[a cura di Cristiano Morsolin • 07.04.02] <?xml:namespace prefix = o />"E' il momento di impegnarsi profeticamente contro il Dio neoliberale della morte e dell'esclusione, a favore del Dio della Vita e della Liberazione": queste parole di dom Pedro Casaldaliga (vescovo-profeta del Brasile) riassumono il significato profondo della Pasqua che viviamo qui in America Latina.

PASQUA LATINOAMERICANA

E’ un esodo che rompe le catene di un sistema oppressivo strutturale per costruire un’alternativa di giustizia e fraternita’ attraverso segni dei tempi che testimoniano la fecondita’ e la radicalita’ della speranza come virtu’ teologale che apre al mistero, all’alterita’, alla gratuita’. Dopo nove mesi di condivisione con i ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della strada, organizzati nei Movimenti NATs (Niños Adolescentes Trabajadores) del Peru’ e dell’Ecuador, intuisco la carica rivoluzionaria della speranza pasquale che agisce nella storia e consolida il protagonismo dei movimenti popolari, dei Nats, degli indios. Dopo l’11 settembre altri sovversivi hanno seguito il cammino di Gesu’ ed immediatamente e’ scattata la messa al bando per il pericolo di essere nuovi “terroristi”.

Mi soffermo su due esempi emblematici: 1. Agli inizi dell’anno l’IPEC del Sudamerica ha diffuso un rapporto (che incontri alla pagina web: www.oit.org.pe/spanish/260ameri/oitreg/activid/proyectos/ipec/balancesa.shtml
) che dichiara: “in America Latina c’e’ una situzione eccezionale che consideriamo fondamentale per intendere e capire la strategia del programma (di erradicazione del lavoro minorile). Esiste nella regione un movimento di organizzazione e promozione dei bambini e adolescenti lavoratori (NATs). Queste organizzazioni che sono ubicate fondamentalmente in Peru’, Bolivia, Ecuador e Paraguay, hanno un indubbio radicamento e “difendono” il lavoro minorile. Queste organizzazioni hanno tenuto senza dubbio un’influenza notevole nella redazione dei Codici del Minore in alcuni paesi (Peru’ e Paraguay per esempio). Uno degli sforzi dell’IPEC ha consistito, senza entrare in confronti dialettici, nell’indicare ai governi i pericoli di questo tipo di movimenti e nel creare alleanze strategiche con varie ONG dei paesi come contrapposizione a questi movimenti dei Nats”. Il volto neoliberale adultocentrico del pensamento unico per l’infanzia non tollera la valorizzazione critica del lavoro minorile che lotta per la dignita’ del lavoro come spazio di educazione, di gioco, di organizzazione, di  cittadinanza attiva, di microimprenditorialita’ anche come lotta alla poverta’, come strumento preventivo del disagio, non tollera il protagonismo dei movimenti Nats (che stanno preparando un incontro mondiale in cantiere per l’anno prossimo, con l’appoggio di ITALIANATs, rete di 18 Ong, centrali del commercio equo, associazioni che in Italia sostengono l’attoria sociale, economica, politica e culturale dei Movimenti Nats in America Latina, in Africa e India) e da tempo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro OIL ha dichiarato guerra a questi piccoli sovversivi che si sono permessi di opporsi anche alla Global March, ora in una nuova edizione, perche’ era orchestrata solo dagli adulti e non differenziava il CHILD LABOUR dal WORKING CHILDREN (ricordo che in Ecuador addirittura la potente istituzione ecclesiale dei Salesiani di don Bosco si era schierata contro la Global March con la partecipazione dei ragazzi di strada insieme a P. Edoardo Delgado, in seguito rettore della famosa Universita’ Salesiana di Quito che ha osato accogliere gli indios durante il leviantamento del gennaio 2001 e poco tempo fa estromesso per la sua missione socio-politica).

