PACE SENZA COLORI


La bandiera arcobaleno è un simbolo relativista, i cattolici devono fare riferimento alla Croce: è la nuova linea del Vaticano, confermata da un articolo dell’agenzia Fides. Che forse non considera importante la convivialità delle differenze.

Il 20 giugno 2008 l’Agezia vaticana FIDES ha pubblicato un comunicato «L’arcobaleno: sincretismo o pace?» in cui definisce la bandiera arcobaleno un simbolo relativista, per la sua storia e la sua origine. Per questo non può rappresentare l’idea di pace dei cattolici, che devono prenderne le distanze per fare riferimento solo alla Croce, vero ed unico simbolo di pace.

Vi proponiamo la posizione della staff Giovaniemissione, che come redazione di Nigrizia condividiamo. (E GRILLOnews si associa, ndr).

Il 21 luglio 2008 è giunta alla redazione di GRILLOnews la presa di posizione dell’associazione nazionale di volontariato Beati i Costruttori di pace, che riportiamo di seguito.

«EGLI É LA NOSTRA PACE»

 

Come staff di Giovaniemissione,

che da anni si impegna e crede nella pace, a partire dalla Parola come fonte e dai margini come luogo teologico, ci sentiamo in dovere di rispondere al comunicato pubblicato da Fides il 20 giugno 2008 riguardo a un supposto sincretismo non cristiano rappresentato dalla «bandiera della pace».

 

«Egli è la nostra pace»: la nostra ricerca della pace attraverso il cammino lento e profetico della non violenza attiva ha le sue radici nella vita, nelle scelte, nell’utopia incarnata nella quotidianità dell’esistenza di Gesù di Nazareth. Gesù era un uomo in strada, perennemente in cammino per incontrare l’umanità povera e sofferente nella marginalità della sua Galilea, uomo di relazioni autentiche, uomo accogliente, attento alla storia delle persone che incontrava. Chinato sulle ferite dei poveri ha insegnato in maniera molto concreta la compassione di Dio verso di loro e la rivoluzione di un amore disposto ad amare gratuitamente anche i nemici.

Gesù si propone come modello di pace («vi do la mia pace») non elaborando a tavolino una dottrina non violenta, ma praticando la non violenza attiva nell’incontro con la gente lì dove essa viveva; la prassi di Gesù provocava la liberazione delle persone che ne accoglievano l’abbraccio dalle catene del male personale e sociale. La CROCE fu la risposta violenta del Sistema imperiale, che volle assassinare chi in maniera assolutamente disarmata, dal basso, ne scardinava la logica.

Seguendo le orme di Gesù, anche noi siamo chiamati ad entrare in dialogo con tutti, ad essere uomini e donne perennemente «in strada» e «in relazione», perché vinca la vita e si costruisca la pace, a piccoli ma inesorabili passi. In questo nostro cammino ci accompagna la bandiera della pace, simbolo che per noi rappresenta una forma di dialogo con chi persegue lo stesso valore della pace a partire da punti di vista differenti.

Pur non venendo meno alla nostra convinzione come cristiani che la pace è dono del Risorto, spinti dallo stile di Gesù di Nazareth vogliamo dialogare con tutti coloro che perseguono lo stesso obiettivo di una società armonica e in pace, e cogliamo anche nella loro prassi la presenza dello Spirito. La causa del Regno ci spinge insieme ad un impegno concreto per una società disarmata, denuclearizzata, che riconverte l’industria bellica in civile («forgeranno le loro lance in falci, non si eserciteranno più nell’arte della guerra»).

La bandiera della pace non è per noi simbolo di relativismo o di un pacifismo puramente ideologico; richiama invece la profezia della «convivialità delle differenze»: non ci sentiamo relativisti, ma uomini e donne in relazione, che camminano insieme, dialogano, si mettono in gioco senza rinchiudersi in ghetti religiosi, politici, ideologici o istituzionali.

