[di Tamara Zambon – Gruppo commercio equo e solidale di Costalunga (VR) • 19.12.03] Il 15 novembre 2003 si è tenuto a Villa Buri (a San Michele Extra, Verona) un incontro organizzato da Bilanci di Giustizia, tenuto da Andrea Saroldi, l’autore del libro «Costruire economie solidali», in cui descrive un nuovo modello di economia che potrebbe risolvere i problemi derivanti dall’attuale economia neoliberista, come per esempio la distribuzione disuguale della ricchezza o la dipendenza dalle multinazionali del commercio...

STILI DI VITA. COSTRUIRE ECONOMIE SOLIDALI

Il 15 novembre 2003 si è tenuto a Villa Buri (a San Michele Extra, Verona) un incontro organizzato da Bilanci di Giustizia, tenuto da Andrea Saroldi, l’autore del libro «Costruire economie solidali», in cui descrive un nuovo modello di economia che potrebbe risolvere i problemi derivanti dall’attuale economia neoliberista, come per esempio la distribuzione disuguale della ricchezza o la dipendenza dalle multinazionali del commercio.
La nostra attuale logica capitalistica persegue una crescita illimitata del commercio e per questo è diventata insostenibile perché consuma più risorse di quelle che produce. Per questo si stanno cercando nuove strade alternative che consentano il benessere dell’individuo, ma anche che assicurino la sopravvivenza del sistema globale.
L’economia solidale è una di questi tentativi; essa parte dall’interno per trasformare il sistema e per raggiungere un benessere collettivo. Essa si fonda su quattro “livelli”, che partono dall’individuo per arrivare ad un sistema generale di “reti di scambio”. È un progetto nato nel Sud America e di cui primo portavoce è stato il brasiliano Euclides Mance («La rivoluzione delle reti»).
Le basi del sistema sono gli stili di vita individuali, cioè le scelte personali che il consumatore compie nel rispetto di vari criteri di giustizia, di solidarietà, di rispetto per l’ambiente e per le persone, di genuinità… Esempi di comportamenti di questo tipo sono: il consumo critico, il commercio equo e solidale, i gruppi di acquisto solidale, l’ecologia, la finanza etica, il turismo responsabile.
Al secondo livello ci sono quindi i gruppi, che riuniscono persone con gli stessi “ideali” e gli stessi stili di vita: sono le realtà collettive, presenti numerose anche nel nostro territorio. Esse cercano di aiutare e guidare i consumatori nelle loro scelte personali per dare forza a esperienze di economia solidale. Ne sono esempi le cooperative sociali (realtà di produzione di beni e servizi non orientate al profitto ma alla mutualità), le botteghe del mondo, Banca Etica, i gruppi d’acquisto…
Il livello successivo è quello del progetto locale: una comunità composta da vari tipi di soggetti cerca di definire delle strade per sviluppare il proprio territorio, a partire dalle sue caratteristiche peculiari, e farlo diventare autosostenibile. Le decisioni non vengono quindi prese dall’alto o da “lontano”, cioè per esempio dal governo statale, ma dalla comunità stessa, che conosce le proprie esigenze e le proprie capacità. Si creano perciò dei circuiti locali per il beneficio dei consumatori, delle realtà collettive e del territorio. Un esempio vicino a noi di progetto locale sono i BOB, Buoni Ordinari Bovini, creati a Schio (Vicenza). In questo caso il risparmiatore fa un investimento comprando dei BOB con cui finanzia una cooperativa che gestisce l’allevamento dei bovini e mantiene curati i prati, altrimenti inutilizzati. Quando il BOB scade l’investimento può essere riscosso: il denaro proviene dal ricavo della macellazione degli animali. In questo modo ci sono vantaggi per l’ambiente (che altrimenti rischierebbe di degradarsi, perché sempre più persone emigrano dalle montagne per andare in città), per la cooperativa e il proprietario del terreno che hanno una piccola rendita, per il risparmiatore.
A partire da tutte queste realtà si può costruire qualcosa di più, che riesca  a trasformare l’economia globale. È qui che si inserisce l’idea di Euclides Mance: le reti di scambio di informazioni, beni, servizi, denaro. Esse sono create in modo che le realtà collettive locali si riforniscano le une dalle altre, scambiandosi tutti i beni e i servizi di cui hanno bisogno. In questa maniera la rete dovrebbe riuscire ad autosostenersi, poiché anche gli utili ricavati vengono reinvestiti all’interno della rete stessa, per la sua espansione. Queste reti possono essere racchiuse all’interno di un solo territorio o anche raggruppare più territori vicini o lontani, in modo da assicurare la presenza di tutti i prodotti necessari alla comunità. Per esempio il commercio equo e solidale è una rete mondiale tra Nord e Sud del pianeta.
Si sta tentando di mettere in pratica questi principi anche in Italia; per questo nell’ottobre del 2002 si è riunito a Verona un gruppo di lavoro volontario che ha già stilato una «Carta dei principi dell’economia solidale», presentata nel corso di Civitas nel maggio 2003. Nel nostro Paese le varie esperienze, i vari settori dell’economia solidale sono già organizzati, quindi si sta cercando di collegarle tra loro almeno localmente.
(fonte: GamarJournal – giornalino dell’Associazione Gamargioba per il commercio equo e solidale www.gamargioba.it)