OLIMPIADI: SVENTOLIAMO LA BANDIERA DEI DIRITTI UMANI (di Flavio Lotti)


A tutti coloro che non hanno ancora perso la capacità di «scandalizzarsi»

di Flavio Lotti

Io sono davvero scandalizzato per il modo in cui i governi trattano i diritti umani. La vicenda delle Olimpiadi e della violenta repressione della rivolta tibetana del 14 marzo è eloquente: per i governi vengono prima gli affari e poi i diritti umani. Vi ricordate le contestazioni occidentali? Le minacce dei governi di boicottare le Olimpiadi? Aria fritta. La Cina è una potenza economica troppo rilevante per essere trascinata sul banco degli imputati. E poi, Olimpiadi vuol dire affari per 42 miliardi di dollari. Una cifra da brivido.

il cantante manu chao sventola la bandiera dei diritti umaniBen quaranta aziende italiane hanno già arraffato un pezzo della torta. Nei giorni scorsi persino il New York Times ha messo il dito sulla piaga ricordando che per conseguire il diritto a ospitare le Olimpiadi, la Cina aveva promesso di migliorare gli standard riguardanti la libertà di stampa e il rispetto dei diritti umani. “Non sapremo mai – aggiunge l’editoriale – se i leader cinesi intendessero mantenere la parola data. Quello che sappiamo è che il Comitato Olimpico Internazionale, le aziende sponsor dell’evento e i governi degli altri paesi avrebbero dovuto chiedere alla Cina di mantenere i propri impegni. Non l’hanno fatto e le autorità cinesi hanno letto il loro silenzio come complicità”.

Non importa se Berlusconi va o non va all’inaugurazione delle Olimpiadi. Il risultato non cambia perché ci vorrebbe tutt’altra determinazione, tutt’altro impegno. Così va il mondo, con il beneplacito di tutti i cinici e i rassegnati. Inutile farsi illusioni. Fintantoché la politica e i governi continueranno a comportarsi in questo modo il mondo diventerà un posto sempre più violento, più ingiusto, più fragile e più insicuro. Continueranno a crescere le sofferenze delle persone, le disuguaglianze, le ingiustizie, lo sfruttamento, l’esclusione, l’illegalità, l’intolleranza, il razzismo, l’impoverimento, la disoccupazione, la precarietà e la violazione dei fondamentali diritti del lavoro, la devastazione ambientale e la distruzione delle risorse naturali, la mercificazione dei beni comuni universali, il ricorso alla violenza, alla guerra e alla giustizia fai-da-te, i traffici di ogni tipo di arma.

A tutti i cinici e i rassegnati vorrei ricordare che questo moto devastante non conosce confini. Se non ce ne frega niente delle violazioni dei diritti umani in Cina, in Palestina o in Afghanistan (e dunque anche noi come i governi restiamo indifferenti alle richieste di aiuto che vengono da quei popoli) faremmo bene ad occuparci almeno di quello che sta accadendo a casa nostra. Le ripetute denunce espresse dall’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dall’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati e infine dal Parlamento Europeo (ovvero da tutte le principali istituzioni internazionali dei diritti umani) ci devono far riflettere. Nel nostro paese sta accadendo qualcosa di grave, senza precedenti. La caccia ai Rom e ai migranti, la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri, il modo disumano con cui vengono trattati i profughi e rifugiati vittime delle guerre e di persecuzioni, le iniziative discriminatorie come la raccolta delle impronte digitali, la decisione di punire diversamente due persone che compiono lo stesso reato solo perché una delle due è giunta in modo irregolare nel nostro paese, il taglio degli assegni sociali agli immigrati non solo sono atti moralmente inaccettabili ma delle vere e proprie violazioni dei diritti umani e della stessa nostra Carta Costituzionale. Per non parlare della violenza sulle donne, degli abusi contro i bambini, dell’abbandono degli anziani, dei morti sul lavoro, delle discriminazioni contro la persone con disabilità e di tutti quelli che non posso menzionare.

Oggi tocca a loro, pelle scura e occhi a mandorla, ma domani -è storicamente provato- toccherà a noi. A meno che, unendo gesto a gesto, voce a voce, mano a mano, non cresca una società più “responsabile” pronta a chiedere non solo per sé ma per tutti. Si può cominciare anche solo compiendo un gesto semplice: appendere alla propria finestra una bandiera con i colori dell’arcobaleno e una grande scritta «tutti i diritti umani per tutti».

 

Flavio Lotti

Coordinatore nazionale della Tavola della pace

www.perlapace.it

 

Perugia, 30 luglio 2008

 

Nella foto, il cantante Manu Chao sventola la bandiera dei diritti umani