – non avendo il comune operai sufficienti per garantire i servizi – Salvatore, perito industriale prestato alla politica, ha conseguito la patente per poter guidare lo scuolabus ed il camion dei rifiuti, oltre ad aver ripulito il cimitero in occasione della commemorazione dei defunti. A Roccafiorita (Sicilia, 255 abitanti) è d’obbligo fermarsi per un piatto di carciofini selvatici nell’unico ristorante del paese, aperto da Eugenio, 41 anni, milanese nato da genitori roccafioritani e trasferitosi in Sicilia abbandonando una vita agiata nella metropoli lombarda, mentre a Baradili (96 residenti, Sardegna) si mangiano i ravioli alla ricotta, con limone e zucchero, preparati nel pastificio artigianale a conduzione… femminile, ed esportati fino in Olanda.

Un’Italia sconosciuta, nemmeno lambita dai grandi flussi turistici, dalle principali ‘vie’ commerciali. Un’Italia dimenticata, ma riscoperta e fatta rivivere in questo libro da Riccardo Finelli. Un’Italia, dunque, che vale la pena conoscere.

Michele Turazza

www.nogaraeuropa.org


Riccardo finelliL’AUTORE

Puoi leggere la simpatica biografia di Riccardo Finelli su www.riccardofinelli.it