[Veneto Sociale • 07.10.04] "Adozioni vicine" di bambini figli di detenuti del carcere di Treviso che vivono nella nostra città eppure nessuno li conosce. Si tratta in molti casi di condizioni precarie, con grosse difficoltà economiche, abbandonate ai margini della società. Una recente indagine svolta in collaborazione con gli assistenti sociali dei CSSA di Venezia e gli educatori della casa circondariale di Treviso ha segnalato la presenza di numerose situazioni di disagio, in cui i figli più grandi abbandonano la scuola per trovare una occupazione e i più piccoli vengono lasciati a casa tutto il giorno mentre la madre è al lavoro...

TREVISO. PROGETTO “MINORI ALLA PORTA – ADOZIONI A VICINANZA”

“Adozioni vicine” di bambini figli di detenuti del carcere di Treviso che vivono nella nostra città eppure nessuno li conosce. Si tratta in molti casi di condizioni precarie, con grosse difficoltà economiche, abbandonate ai margini della società. Una recente indagine svolta in collaborazione con gli assistenti sociali dei CSSA di Venezia e gli educatori della casa circondariale di Treviso ha segnalato la presenza di numerose situazioni di disagio, in cui i figli più grandi abbandonano la scuola per trovare una occupazione e i più piccoli vengono lasciati a casa tutto il giorno mentre la madre è al lavoro. L’iniziativa “Adozioni a vicinanza: gli occhi guardano lontano, il cuore vicino”, lanciata in questi giorni dalla Caritas Tarvisina nell’ambito del progetto “Minori alla porta”, riguarda proprio le famiglie dei detenuti della casa circondariale di Santa Bona.

Prevede di interessare parrocchie, gruppi, associazioni, coppie e singoli chiedendo un contributo economico mensile di 15 euro così da garantire attività scolastiche, cure mediche ed altri piccoli interventi per alcuni bambini in difficoltà.

Questa proposta rappresenta uno strumento importante per cominciare a informare e riflettere sulla complessa realtà del carcere, vero e proprio tabù per la nostra comunità. Le notizie sono sempre scarse – per non dire nulle –, così come le possibilità di ragionare intorno ai temi della devianza, della libertà e della pena, del recupero umano e sociale, degli affetti negati. Il progetto “Adozioni a vicinanza” desidera venire incontro anche a questa necessità di informare, muovere le coscienze, aprire degli interrogativi. A tutti coloro che desiderano partecipare all’iniziativa Caritas infatti verranno consegnati periodicamente dei fogli informativi sullo stato del progetto, la situazione dentro e fuori il carcere (fermo restando la garanzia di anonimato sia per chi dona sia per chi riceve).

Il progetto “Adozioni a vicinanza” intende inoltre costituire, formare e avviare un gruppo di volontari capaci di porsi in ascolto dei disagi di queste famiglie, di accompagnare alcune situazioni di emergenza, di attivare le risorse del territorio.

Infine a fronte di un’attività che si muove all’esterno delle mura del carcere la Caritas sta studiando la possibilità di promuovere anche alcune piccole iniziative dentro l’istituto di pena. Per coordinare tutte queste attività è stata costituita una apposita commissione che si ritrova periodicamente in carcere. Tra gli obiettivi prioritari si prefigge di coinvolgere il volontariato, mettere in rete le risorse del territorio e veicolare all’esterno di informazioni non deviate. Queste iniziative, a vario titolo, sono svolte in collaborazione con gli educatori del carcere, il cappellano e gli operatori del Centro di servizio sociale per adulti (CSSA).

Chi fosse interessato a ricevere materiale informativo sulle “Adozioni a vicinanza” e aderire all’iniziativa può contattare l’ufficio della Caritas Tarvisina allo 0422.576815 oppure inviare una mail all’indirizzo: [email protected]