[Chiama L'Africa • 01.10.03] In relazione alla notizia di stampa sull’incidente avvenuto in Nigeria all’oleodotto dell’AGIP, è intervenuto, presentando una interrogazione parlamentare, il senatore dei verdi Francesco Martone, capogruppo in commissione esteri e segretario della commissione diritti umani...

NIGERIA. ENNESIMO INCIDENTE ALL’OLEODOTTO (AGIP)

In relazione alla notizia di stampa sull’incidente avvenuto in Nigeria all’oleodotto dell’AGIP, è intervenuto, presentando una interrogazione parlamentare, il senatore dei verdi Francesco Martone, capogruppo in commissione esteri e segretario della commissione diritti umani. L’incidente sarebbe avvenuto il 18 settembre, causando una perdita di greggio presso il terminale petrolifero di Brass della Nigerian Agip Oil Company. Sugli impianti petroliferi italiani in Nigeria, il parlamentare verde ha in passato presentato due interrogazioni, rimaste ancora ad oggi senza risposta, nelle quali si denunciava e preannunciava lo scempio ecologico, l’indifferenza per il rispetto delle norme di sicurezza, l’impatto negativo sull’autodeterminazione delle comunità locali che si contendevano e si contendono zone ricche di petrolio, fino al coinvolgimento delle multinazionali nella situazione politica nigeriana. Una terra ferita dall’oro nero, in nome di un profitto per il quale i diritti dei popoli e la salvaguardia dell’ambiente divengono questioni secondarie di fronte al business, specie se popoli e ambiente appartengono al Terzo e Quarto mondo. Gli abitanti di questa martoriata regione si ritrovano nella loro povertà perchè vittime della loro ricchezza, difatti la Nigeria produce, da sola, circa il 4% delle riserve mondiali di petrolio. I giacimenti, quasi tutti sul delta del fiume Niger, appartengono tutti a compagnie petrolifere straniere, tra cui la nostra Agip-Eni presente dal 1962. Le comunità del delta del Niger, conclude Martone, sono state espropriate del loro diritto al controllo delle risorse naturali, il delicato ecosistema di quella regione è stato distrutto dall’attività estrattiva, un inquinamento da crimine provocato da perdite di greggio dai pozzi e dalla rete di condutture in superfici, un credito ecologico verso imprese come l’Agip e paesi come l’Italia la cui restituzione deve concretizzarsi in un solo modo: nel ripristino dei sistemi ecologici distrutti. (Fonte: www.chiamafrica.it)