[Adista 09.10.04]."La Democrazia: nuovi scenari e nuovi poteri". È un tema impegnativo e quanto mai attuale quello scelto dalla Cei per la 44esima Settimana Sociale dei cattolici italiani. L'evento, che si terrà a Bologna dal 7 al 10 ottobre prossimi, e che è stato preceduto da un Documento Preparatorio predisposto dalla stessa Conferenza episcopale, si presenta come un'occasione per riflettere sullo stato della democrazia nel nostro Paese...

PADRE BARTOLOMEO SORGE INTERVIENE SULLA «DITTATURA DELLA MAGGIORANZA»

“La Democrazia: nuovi scenari e nuovi poteri”. È un tema impegnativo e quanto mai attuale quello scelto dalla Cei per la 44esima Settimana Sociale dei cattolici italiani. L’evento, che si terrà a Bologna dal 7 al 10 ottobre prossimi, e che è stato preceduto da un Documento Preparatorio predisposto dalla stessa Conferenza episcopale, si presenta come un’occasione per riflettere sullo stato della democrazia nel nostro Paese.
 
Proprio per questo, ha scritto padre Bartolomeo Sorge, direttore di “Aggiornamenti Sociali”, sull’ultimo numero della rivista, “è auspicabile che almeno a Bologna le cose si chiamino con il loro nome”. Quella della democrazia, continua il gesuita, è infatti una crisi complessa, che i cattolici non possono permettersi di ignorare. Come sottolineato dallo stesso Documento Preparatorio, che Sorge sottopone nel suo editoriale ad un’attenta disamina critica, “l’impegno dei cristiani su questi temi rientra nella loro vocazione ad edificare la città terrena, a rendere ragione della fecondità della fede nell’esercizio dei ruoli sociali e istituzionali nei vari ambienti in cui essi sono chiamati a vivere”.

La presente crisi del sistema democratico italiano, ricorda Sorge, era già stata annunciata dalla Commissione Giustizia e Pace della Cei anni fa, nel documento “Educare alla legalità” (4 ottobre 1991). In quel testo, l’attenzione del lettore veniva richiamata sullo svuotamento dei meccanismi democratici, ovvero sul carattere sempre meno “sostanziale” e sempre più “formale” della democrazia stessa. Soprattutto, vi si denunciava il progressivo prevalere, anche nell’attività legislativa, di interessi particolari e corporativi, a tutto danno “di chi non ha voce né forza”. “Quello che il documento della Cei non poteva immaginare”, scrive Sorge, “è che un giorno quasi tutti i poteri forti (legislativo, esecutivo e gran parte di quello economico-finanziario e dell’informazione) si sarebbero concentrati nelle mani di una sola persona, con la conseguenza che le leggi ‘particolaristiche’ avrebbero avuto per oggetto gli interessi personali del leader e dei suoi sostenitori”.

Di fronte ai danni di quel miscuglio di malaffare e populismo mediatico che è il berlusconismo, “perché”, si domanda Sorge, “temere di dire che il Parlamento italiano è ridotto, sempre più spesso, a mero strumento di ratifica di decisioni e di accordi presi al di fuori delle sue aule (magari in luoghi di villeggiatura come Lorenzago)? Perché tacere il fatto che i rappresentanti del popolo sono obbligati sempre più frequentemente a votare senza discutere (legati dal voto di fiducia) non solo leggi che comportano gravi oneri per l’intera popolazione, ma addirittura riforme che modificano sostanzialmente l’architettura dello Stato? Perché non dire apertamente che l”applicazione, in senso puramente formale, del principio di maggioranza, con il pericolo della sistematica penalizzazione delle minoranze’ (Documento Preparatorio, n. 5), non è solo un rischio teorico in Italia, dove le forze minoritarie di opposizione e le diverse forme di rappresentanza democratica della società (a cominciare dai sindacati) sono sistematicamente delegittimate? Perché parlare di possibile progressiva deriva nell’applicazione del ‘principio di maggioranza’, quando ci troviamo di fronte a una vera ‘dittatura della maggioranza’?”.

Qualsiasi discorso serio sulle cause di un così grave scadimento della vita e della dialettica democratiche comporta innanzitutto, secondo padre Sorge, un’approfondita riflessione sul problema del rapporto tra potere politico e universo mediatico. La dittatura della maggioranza alligna laddove il ruolo di mediazione del Parlamento è fortemente ridimensionato dall’appello diretto al “popolo elettore” a mezzo di salotti televisivi e messaggi a reti unificate. Una commistione, quella fra mondo della politica e della comunicazione, propria non solo del nostro Paese ma “più grave in Italia, dove – in regime di duopolio televisivo – sia il polo pubblico, sia quello privato sono nelle stesse mani di chi detiene il potere politico”.

“Si spiega allora”, continua il gesuita, “come sia potuta passare una ‘legge Gasparri’, che – pur contenendo alcune cose buone – finisce però col favorire il polo privato, soprattutto per quanto riguarda la raccolta e la distribuzione delle risorse pubblicitarie, e riporta la Rai sotto il controllo del governo, con un pericoloso salto all’indietro in tema di libertà e di pluralismo dell’informazione”.

Per superare questa crisi, occorre “restituire un’anima alla democrazia”. I valori comuni su cui convergere non li dobbiamo inventare ex novo: sono già scritti nei primi articoli della nostra Carta costituzionale. Libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, sussidiarietà, legalità, tuttavia, non possono rimanere vuote parole da enunciare astrattamente. Necessitano invece di applicazione concreta, ed è a questo punto che emergono tutte le differenze fra “le due culture politiche che oggi si contrappongono in Italia: il neoliberismo e il solidarismo (o riformismo solidale)”. Il Documento Preparatorio della Cei non sembra dare troppa importanza a tali differenze. È arrivato invece il momento, sostiene Sorge, di prenderne atto e di fare una scelta di campo netta e consequenziale. Bologna può essere l’occasione giusta. “Perché non dire chiaramente che la concezione liberale della legalità (come mera osservanza formale delle regole) si differenzia profondamente dalla concezione solidale di ispirazione cristiana, secondo cui la necessaria osservanza delle regole va sempre integrata da una solidarietà responsabile”?