LUCA MERCALLI. L’UOMO E LA FORZA DELLA NATURA


L’uomo è parte integrante della natura e ne è al tempo stesso soggetto autonomo che, a seconda delle situazioni, può assumere il ruolo di alleato e partner o avversario e addirittura nemico. Il rapporto dell’uomo con la natura è una delle questioni cruciali di questo XXI secolo e dal quale dipende buona parte della qualità di vita futura del genere umano. Su questo abbiamo voluto sentire il dottor Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana.

L’uomo e la natura, un rapporto che esiste da sempre e che ha conosciuto fasi diverse. Oggi come vede questo rapporto?

LUCA MERCALLILo vedo come lo osservano tutti quelli che lavorano in ambito scientifico e hanno la possibilità di considerarlo attraverso una visione interdisciplinare. Si tratta di un rapporto molto diverso rispetto al passato: mai come ora, infatti, l’uomo ha avuto così tanta capacità di incidere sull’ambiente e le nostre forze competono con quelle della natura. Mai come in questi tempi l’uomo ha inciso sull’ambiente, alterandolo a scapito delle altre specie, provocando anche estinzioni, deforestazioni.

Si tratta di indicatori reali e corretti sui quali bisogna riflettere. Viviamo una sorta di paradosso. A tale riguardo: non c’è la percezione dei disastri che tutto questo può provocare se non quando si palesano.

Vi è dunque a riguardo una responsabilità particolare dell’uomo rispetto al futuro della natura.

Sicuramente. Certi dati osservati dalle varie scienze evidenziano che vi sono comportamenti e condizioni che rischiano di rendere la situazione insostenibile. Il cambiamento dei nostri comportamenti deve avvenire non solo per rispetto della natura, tema rispetto al quale si possono avere anche opinioni diverse, considerandolo un valore etico opinabile, tale cambiamento dovrebbe esserci per un interesse nostro diretto, perché ci conviene: è infatti la condizione per garantire il nostro benessere futuro che è legato al buon funzionamento dell’ambiente di cui noi facciamo parte

In alcuni frangenti l’uomo sembra dimenticarsi della forza della natura e la riscopre in modo drammatico in occasione di gravi calamità. Perché questa mancanza di memoria? Alla base c’è forse un peccato di presunzione da parte dell’uomo?

È bene renderci conto che facciamo parte di un sistema – per esempio se lo paragoniamo ad una casa e mettiamo i rifiuti sempre in cucina, prima o poi accadrà che non potremo più viverci e li dovremo portare via, altrimenti l’ambiente sarà invivibile. Così sta accadendo nella nostra vita quotidiana.

Va inoltre tenuto presente che non si deve personificare la natura, attribuirle cioè caratteristiche come fosse una persona. La natura, come ci dice Leopardi nel “Dialogo della Natura e di un islandese ” è indifferente. Sta a noi, per le conoscenze che abbiamo, cogliere in anticipo i segnali che ci arrivano. Abbiamo una capacità di osservazione mai avuta, dobbiamo sfruttarla. Le leggi fisiche governano l’uomo e la natura e in base a queste sta a noi creare condizioni opportune per un equilibrio positivo.

Rispetto ai rischi che l’uomo corre, la consapevolezza sembra accresciuta, sulla questione del clima per esempio vi è una attenzione maggiore. È d’accordo?

Il clima è uno degli indicatori e da questa situazione, non l’unico. Indubbiamente la consapevolezza è cresciuta da parte dell’opinione pubblica, ma non altrettanto si può dire la volontà di azione. Assistiamo a un dibattito a tratti furioso tra chi dice che ci sono problemi e rischi e quanti invece sostengono che non c’è alcun problema e che è solo un problema di chi fa catastrofismo.

Il risultato è che il tutto finisce in una confusione generale, tutto rimane bloccato e si lascia tutto così com’è.

Lauro Paoletto