LIBRI. «SULLE STRADE DELL’ACQUA», DI FRANCESCO COMINA

[GRILLOnews • 27.06.08] Dall’Amazzonia di Chico Mendes all’Africa assetata. Dall’India inquinata all’Europa opulenta e «mineralizzata»: sulle strade dell’acqua di quattro continenti viaggia questo monologo teatrale pieno di poesia e passione. Molti gli incontri lungo il ‘cammino’: da Dolce Puentes a David Maria Turoldo, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Peter Gabriel, Pierangelo Bertoli, Rachid Taha, Nazim Hikmet, Arundhati Roy, Alex Zanotelli…

SULLE STRADE DELL’ACQUA

di Francesco Comina

Dramma in due atti e in quattro continenti

Casa editrice: «Il margine» di Trento

80 pagine – prezzo: € 9,00 euro

Formato: 11,5 x 16,5 cm.

ISBN 978-88-6089-027-6

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Un testo teatrale – il primo di Comina, dopo vari saggi – su un grande problema del nostro presente e del nostro futuro. Nei 7 racconti emerge, infatti, il dramma di una guerra pestilenziale, quella per l’accaparramento delle risorse idriche che condanna quattro-quinti dell’umanità alla sete e alla lotta feriale o alla fatica per recuperare l’acqua per bere. Un documento vibrante sulle «guerre dell’acqua» in quattro continenti.

Dall’Amazzonia di Chico Mendes all’Africa assetata. Dall’India inquinata all’Europa opulenta e «mineralizzata»: sulle strade dell’acqua di quattro continenti viaggia questo monologo teatrale pieno di poesia e passione. Molti gli incontri lungo il ‘cammino’: da Dolce Puentes a David Maria Turoldo, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Peter Gabriel, Pierangelo Bertoli, Rachid Taha, Nazim Hikmet, Arundhati Roy, Alex Zanotelli

(dal prologo dell’«Atto Primo»)

A volte mi viene da pensare che la colpa è di Dio. Ci ha detto solo: «Non rubare». Ma non ha aggiunto: «Non appropriarti dell’acqua d’altri, considera i fiumi e il mare come la tua acqua interna, come il tuo sangue, la terra come il prolungamento del tuo corpo, l’aria come il respiro della tua vita».

Ci ha detto solo un generico non rubare che vuole dire tutto, certo, ma anche nulla se ad ascoltare ci sono orecchie sorde al lamento della Madre Terra e attente solo all’accumulazione del denaro.

Ora siamo all’assurdo che quelle stesse orecchie che non hanno ascoltato si sono messe a profetizzare la fine di tutto. Gli scienziati hanno gli strumenti di misurazione dell’apocalisse e ci continuano a ripetere che nel 2050 la Terra non sarà più quel pianeta che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Il nostro mondo, il solo spazio che ci è stato affidato per nascere, crescere e morire, sarà soltanto un ricordo, una memoria di un luogo che è stato, un posto in cui la vita passeggiava per i boschi, si arrampicava sulle rocce, si distendeva al sole sulle spiagge del mare. E di tanto in tanto si ritirava a pensare. Fra una quarantina d’anni questo nostro giardino forse non sarà più un giardino. L’acqua s’alzerà sulle coste, le eroderà, sommergerà paesi, città, regioni e poi improvvisamente sparirà, bevuta dalla siccità.

In questo immenso Sud, in questa terra accecata dal sole, gli effetti dei cambiamenti climatici pesano come macigni. Inghiottono vite.

Siamo gli anelli deboli di una catena cosmica. Siamo le prime vittime dell’ingordigia umana. Siamo i depredati, i derubati, gli impoveriti. Pazzo! Questo mondo è sempre più pazzo!…


Francesco cominaL’AUTORE

Laureato in filosofia, è giornalista professionista, collabora con quotidiani e periodici tra cui «L’Arena» di Verona, «Mosaico di pace», «Segno nel mondo», «Il Margine» e «Notiziario della Rete Radié Resch» dove cura la rubrica «Nonviolenza attiva». È coordinatore del Centro per la pace del comune di Bolzano. Ha pubblicato: insieme con P. Casaldaliga, M. Barros e A. Zanotelli, «Giubileo purificato» (EMI, Bologna, 1999); con M. Lintner e C. Finka, Luis Lintner: «Mystiker, Kämpfer, Märtyrer» (Athesia, Bolzano 2004, traduzione italiana «Due mondi una vita» (EMI, Bologna 2004); «Non giuro a Hitler» (Paoline, Milano, 2000), su Josef Mayr-Nusser; «Il sapore della libertà. In dialogo con Marcelo Barros» (La Meridiana, Molfetta, 2005); «Qui la meta è partire. In dialogo con Arturo Paoli» (La Meridiana, Molfetta, 2005); «Il monaco che amava il jazz» (Il Margine, Trento, 2006).