Aiutati anche da questo simbolo ci vogliamo impegnare nuovamente e con maggior forza a far rete, collaborando tra pari con gli uomini e donne di buona volontà che credono che il bene comune è anche una società pacificata, che si realizza mediante scelte etiche, di giustizia, condivisione dei beni, rispetto delle differenze, un uso delle risorse economiche improntato a scelte di vita e non di morte.

 

Un abbraccio di PACE

Fonte: Nigrizia

I FATTI E LE PAROLE

In merito al documento «L’Arcobaleno: sincretismo o pace?» della Agenzia Fides



[Beati i costruttori di pace • 21.07.08] Abbiamo conosciuto molto in ritardo il vostro documento: “L’Arcobaleno: sincretismo o pace?”. Abbiamo letto anche le risposte semplici e chiare di alcuni amici; per questo avevamo rinunciato a intervenire.

Ma quando, il 10 luglio scorso sul quotidiano Libero, abbiamo letto l’articolo volgare e violento contro l’arcivescovo Luigi Moretti , perché a Lourdes aveva dispiegato davanti alla statua della Madonna una bandiera della pace e abbiamo scoperto che il vostro documento è servito da motivo e supporto per quell’attacco, non abbiamo potuto non indignarci non solo con il giornalista Luigi Santambrogio, ma anche con gli estensori del documento della Fides.

Siamo l’Associazione che più di altre ha contribuito alla diffusione della bandiera della pace in Italia; ma anche in Bosnia, in Kosovo, nella Repubblica Democratica del Congo, in Israele e Palestina e negli USA, in Francia , in Gran Bretagna, in Olanda, in Belgio, in Svizzera, in Germania.

Possiamo dirvi con tutta sincerità che la vostra presa di posizione è fuori luogo, fuori tempo e semplicemente ci scandalizza? In un momento così convulso della storia italiana, che ha urgente bisogno di un forte annuncio evangelico per i più poveri, voi sentite il bisogno di mettere in guardia i cattolici dall’uso di un simbolo che in qualche raro caso ha fatto capolino anche davanti a qualche ambone e a qualche altare; in particolare nel 2003 prima e durante la guerra contro l’Iraq. Quello che impressiona della vostra nota è tutto l’impianto ideologico fondato su una realtà che non esiste proprio. La vostra ricerca sulle possibili origini e sulle possibili valenze e significati della bandiera della pace poggia tutta su una serie di ipotesi, che rispecchia forse le vostre paure ideologiche, ma che certamente non coglie le motivazioni e il significato reale dato da chi in tutti questi anni ha esposto e ha portato sulle spalle la bandiera arcobaleno come espressione della sua volontà e del suo impegno di pace e di nonviolenza.

C’è un abisso tra la vostra verità costruita per deduzione su una ipotesi smaccatamente falsa e la verità incarnata espressa dalla vita delle persone. Si sente lontano un miglio che nessuno di coloro che hanno scritto il vostro documento ha mai camminato per la pace. Lo scrivete anche voi che “sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che, forse anche inconsapevolmente, hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno”. Non diciamo tutti, ma qualcuno non poteva essere interpellato da voi?

Sarebbe stata l’unica modalità corretta per affrontare il problema: “come mai uomini di chiesa, laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce come simbolo di pace?”. Avete preferito ”ipotizzare qualche risposta per loro conto” sostituendovi a loro e dando un giudizio semplicemente aberrante. I cattolici, secondo quanto scrivete, avrebbero preferito la bandiera della pace al simbolo della croce perché “la chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione”.  È su questo che poggia tutto il vostro castello ideologico-dottrinale accusatorio contro “i cattolici pacifisti”.

Mai pensato, neanche lontanamente, di sostituire o contrapporre la bandiera arcobaleno al Crocifisso, ma nemmeno mai pensato di considerare la croce uno “stendardo”. È troppo vitale e diretto il rapporto con Gesù, l’unico Dio che conosciamo, né cristiano né cattolico ma semplicemente uomo, troppo diretta la relazione di fede in Lui, il Vivente, che ci sembra blasfemo ridurre la Croce a simbolo da “ostentare”.

