[La Rosa dei Veneti • 07.09.04] A Cotogna Vecchia, amena cittadina veneta, correva l’anno 2009. Una domenica mattina, Genny - la figlia del proprietario dell’allevamento di oche da spezzatino, fresca di matrimonio - si svegliò con una strana sensazione: aveva in bocca un sapore insolito, ma soprattutto si sentiva la testa pesante. Si alzò piano, senza svegliare Eusebio...

SORRISI & CEFFONI. DRAMMI A COTOGNA VECCHIA

A Cotogna Vecchia, amena cittadina veneta, correva l’anno 2009. Una domenica mattina, Genny – la figlia del proprietario dell’allevamento di oche da spezzatino, fresca di matrimonio – si svegliò con una strana sensazione: aveva in bocca un sapore insolito, ma soprattutto si sentiva la testa pesante. Si alzò piano, senza svegliare Eusebio. Ebbe l’impressione che la camera da letto girasse un po’, e subito si disse: “Accipicchia, vuoi vedere che sono incinta?” 

La sposina andò in bagno e si guardò allo specchio. Pensò di essere rincitrullita, anzi di trovarsi nel mezzo di un sogno: nello specchio, il viso circondato dai capelli biondi aveva un’espressione mezz’addormentata, ma sulla fronte, tra i capelli, erano spuntate due corna! 

Genny si toccò le due sporgenze, le sentì resistenti. Allora si pizzicò forte la natica destra sperando di svegliarsi, si rese conto di essere abbondantemente sveglia, lanciò un urlo e svenne. Eusebio arrivò di corsa, raccolse la moglie e l’adagiò sul letto, e vide gli strani germogli sul capo di lei… 

Non sto a raccontarvi i momenti immediatamente successivi, né l’orrore dei genitori della sposina, che abitavano nell’appartamento accanto ed erano accorsi sentendo grida e trambusto. La cosa più tremenda parve a Genny – appena ripresasi, per modo di dire, dallo svenimento – il significato delle due robuste sporgenze frontali: il marito le aveva messo le corna. 
 
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La fanciulla era stesa sul letto, pallida e cornuta. I genitori, proprietari dell’allevamento di oche, sedevano sulle due poltroncine rosse e scomode che dovevano abbellire la stanza. Eusebio si mordicchiava le unghie, guardava dalla finestra e pensava che il mondo non sarebbe più stato come prima. Che dire, in quella situazione? Chi avrebbe parlato per primo? 

A togliere momentaneamente dall’imbarazzo i quattro ci pensò la badante rumena del nonno, che dalla stanza del vecchio signore si mise a chiamare singhiozzando: “Aiuto, succede strana cosa, oh che tremendo, signor nonno ha corna!”.

Ah beh, allora si trattava di una malattia, Eusebio non era colpevole di cornificazione. Tutta la famiglia tirò un respiro di sollievo. Anche il nonno aveva le corna. Robuste, rugose all’attaccatura, un po’ piegate in avanti, le due appuntite sporgenze lunghe come dita e veramente “di corno” spiccavano sulla testa pelata del novantasettenne. 

Alla sbigottita piccola comunità non rimase altro da fare che chiamare il medico di famiglia… 

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Si potrebbe anche proseguire nel racconto, rispondendo alle scontate domande: che cosa disse il medico di famiglia? Andarono a messa in duomo anche quella domenica, i due sposini? Genny nascose le corna sotto un elegante cappellino? E il sabato successivo si recò dalla parrucchiera?… 

La situazione era già drammatica, ma peggiorò nell’arco di qualche minuto: i due operai marocchini che si occupavano dell’allevamento citofonarono che quella mattina quasi tutte le oche si erano svegliate con le corna. 

Capite subito, anche se non siete ocologi, la preoccupazione della famiglia: se qualche giornalista locale avesse subodorato la novità… ahi ahi, sarebbe incominciato il pellegrinaggio di curiosi, le tv avrebbero diffuso la notizia della disgrazia capitata alle povere oche, e qualche intervista strappata ai vicini. Soprattutto, le oche cornute si sarebbero dovute vendere a prezzo stracciato. E per quanto tempo ancora si sarebbero potute nascondere le corna di Genny e quelle del nonno?La badante rumena e gli operai marocchini non ne avrebbero parlato in giro? 

