[Galina Padovanskaya • 18.08.04] Una notte il cardinal Tersilio Bepini fece un sogno: lo avevano nominato membro della giuria che doveva eleggere Miss Italia delle Vitelle! Che idea geniale, pensò il cardinale appena sveglio.   Quella mattina, l’uomo di chiesa e di tv doveva partecipare a un dibattito televisivo sulla morale degli animali, così, mentre si faceva la barba e si vestiva, egli progettò di approfittare della trasmissione per proporre di fronte a tutto il Paese l’idea di un concorso di bellezza per le manze italiane...

SORRISI E CEFFONI. MISS VITELLA TRICOLORE

Una notte il cardinal Tersilio Bepini fece un sogno: lo avevano nominato membro della giuria che doveva eleggere Miss Italia delle Vitelle! Che idea geniale, pensò il cardinale appena sveglio.   Quella mattina, l’uomo di chiesa e di tv doveva partecipare a un dibattito televisivo sulla morale degli animali, così, mentre si faceva la barba e si vestiva, egli progettò di approfittare della trasmissione per proporre di fronte a tutto il Paese l’idea di un concorso di bellezza per le manze italiane.
 
“Indiscutibilmente – pensava il cardinale – le nostre manze sono le migliori del mondo: la pelle levigata, le zampe ben tornite, le mammelle lisce e sode, gli occhi dolci, l’espressione intelligente… Ci sono forse vitelle come le nostre, in Europa o altrove? E allora, perché non trasformare le caratteristiche delle delicate giovani quadrupedi in un vanto, in una nuova gloria, in un esempio e – perché no? – in una fonte di ricchezza per l’Italia?”.
 
Certo, se avesse proposto l’iniziativa alla Direzione RAI, sarebbe stato considerato pazzo. Lo stratagemma di proporla in trasmissione avrebbe costretto la tv di Stato ad ascoltare l’opinione pubblica, sicuramente e immediatamente favorevole all’operazione Miss Vitella Tricolore.
 
La trasmissione “La Rogna”, alle dieci e venticinque della mattina e alle venti e diciassette della sera, presentava agli italiani profondi motivi di riflessione: l’ombelico scoperto può essere fonte di riflessioni sull’origine della vita? Si può dimostrare che i tordi non si masturbano? L’assunzione di sette bicchierini di limoncino al giorno migliora la capacità di concentrazione? Perché nessuno ha mai pensato di sperimentare plantari per capre traballanti? Il cinema può costituire una soluzione – almeno provvisoria – contro l’insonnia?…
 
L’eccessiva problematicità de “La Rogna” aveva sollevato qualche perplessità tra gli intellettuali silviani, ma opportune ricerche dell’agenzia BPO (Basta Pensare Orcocàn) su larghi campioni di popolazione avevano ben presto dimostrato come, durante i ventitré mesi di trasmissioni, gli italiani fossero diventati più tranquilli e rilassati.
 
Il cardinal Tersilio Bepini fece il suo ingresso nella trasmissione “La Rogna”, sedette vicino all’intellettuale Pérfidi e fu presentato dalla conduttrice Coratella Tignosa. La presentazione fu familiare e breve, dato che il cardinale era ospite solito e noto della RAI.
 
La puntata di quella mattina – 14 agosto 2005 – aveva un titolo chiaro: “Esiste una morale animale?” Introdusse l’argomento la proiezione di un reperto televisivo, che mostrava due sensieròti che cantavano:
 
La gallina
non è un animale
intelligente:
lo si capisce,
lo si capisce
da come guarda la gente…

 
Coratella Tignosa osservò subito come il concetto espresso dall’antica canzone fosse superato, e introdusse l’inevitabile momento dedicato alla cucina: la presentazione dell’insalata – e della relativa dettagliata ricetta – di zampe di gallina con ostriche e ortiche crude. E subito arrivò la domanda al cardinale: “Le galline, cardinale, delle quali noi osiamo gustare le zampe, la reguesta e il resto, secondo lei sono morali? Il loro comportamento si può definire ispirato ad una legge che non sia solo il tornaconto e/o il piacere individuale?”.
 
“La sua domanda è terribile, cara Coratella! Terribile, terribile. Eppure, personalmente mi regala un attimo di gioia: mi ricorda gli anni della mia infanzia, quando la mia nonna ogni due settimane tirava il collo a una gallina, spennava il tutto, brustolava la povera bestiola nuda su un fuocherello di mòcoli di granoturco, eviscerava la poveretta e le tagliava le zampe. Il corpo della gallina andava subito al padrone della campagna che i miei genitori lavoravano come salariati, mentre le zampe, la reguesta, el reguestin, el figà e talvolta perfino la testa e il collo restavano a noi… Era festa grande, erano giorni di gioia…”.
 
