[A cura di LEGAMBIENTE VOLONTARIATO VERONA e COMITATO CITTADINI SONA (VR) • 24.01.04] Da più di vent'anni si svolge a Sona una lotta senza esclusione di colpi che vede confrontarsi Legambiente Verona e il Comitato dei Cittadini contro la Sun Oil Italiana srl. Questa ditta, nata come deposito di carburanti, ha ottenuto dalla Regione Veneto nei primi anni '90, nonostante il parere contrario dell'Amministrazione Comunale di Sona, dei cittadini e di Legambiente, un'autorizzazione al trattamento chimico-fisico-biologico per rifiuti speciali, non tossico nocivi...

SONA (VR). SUN OIL, L’UNIVERSITA’ DEL RIFIUTO

OLTRE 50.000 MC. DI RIFIUTI STOCCATI ILLEGALMENTE GRAZIE AI TENTENNAMENTI DEGLI ENTI PUBBLICI LE PREOCCUPAZIONI DEI CITTADINI

Da più di vent’anni si svolge a Sona una lotta senza esclusione di colpi che vede confrontarsi Legambiente Verona e il Comitato dei Cittadini contro la Sun Oil Italiana srl. Questa ditta, nata come deposito di carburanti, ha ottenuto dalla Regione Veneto nei primi anni ’90, nonostante il parere contrario dell’Amministrazione Comunale di Sona, dei cittadini e di Legambiente, un’autorizzazione al trattamento chimico-fisico-biologico per rifiuti speciali, non tossico nocivi.
Nonostante l’impianto non sia mai stato collaudato (e quindi per legge non possa entrare in funzione) nel corso degli anni, dal titolare della Sun Oil, Gianni Savoia, sono stati introitati illegalmente rifiuti speciali e tossico nocivi pari a 50.000 metri cubi. All’impianto per il trattamento di rifiuti, il Savoia ha affiancato nel corso degli anni un’attività di lavaggio di autocisterne, anche questa non autorizzata.
Le segnalazioni di Legambiente e dei cittadini si sono infrante in questi anni contro il “muro di gomma” degli enti pubblici. Anche l’ultima circostanziata diffida di Legambiente (del luglio scorso) è palleggiata in questi giorni tra Regione Veneto, Provincia di Verona e Comune di Sona per decidere chi debba revocare l’autorizzazione e a chi spetta la bonifica dell’area. Ormai, comunque, una cosa è certa (anche per gli enti pubblici) la Sun Oil non ha più nessun titolo per poter continuare un’attività svolta fino adesso in piena illegalità.
Due nuovi fatti (segnalati nella diffida) aumentano le preoccupazioni dei cittadini e di Legambiente.
 
La Sun Oil:
1) Dal 15 luglio 2002 non risulta più essere iscritta all’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti. Quindi per legge non può gestire nessun impianto di trattamento e smaltimento rifiuti.
2) Non ha presentato le garanzie economiche e finanziarie (obbligatorie per legge) agli enti pubblici. Quindi in caso di inquinamento del territorio provocato dalla Sun Oil gli enti non avrebbero nessuna possibilità di rivalersi nei confronti della ditta.
 
Della mancanza di adozione di provvedimenti da parte di Regione Veneto, Provincia di Verona e Comune di Sona invieremo nei prossimi giorni specifica segnalazione alla Procura della Repubblica, perché verifichi se nel comportamento degli enti stessi si possano ravvisare gli estremi di reato.

Questi, di seguito, gli ultimi fatti di una cronistoria che ha sempre visto la Sun Oil inadempiente rispetto ai provvedimenti adottati dagli enti:
– Ordinanza del Comune di Sona n. 110 del 6 luglio 1999, relativa alla cessazione immediata dell’attività di lavaggio di autocisterne, nonché allo smaltimento dei rifiuti contenuti nella cisterna S49 non risulta essere ancora ottemperata.
– Provvedimento del Dirigente del Settore Ecologia della Provincia di Verona n. 83 del 23 agosto 2000, in seguito all’accertamento di introiti non autorizzati da parte dell’impianto, diffidava la Sun Oil a non ritirare ulteriori rifiuti prima dell’avvio dell’impianto stesso – non ottemperata.
– Ordinanza n. 67/2001 del Comune di Sona, relativa alla bonifica di cisterne interrate, rimane ancora da ottemperare.
– Diffida n. 889/02 del 1 marzo 2002, rimasta inottemperata, in seguito all’accertamento dell’ulteriore introito di rifiuti segnalati dall’Arpa di Ravenna, la ditta Sun Oil veniva nuovamente invitata ad allontanare immediatamente i rifiuti illecitamente stoccati conferendoli ad impianti autorizzati.
– Nota n. 7728 del Dipartimento Provinciale Arpav nella quale comunicava alla Provincia di Verona che in data 4 luglio 2002 la Sun Oil aveva vietato l’accesso allo stabilimento di personale Arpav nonché di tecnici incaricati per la predisposizione dell’analisi di rischio richiesta dalla provincia.
– Nota del 13 settembre 2002 del Dipartimento Arpav che comunicava alla Provincia il divieto imposto dalla Sun Oil all’ingresso nello stabilimento il giorno 11 settembre dei propri tecnici.
– Comunicazione dell’Arpav del 30 ottobre 2002 dove si apprende che il dato stimato dei rifiuti attualmente giacenti nell’impianto è pari a 47.323 mc, con ulteriore incremento del precedente dato conosciuto pari a 36.000 mc.
– In data 09.04.2003 l’Arpav, a seguito di segnalazioni di cittadini che riferivano la presenza di forti odori di tipo chimico, si recava presso la Sun Oil ed accertava che l’impianto di lavaggio era in funzione ed alcuni dipendenti erano intenti a lavare due cisterne della ditta Polistuc srl di San Giovanni al Natisone (UD) che dalla documentazione inviata dalla ditta risultano avere contenuto sostanze non autorizzate al lavaggio.
– Nella stessa occasione l’Arpav verificava che l’impianto polifunzionale per il trattamento dei rifiuti liquidi (pur non collaudato) era in funzione.

Ora il “vulcanico” Savoia dopo aver “gabbato” in tutti questi anni gli Enti Pubblici si rivolge all’Università di Verona offrendo la propria azienda, ma dimenticando di informare l’Ateneo di tutte le irregolarità, gli abusi e i reati commessi nella “non autorizzata” gestione dell’impianto che sorge, anche, in un’area della provincia di Verona definita dal Piano Territoriale regionale di Coordinamento zona geologicamente fragile (area di ricarica degli acquiferi).