Arrivò intanto il medico di famiglia, che visitò accuratamente Genny e il nonno e tastò a lungo, perplesso, le loro corna. Il signor Peggioron – papà della sposa e proprietario delle oche – stava telefonando al veterinario di famiglia… insomma, dell’allevamento, quando arrivò di corsa la moglie dell’operaio marocchino. La giovane nordafricana, che lavorava nell’allevamento di maiali di Gigi Svecchiato, portava la notizia che anche i suini quella mattina si erano svegliati cornuti, ma portava anche, sulla fronte, due piccole eleganti corna brune che tenevano sollevato il foulard tradizionale. 
     
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Certamente, lettore, ti stai chiedendo anche tu: che cosa succedeva a Cotogna Vecchia? Lì incominciarono a chiederselo in tanti. Qualcuno pensò ad una presenza infernale: pochi giorni prima un imbecille aveva disegnato 666 e altri strani simboli sul muro del cimitero, e le corna dopotutto erano una caratteristica diabolica. I medici e i veterinari però non si fermarono alla demonologia, raccolsero piccole parti di corna e campioni di sangue di animali e persone colpiti dallo strano morbo e consegnarono il tutto ai laboratori d’analisi del distretto sociosanitario. Passò una settimana, durante la quale spuntarono le corna a don Pierdomenico, a suor Casimira, a sette ospiti della Casa di Riposo, al professor Scorlon, al sindaco, a trenta bambini della scuola materna e delle elementari, a ventitré ragazzi delle medie, a sei del liceo… E finalmente arrivarono i risultati delle analisi. Un unico elemento insolito era stato individuato nelle particelle delle corna e nel sangue presi in esame: chiaramente – secondo gli esperti – l’elemento responsabile delle strane protuberanze era la cornina, prodotta – si scoperse ben presto – dal cogeneratore vicinissimo alla bella cittadina di Cotogna Vecchia. Il cogeneratore – grande costruzione da poco inaugurata – era, in sostanza, una specie di fabbrica nella quale si bruciavano i rifiuti, basata su metodologie che secondo i proprietari avrebbero dovuto rispettare l’ambiente… salvo far crescere le corna a esseri umani e animali. Se poi i danni fossero limitabili alle corna, si sarebbe verificato in seguito. 

La notizia si diffuse in un lampo. Giornalisti italiani e stranieri arrivavano in paese, intervistavano qualcuno, scattavano fotografie o effettuavano riprese per le tv, e se ne andavano velocemente. Nessuno si sognava di fermarsi a mangiare o a dormire a Cotogna Vecchia, dato l’inquinamento certo e intenso di cornina. 

Le cattive notizie però non erano ancora finite: in provincia di Agrigento una famiglia appassionata divoratrice di ficolato, tipico dolce cotognese, il 23 dicembre si era svegliata con le corna. La gente della sfortunata cittadina veneta era ormai terrorizzata dalla televisione: non passava telegiornale senza annunci di nuove scalogne, come quella delle corna che erano spuntate a ventidue consumatori abituali di carne di oche allevate a Cotogna. Dei ventidue cornuti, otto abitavano a Bagnacavallo, uno a Mezzane di Sotto e gli altri in Val di Non. 

Insomma, in poche settimane dovettero chiudere a Cotogna Vecchia le fabbriche di ficolato, gli allevamenti di oche, le coltivazioni di carote rosse tipiche della zona, l’Associazione Pensionati Svelti (APS), le scuole… Rimase aperta la Casa di Riposo, tanto, anche se ai vecchi spuntavano le corna, chi se ne fregava? 
 
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Che fare? Come risolvere il tremendo problema? Caro lettore, se tu ti trovassi in un pasticcio del genere, che cosa faresti? 

Qui di seguito ti vengono proposte tre diverse soluzioni: quale ti sembra più giusta e più adatta per la cittadina di Cotogna Vecchia e soprattutto per il presente e il futuro della sua gente? 
 

Primo finale
Lo scienziato professor Artemio Pinzillacchera inventò nell’aprile 2010 la lima da corna. L’attrezzo, in realtà non una lima bensì un laser, poteva segare le corna ai cotognesi e a chiunque fosse stato colpito da infezione da cornina. 