“Che belli questi ricordi della sua fanciullezza, cardinale. Ma che cosa può dirci della morale di quella gallina sventurata e sventrata?”
 
“La morale che cos’è? Non è necessario che sia scritta da qualche parte. Basta che sia nel cuore, sì, nel cuore! La gallina rispetta il pollaio (nel dir questo, il prelato mostrava sempre più accentuata la sua somiglianza ad un’attempata gallina padovana), mangia fino a sazietà, se può, ma non si impadronisce di quantità di cibo che basterebbero per secoli ad altri polli. Non uccide nessuno… beh, forse qualche cavalletta di passaggio. Si comporta insomma molto meglio di certi umani che non hanno pietà per i loro simili, fanno la guerra, si prendono enormi ricchezze che potrebbero far vivere decentemente chissà quanti fratelli… Questi ingordi hanno un solo principio morale: polli, sempre polli, fortissimamente polli!…”.
 
“Eh no, adesso basta! – Soltanto la decisa pigrizia trattenne l’intellettuale Pérfidi dalla scattare in piedi – Lei non può permettersi di offendere pubblicamente il Presidente del Consiglio…”.
 
La dolce Coratella Tignosa era pallida come un lenzuolo lavato con Splash: “Cardinale, la prego, resti in tema: esiste una morale animale? Lei ci ha parlato della gallina, ma ci illumini sulla morale delle bestie in generale… Sa, la RAI deve essere equilibrata, non può parlare soltanto di galline, anzi di una sola gallina del periodo tra le due guerre del Novecento…”.
 
Pérfidi intervenne pensando che fosse finalmente arrivato il suo momento: “E le galline sovietiche, allora? Le galline comuniste?…”.
 
Coratella afferrò la situazione: “Il nostro pubblico si aspetta qualche osservazione sui bovini! Ecco – aggiunse immediatamente, rivolgendosi al pubblico televisivo – Avanzino Digalera e il suo gruppo, che ci riporteranno nel cuore del tema della trasmissione!”.
 
Avanzino e soci furono immediatamente inquadrati dalla telecamera: visti così, col vestito a macchie bianche e caffelatte, parevano una mandria ubriaca. Il gruppo diede inizio alla canzone:
 
Vitella, vitella, vitella,
ti voglio al più presto sposar!
O mia vacca mora,
no non mi lasciare,
io ti voglio maritare,
oh oh oh oh oh oh!…

 
Alla fine della canzone ci fu da parte del pubblico uno slaquarissso applauso. E finalmente il cardinal Tersilio Bepini tornò in primo piano su tutti i video d’Italia e disse con tono ispirato: “Ho fatto un sogno. Ho sognato che un concorso di bellezza per vitelle avrebbe dato inizio ad una moda ma anche ad una nuova considerazione nei confronti delle giovani bovine. Sì, come ho già detto, credo che gli animali, maschi e femmine, possano avere una morale ed essere morali. Credo che tra le vitelle si possano distinguere delle giovani bovine belle più delle altre, ma anche più intelligenti della media, sensibili, altruiste, impegnate, gentili. Sogno che un giorno anche le giraffe, le capre, le galline faraone… potranno essere valorizzate. E affermo ancora, assumendomi la responsabilità di quel che dico, che ci sono bestie tanto più morali di certi esseri umani…”.
 
I video d’Italia sintonizzati su “La Rogna” si annebbiarono, strisce orizzontali incominciarono a ballare. Quando la visione tornò normale, la trasmissione era finita da un pezzo. Andava in onda l’inaugurazione della più grande portaerei della storia d’Italia. Il Presidente della Repubblica pronunciava un ispirato discorso sulla Patria, il cardinale di Genova spruzzava acqua benedetta.
 
La trasmissione “La Rogna” non andò più in onda. Fu sostituita da “Marciamo!”, animata da Patrizio Peronospora, figlio di ventiquattresimo letto del Segretario della Mansarda.  
 
Ebbe inizio quell’anno il concorso Miss Vitella Tricolore. Nessuno ne attribuì l’idea al cardinal Tersilio Bepini, e questi non si sognò nemmeno di sporgere qualche reclamo. Era infatti deluso e amareggiato dalle finalità e dallo stile del concorso stesso: si consideravano infatti le zampe, il pelo, il pieto, i denti, gli orecchi e il dolce ciuffo di peli tra le corna delle concorrenti… Si era inventato per l’occasione un bidè per manze. Ma dell’impegno, dell’intelligenza, della serietà, dell’altruismo delle giovani bovine, nel regolamento del concorso non c’era nemmeno l’ombra.
 
Galina Padovanskaya