2. Il 31 dicembre 2001 il quotidiano spagnolo “El Pais” ha diffuso gli estratti di un documento dell’Agenzia statunitense Centrale di Intelighencia CIA dal titolo “Tendenze Globali 20015”, inerente una nuova minaccia da affrontare: i movimenti indigeni di resistenza. Segnala che “questi movimenti si incrementaranno, facilitati da  gruppi internazionali dei diritti umani ed ecologisti ben finanziati” e aggiunge che “le tensioni si intensificheranno nell’area che va dal Messico alla regione amazzonica”. “La storia recente dei movimenti indigeni continentali, specialmente durante l’ultima decade del ventesimo secolo (l’insurrezione armata zapatista in Chiapas, le grandi mobilitazioni indigene in Ecuador, i processi politici aperti dagli indigeni in Colombia in mezzo alla guerra interna, i conflitti per le risorse naturali nella costa atlantica del Nicaragua, la resistenza aymara in Bolivia di fronte alla politica antidroga del Presidente Banzer) preoccupa chi gestisce la politica di sicurezza emisferica degli USA. Le strategie della sicurezza continentale sono coscienti dei pericoli che crea l’incompatibilita’ tra le politiche economiche neoliberiste e la democrazia. La CIA afferma che i governi latinoamericani dovranno affrontare la tensione tra come gestire le implicazioni del processo di globalizzazione e la democratizzazione. La governabilita’ nazionale nel continente non sara’ un compito facile per i quadri tecnici neoliberali che non saranno uguali per tutti, il Nord continuera’ a vivere nell’abbondanza a costo dell’esclusione e della poverta’ dei popoli del Sud del Mondo” (ALAI, febbraio 2002). Ho sperimentato la veridicita’ di questo parole mentre lavoravo (nel gennaio e febbraio scorso) in Ecuador per Accion Ecologica, la principale e battagliera ong ambientalista radicale del paese andino. Abbiamo organizzato una campagna internazionale contro la costruzione dell’Oleodotto “Crudos Pesados” OCP che sta distruggendo l’Amazzonia mettendo a rischio l’ecosistema e le comunita’ indigene locali, con il coinvolgimento degli ecologisti tedeschi, statunitensi (in prima fila con Amazona Watch) e italiani. Dopo il bombardamento mediatico che la missione esplorativa di Greenpeace – Germania e della Campagna italiana contro il finanziamento della BNL e la partecipazione dell’AGIP nel progetto OCP, rappresentata da Jaroslava Colajacomo della Campagna per la riforma della banca mondiale, ha suscitato, e’ intervenuto anche il presidente Noboa che ha definito “un branco di imbecilli ” quei militanti ecologisti di estrema sinistra. Provo a sognare l’elezione di uno di questi sovversivi: Auki Tituaña, 38 anni, primo candidato indio della Confederazione delle nazionalita’ e dei popoli indigeni dell’Ecudor CONAIE che aspira alla presidenza della repubblica dopo 8 anni di esperienza di bilancio partecipativo e di sviluppo sostenibile come sindaco di Cotacachi (ha recentemente vinto il premio internazionale “citta’ per la pace” dato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura UNESCO e Vice-presidente nazionale dei Municipi dell’Ecuador. Un estremista, un grunen (alla tedesca), un Alex Langer indios al potere che parla anche di debito ecologico (consiglio di leggere la dichiarazione finale del Tribunale Internazionale di Popoli sul debito estero svoltosi al Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre) non sarebbe tollerato e ci penserebbe subito un eventuale embargo Usa o un “invasione” dalla base Usa  di Manta per detronizzare un altro pericoloso terrorista amico di Fidel Castro.

I POTENTI DELLA TERRA
La Conferenza delle Nazioni Unite “Finanza per lo Sviluppo” svoltasi la scorsa settimana a Monterrey, ha chiuso i battenti  con il discorso del Presidente Bush che idolatra il libero commercio e le riforme economiche e politiche cancellando l’aiuto ai paesi poveri, riaccendendo i riflettori sulla politica imperialista dei potenti della terra. Non importa nulla che lo stesso segretario dell’Onu, il mansueto Kofi Annan, dal vertice di Monterrey abbia ricordato che i 22 paesi ricchi del mondo dovrebbero portare da 50 a 100 miliardi di dollari l’anno i loro aiuti contro la povertà, nè che Stati uniti e Unione Europea, rifiutando di fissare percentuali minime fisse (il famoso 0.7% del Pil), portino la responsabilità dei 30 mila bambini del terzo e quarto mondo che muoiono ogni giorno per denutrizione e malattie guaribilissime (ogni giorno, dieci volte più morti di quelle provocati dagli attentati contro le torri gemelle neyorkesi). Il prezzo dell’egemonia e del mercato.