Abbiamo portato il legno della croce in manifestazioni come “Via Crucis” o “Veglie”, ma all’interno di una espressione comunitaria di fede. Mai ci siamo permessi di paragonarla o, peggio, offuscarla con la bandiera della pace!

Ma, rimanendo interni al vostro ragionamento, perché ve la prendete tanto con la bandiera della pace e non con tutti gli altri simboli presenti nelle chiese? Se dovesse essere “ostentata” solo la Croce, perché accettate tutto il resto fino al mercato delle immagini e delle candele, accese davanti a tante immagini e simulacri ma non davanti al Crocifisso. Con “offerta”, si vende di tutto nelle chiese. Che ne pensate di tutto il folclore delle grandi adunate cattoliche; non solo bandiere ad hoc, ma anche magliette, cappellini, gadgets e sponsorizzazioni varie…?

Nessun pronunciamento per la scandalosa campagna pubblicitaria, che sa più di idolatria che di devozione, per la salma di san Padre Pio. Una operazione finanziaria in grande stile, una speculazione della pietà popolare! E a San Giovanni Rotondo non c’è la coda per il Crocifisso! Eppure il volto dell’ultimo dei bambini rom vale più di tutte le cere e di tutte le salme del mondo, perché manifesta la presenza viva del Signore.

Anche le nostre eucaristie, assieme al pane e vino, si arricchiscono di tanti altri simboli al momento delle offerte, per agganciare il rito all’attualità della vita e della storia. Se aveste l’onestà e il desiderio di conoscere le storie e le vicende vissute con quella bandiera, potreste verificare di persona come è stata accolta dovunque come segno di speranza, di pace e di nonviolenza, come simbolo unificante e gioioso anche e soprattutto dentro alle sofferenze e alle crudeltà della guerra: a Sarajevo come a Pristina, a Gerusalemme come a Ramallah, a Butembo come a Bagdad; nei luoghi istituzionali come in quelli privati e in tutte le celebrazioni ecumeniche per la pace.

Ricordiamo con commozione come nel ’93, durante la guerra contro l’Iraq, la proposta di digiuno fatta da Giovanni-Paolo II per invocare la pace, sia stata accolta trasversalmente con immediatezza in tutto il mondo da credenti e non-credenti. Anche la bandiera della pace è stata ed è tuttora uno dei segni di questo cammino comune, non imposto né ostentato che niente ha a che vedere con i vostri esorcismi al relativismo, alla new age, al sincretismo e al movimento omosessuale. Quello che maggiormente addolora è che di fatto finora il vostro documento è servito a chi ha espresso con ironia e supponenza giudizi acri e di disprezzo contro la persona dell’arcivescovo Luigi Moretti. Non abbiamo riscontrato una vostra nota di riprovazione o di presa di distanza da quelle offese volgari.

È da un po’ di tempo che responsabili di partiti politici, cui non importa del Vangelo e della pratica delle comunità ecclesiali, che si impalcano a dottori di teologia e a difensori della cristianità per censurare la vita di fede di tanti cristiani. Il vostro documento fornisce loro un buon supporto.

Siamo in tempi di religione civile a discapito della fede in Gesù. Sono molti i vescovi che hanno portato sulle loro spalle la bandiera della pace e non soltanto in Italia. Ricordate don Tonino Bello, vescovo compatito e a volte vilipeso per il suo impegno per la pace quando era in vita, onorato ora da morto come profeta dei poveri e della pace. Era già in metastasi; ha voluto ad ogni costo partecipare nel dicembre ’92 a quella grande azione di pace che ha visto più di 500 persone, le più varie, proprio con quella bandiera, entrare a Sarajevo, rompendo l’assedio, per testimoniare la loro volontà di pace nel cuore della guerra, accettando di mettere a rischio per amore la loro vita.

Una di quelle bandiere, con la firma dei partecipanti a quell’azione, è stata posta a testimonianza e memoria prima sulla sua tomba e ora conservata ad Alessano nella sua casa natale. A volte contano più i fatti che le parole.

Beati i costruttori di pace