Il cogeneratore che cogenerava le corna continuò la sua attività anzi la triplicò in breve tempo. Gli allevamenti di oche, maiali, caimani da spezzatino riaprirono. Le fabbriche di ficolato si svilupparono meravigliosamente. Le colture di carote rosse, di fichi e di cetrioli padani si estesero ai territori vicini. A Cotogna nacque la più importante fabbrica di lime laser da corna. Molti giovani locali si dedicarono allo studio del nuovo e a quel punto importante fenomeno delle corna. Fiorirono e furono pubblicate varie tesi di laurea sull’argomento. I posti di lavoro aumentarono a vista d’occhio.

Anche ad Eusebio – ricordate la coppia protagonista dell’inizio di questa storia? – fiorirono le protuberanze frontali. Genny rimase davvero incinta e mise al mondo due splendidi gemellini che a sei mesi ebbero le loro corna. Le protuberanze della famiglia furono subito eliminate con l’apposita lima laser. 

I soli ad andare in giro cornuti furono da quel momento gli immigrati non in regola: per loro, l’intervento con la lima laser non era previsto. Fu quindi possibile, dal 2010, distinguere immediatamente gli extracomunitari regolari dai clandestini. E a Cotogna Vecchia tutti vissero felici e contenti.
 
Secondo finale
Accadde esattamente quanto narrato nel primo finale: si potrebbe fare un copia e incolla. Se non fosse che anche i neonati incominciarono a venire al mondo con le corna. 

Ora immaginate le povere porcelle che negli allevamenti partorivano cinque o sei porcellini cornuti! Magari voi non avete mai partorito, ma fate uno sforzo e mettetevi nei panni delle suine. Nei giorni dei parti, Cotogna Vecchia aveva anche il problema dell’inquinamento acustico: le grida delle scrofe si sentivano a chilometri di distanza. 

Ma il peggio arrivò quando i reparti maternità degli ospedali della zona rifiutarono di accogliere signore cotognesi. Bisogna infatti sapere che anche i bambini nascevano con le corna… 

Che fare? Si trovò ben presto la soluzione: al momento della nascita, o anche prima, un intervento intrauterino con la lima laser toglieva di mezzo le corna del nascituro. Anche Genny si sottopose al trattamento laser quando nacquero i suoi gemelli primogeniti. 

Ma ormai stava prendendo piede la nascita extrauterina: dal 2012 i bambini incominciarono ad essere fatti con lo stampo…
 
Terzo finale
Gli abitanti di Cotogna Vecchia si ribellarono e dissero di no al  cogeneratore. Si riunirono in comitati e associazioni, convocarono assemblee, sfilarono in manifestazioni, rilasciarono interviste e dichiarazioni durante animate conferenze stampa, aprirono siti internet, si rivolsero a tutte le autorità esistenti: dal Presidente della Repubblica all’usciere della Banca Popolare della Carota Rossa (BPCR). 

La partecipazione dei cittadini cotognesi alle manifestazioni fu grande. Gli intellettuali, il clero, gli artisti, le casalinghe, i ragazzi delle scuole, gli immigrati – cornuti ma non imbecilli – furono uniti e decisi. Perché era vero, si potevano segare le corna, ma la scelta migliore era evitarle!

Furono sostenuti dai consumatori europei di fois gras, dagli affezionati clienti dei ristoranti dove si consumava il tipico risotto con la carota rossa di Cotogna, dai preoccupati abitanti dei comuni del circondario e soprattutto dai divoratori accaniti di ficolato, che erano proprio tanti non solo nel territorio cotognese ma in Italia e nel mondo. 

Genny ed Eusebio furono in prima fila nelle manifestazioni, si appassionarono alla vicenda, pubblicarono un libro che ebbe molto successo e che ispirò il film CORNUTI E CONTENTI?, del regista Ercole Sancricheto. 

Data la resistenza decisa e nonviolenta degli abitanti non solo dell’amena cittadina veneta, ma di tante altre zone nelle quali si temevano soluzioni altrettanto cornute, gli esperti furono costretti a trovare altri sistemi – e questa volta non dannosi – per trasformare i rifiuti. 

Insomma, la soluzione del problema fu direttamente proporzionale all’impegno, al coraggio e all’intelligenza della gente di Cotogna Vecchia.
 
La Rosa dei Veneti