A Ginevra, il prossimo 10-12 dicembre, si terrà il Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (World Summit on the Information Society, WSIS). L’organizzatore di questa conferenza è l’ONU. Lo scopo dichiarato sembra essere quello di effettuare una ricognizione degli effetti che lo sviluppo delle tecnologie informativo-comunicative produce sulla società moderna. Tema, come si vede, assai ampio. Altrettanto cruciali paiono essere i temi delle relazioni multiple tra globalizzazione e informazione-comunicazione. Gli organizzatori proclamano infine la loro intenzione di contribuire a ridurre il famoso digital divide tra paesi ricchi e paesi poveri. Tutto bene, tutto normale. In apparenza. Con la tecnologia in primo piano. Solo che la società dell’informazione non è solo faccenda di tecnologie, da vendere e da comprare. C’è un’enorme massa di problemi che aspettano di essere analizzati, esaminati e risolti dalla comunità internazionale e tra questi – ma pare che gli organizzatori del WSIS non se ne siano accorti – ci sono la spaventosa concentrazione della proprietà e della gestione dei mezzi di comunicazione di massa, la libertà di espressione, il pluralismo, entrambi minacciati gravemente, la trasformazione della democrazia in spettacolo, il dilagare abnorme della pubblicità in proporzioni e forme ormai patologiche, il dominio della televisione sulle menti indifese di milioni e miliardi d’individui, il ritorno in massa dell’analfabetismo nelle società industrialmente avanzate. Infine c’è la questione della libertà di tutti i giornalisti e degli operatori della comunicazione, il loro livello di competenza, il loro livello morale, la loro deontologia: tutti “dettagli” che sono oggetto di possenti pressioni, di fronte alle quali è praticamente impossibile resistere individualmente. Tutto questo a Ginevra pare che non sarà nemmeno toccato di sfuggita. Insomma non si parlerà di tutto ciò che sta prima, attorno e dopo le tecnologie comunicative. Insomma non si parlerà di politica, di cultura, di diritti.Gli organizzatori del WSIS sembrano non aver nemmeno capito l’essenziale: che il digital divide non sarà mai ridotto se non verranno affrontati questi problemi. Non è una questione tecnica, o finanziaria: è una questione politica. Infatti loro stanno cercando di fare dell’incontro di Ginevra un meeting tra delegati dei governi e ingegneri, a loro volta delegati dalle multinazionali delle tecnologie informativo-comunicative. Cosa del resto inevitabile, visto che l’ONU ha delegato l’incarico di organizzare il WSIS alla ITU (International telecommunications Union). Insomma il trucco c’è e si vede. A tal punto che a qualcuno è venuta l’idea di fare un Forum parallelo e Ginevra, negli stessi giorni, che si chiama WEMF (World Electronic Media Forum). Non è l’idea giusta, anzi è una cosa da respingere. Intanto non è chiaro chi pagherà, mentre è chiaro che si vuole estrapolare dal WSIS tutta la politica e ogni controllo democratico su ciò che vi si dirà, oltre a ogni confronto democratico sui temi centrali sul tappeto. Per parare le critiche in anticipo hanno però costituito il “Civil Society Bureau”, per facilitare – dicono – il contributo della società civile e dei media. Che equivale a dire che a Ginevra è previsto un Forum per quelli che contano, con un recinto per bambini (appunto il Civil Society Bureau). E fuori dal Forum ci sarà il Luna Park per i più grandicelli, sotto forma di WEMF. Mi chiedo se Kofi Annan sia al corrente di questa storia. Se non lo fosse dovremmo farglielo sapere. Io penso che tutto ciò che in materia è stato discusso a Porto Alegre 2003, a cominciare dall’esigenza di un Osservatorio ondiale sui media, dovrebbe essere discusso e affrontato davanti ai delegati di Ginevra del WSIS. E, prima di tutto, vorremmo sapere come e da chi sarà composta la delegazione che rappresenterà l’Italia a Ginevra. Chi deve rispondere è il governo italiano e i ministeri competenti, oltre all’Authority delle Telecomunicazioni. Alle quali inviamo questa richiesta di chiarimento sotto forma di lettera aperta. Vediamo chi risponderà per primo. Io credo che dovremmo prepararci tutti a una pressione congiunta, affinchè le cose escano dall’ombra in cui si trovano, prima che tutto sia stato deciso e dichiarato irrevocabile. E questione che dovrebbe stare a cuore a tutti coloro che si battono per la democrazia nella comunicazione. Giulietto Chiesa (Presidente di Megachip).
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