[Adista www.adista.it • 17.12.03] Confrontarsi con tre grandi testimoni del nostro tempo, tre uomini di pace - più che tre idee della pace - che hanno lasciato una traccia profonda e significativa, specialmente nella volontà di riscatto di tanti uomini e donne del Sud. Era l'obiettivo, raggiunto, del Convegno, svoltosi a Palermo nei giorni 6-8 dicembre, presso il Convento di Baida, sul tema: "Testimoni di pace nel sud. Tonino Bello, Danilo Dolci, Pino Puglisi: un invito a continuare il cammino", promosso dal Coordinamento Sud di Pax Christi Italia, in collaborazione con la Comunità Kairòs, il Centro Padre Nostro e il Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci"...

MEMORIE. DON TONINO, DANILO DOLCI, DON PUGLISI: UOMINI DI PACE PER IL RISCATTO DEL SUD

Confrontarsi con tre grandi testimoni del nostro tempo, tre uomini di pace – più che tre idee della pace – che hanno lasciato una traccia profonda e significativa, specialmente nella volontà di riscatto di tanti uomini e donne del Sud. Era l’obiettivo, raggiunto, del Convegno, svoltosi a Palermo nei giorni 6-8 dicembre, presso il Convento di Baida, sul tema: “Testimoni di pace nel sud. Tonino Bello, Danilo Dolci, Pino Puglisi: un invito a continuare il cammino”, promosso dal Coordinamento Sud di Pax Christi Italia, in collaborazione con la Comunità Kairòs, il Centro Padre Nostro e il Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci”. Tre testimoni – ha detto Loredana Russo, coordinatrice di Pax Christi Sud, introducendo i lavori – che costituiscono tre importanti tessere di quel “Mosaico della pace” all’interno del quale “ognuno – con le sue differenze – trova spazio ed esistenza cementandosi con l’altro e dall’altro attingendo forza e visibilità; dove si realizza la vera unità, che è cooperazione, comunicazione reciproca, presa di coscienza vera di sé e dell’altro”. Tre tessere a cui subito se ne è aggiunta un’altra: il 6 dicembre era infatti anche il primo anniversario della morte del giudice Antonino Caponnetto: una ricorrenza che organizzatori e partecipanti non hanno trascurato, ricordando, insieme a don Tonino, don Puglisi e Danilo Dolci, un altro uomo giusto, anch’egli costruttore di legalità e di giustizia. A don Tonio Dell’Olio, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, e a Gianni Novello, della Comunità di Rossano Calabro e vicepresidente di Pax Christi al tempo in cui era presidente don Tonino, il compito di tratteggiare le linee fondamentali dell’impegno che caratterizzò la vita del vescovo di Molfetta. Nella sua relazione (“Don Tonino Bello: osare la pace”), don Tonio si è soffermato sulla passione e la tenerezza che distinguevano don Tonino nella sua lotta per la pace, che per lui concretamente significò impegno per il disarmo (contro la militarizzazione della Murgia, contro l’installazione degli F-16 a Gioia del Colle), per la giustizia (l’attenzione agli ultimi, agli immigrati, agli emarginati), per la nonviolenza attiva (la marcia a Sarajevo). Gianni Novello, (intervenuto su “Don Tonino Bello: vescovo e profeta della pace”) ha testimoniato invece il travaglio interiore di don Tonino, la cui sincerità e profonda spiritualità spesso non furono comprese. Sull’opera di Danilo Dolci è intervenuto il figlio Amico, che ha alternato la lettura di brani di poesia del padre con l’esecuzione al flauto dolce di antiche melodie siciliane. Amico ha raccontato diversi episodi legati all’impegno sociale di Danilo, ma soprattutto ha sottolineato il metodo educativo “maieutico” proposto da Danilo Dolci, ed in linea con esso si è a lungo intrattenuto a rispondere ai numerosi interventi dei presenti. Per approfondire la conoscenza di don Pino Puglisi, attraverso i luoghi stessi dove ha esercitato il suo apostolato, il 7 dicembre i partecipanti si sono recati al quartiere Brancaccio. Lì, presso il centro accoglienza “Padre Nostro”, mons. Cataldo Naro ha indicato, in una lunga relazione, le radici evangeliche dell’impegno di don Pino; dal breve intervento di mons. Salvatore Di Gristina, vescovo ausiliare di Palermo, si è invece colto l’isolamento che don Pino visse nei mesi precedenti il suo omicidio. Proprio rispetto a quest’ultima parte dei lavori del convegno, all’interno però di un bilancio complessivamente più che positivo, non pochi dei presenti hanno manifestato il loro disappunto sia per il fatto che nella relazione di mons. Naro non si è fatto cenno all’impegno di don Pino contro la mafia, sia perché non è stato possibile ai partecipanti incontrare la gente di Brancaccio, ascoltare le testimonianze della vita nel quartiere, conoscere meglio le attività del “Centro Padre Nostro”.