I PICCOLI DELLA TERRA
I piccoli della Terra stanno globalizzando la speranza, promuovendo giustizia che significa neutralizzare la polveriera, cambiare le “strutture di peccato” come lo strangolamento economico attraverso il meccanismo “usurario” del debito e della rapina delle materie prime, la concentrazione della terra e della ricchezza nelle mani di una ristretta elite privilegiata, la morte per fame, per malattie evitabili, per nuovo schiavismo, per privazione dei diritti umani, ecc. Ieri a cena riflettevo con i Nats del MNNATSOP (Movimento Nazionale dei Nats organizzati del Peru’), dove vivo, l’ingiustizia di essere stati esclusi dalle selezioni della famosa Universita’ S. Marcos (la piu’ antica dell’America Latina con oltre 450 anni di storia): l’esclusione da una educazione di qualita’ e’ un’altra piccola-grande ingiustizia che sperimetano sulla propria pelle i leader Nats, per non parlare della schiavitu’ della miseria, della violenza maschilista. E’ una Via Crucis proiettata verso la Resurrezione che fa memoria della vita di Gesu’ nats, figlio di un falegname, nato in una mangiatoia, concepito in una situazione irregolare perche Maria non aveva formalizzato la sua relazione con Giuseppe, costretto alla migrazione forzata per fuggire dal massacro, dalla sottomissione dell’impero romano, come ci ha spiegato Alejandro Cussianovich, co-fondatore dei Movimenti Nats, teologo della liberazione, ex salesiano, coordinatore dell’Istituto Latinoamericano di formazione per educatori dei Nats IFEJANT (dove sto lavorando).
La settimana scorsa ho concluso un corso latinoamericano di formazione per educatori popolari di NATs. Condividendo i 20 giorni di corso residenziale nella casa della GIOC – Gioventu’ Operaia Cattolica, respirando un bel clima latinoamericano con giovani provenienti da Peru’, Cile, Ecuador; ho conosciuto l’esperienza di Carla, la “guerrigliera” di Santiago (la cui semplicita’ e dolcezza mi ha fatto ricordare il film di Kean Loach “la canzone di Carla” nel Nicaragua sandinista), durante l’opposizione alla dittatura di Pinochet, utilizzando l’educazione popolare nella sua valenza socio-politica. Gladys di Ayacucho ci ha raccontato la violenza politica di Sendero Luminoso e dell’esercito di Stato e la radicalita’ della pedagogia della  TERNURA  (la pedagogia della pelle in Brasile, teorizzata da P.Julio Lancellotti) come forma di riconciliazione e di educazione alternativa in un contesto di violenza sistematica che paragona la guerra del terrorismo ideologico fujimorista in Peru’ con i crimini del narcotraffico nelle favelas di S. Paulo. E su questo filone dibattevamo sulla Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire.
Emerge l’urgenza di una nuova cultura di scambio nel rapporto tra i popoli che non metta sempre al primo posto la logica del profitto e la legge del piu’ forte (militarmente ed economicamente), ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco, della convivenza, della “convivialita’ delle differenze” e dello sviluppo sostenibile comune.
E’ una civilizzazione della poverta’ “in cui la povertà non sarebbe più la privazione del necessario e del fondamentale dovuta all’azione storica di gruppi o classi sociali e di nazioni o insieme di nazioni, ma uno stato universale di cose, in cui è garantito il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, la libertà delle scelte personali e un ambito di creatività personale e comunitaria che consenta la comparsa di nuove forme di vita e cultura, nuove relazioni con la natura, con gli altri, con se stessi e con Dio”( John Sobrino, teologo della liberazione del Salvador).
E’ la civilta dell’amore che trasforma la cultura del dono nella tenerezza dei popoli. E’ la forza dei martiri che risorgono nella liberazione dei popoli oppressi, come ci testimonia Mons. Oscar Romero, ucciso sull’altare in Salvador proprio 22 anni fa (sento la nostalgia della celebrazione nella Basilica dei S. Apostoli dove per tre anni ho organizzato quest’incontro latinoamericano con Gianni Novelli del Cipax, Antonio dell’Oglio di Pax Christi, Luca Pandolfi del Sal.)

CONCLUSIONE
Qui a Lima dopo il dolore per il massacro causato dal barbaro attentato nei pressi dell’Ambasciata statunitense, la vita continua, dando spazio alle relazioni umane, perdendo tempo per un abbraccio, per condividere’ l’UNICITA’ di un volto, di un sorriso, di un’attenzione che solo la poverta’ sa mettere in luce e valorizzare, per ascoltare il MISTERO della vita che anche in ginocchio si rialza, sorretta da una speranza rivoluzionaria “che rende nuove tutte le cose”. L’essenza della Pasqua e’ ostinarsi a credere che la speranza e’ un orizzonte di RISURREZIONE, che pulsa passione per la Vita quando attorno la Morte sembra avere l’ultima parola, quando trasforma la prassi di liberazione in cambiamento personale e comunitario sulla scia di un altro mondo possibile, sulle orme dei martiri innamorati dell’utopia possibile che risorgono nelle lotte dei poveri, nella creativita’ di piccoli animatori ex ragazzi/e di strada moltiplicatori di una coscienza nuova , nella militanza dei costruttori di pace, RIBELLI PER AMORE.


A cura di Cristiano Morsolin, Educatore militante che da nove mesi sta condividendo il cammino con i ragazzi/e lavoratori organizzati nei Movimenti Nats dell’America Latina, nell’ambito di progetti in Perú’ ed Ecuador che gravitano attorno all’Associazione Internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”, presieduta da don Franco Monterubbianesi della Comunita’ “Capodarco”, membro di ITALIANATs.