TUTTI POSSONO VENDERE ARMI

[Francesco Vignarca e Michele Sasso – 15.11.2010] Eludere i controlli sull’export militare è facile. La legge ha 20 anni ma la sua riforma è un rischio. Un imballaggio, un pacco e una scarna lettera di vettura come accompagnamento. Basta solo questo a un’azienda per far uscire dall’Italia, e circolare chissà dove nel mondo, pezzi e componenti di sistemi d’arma. In barba alla legge italiana in materia (la 185/90 fresca di ventesimo compleanno) che prevede invece tutta una serie di autorizzazioni incrociate. Una legge dagli alti standard di trasparenza ma che non è difficile aggirare tenendo nascoste spedizioni -per le quali magari non si dispone dei prescritti documenti- con meccanismi elementari.

Lo conferma ad «AltrEconomia» una fonte interna all’area spedizioni di una grande azienda di produzioni militari italiana, che dobbiamo mantenere anonima: tutto parte da semplici operazioni di spedizione merce, come succede ogni giorno in milioni di imprese italiane. «Poiché il materiale cui non si applica la legge 185 viaggia con una semplice lettera di vettura e senza necessità di licenze, basta che il magazzino autocertifichi che l’imballo non contiene parti d’arma e il gioco è fatto».

Banale e sconcertante: ciò è possibile perché mancano controlli seri, da effettuare su tutto quanto proviene da una industria bellica a prescindere dai documenti di accompagnamento. Basta infatti far circolare la merce senza disegno tecnico (unico elemento in grado di far discriminare se ci si trova o meno davanti ad una parte di arma di natura militare): non c’è nessuna possibilità di verificare appieno spostamenti e corrispondenza alle autorizzazioni… [ leggi l’articolo ]

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