[Amedeo Tosi • 23.02.04] Misna, l’agenzia di stampa missionaria, ha reso noto domenica 22 febbraio che “una quartina di corpi sarebbero stati individuati sull’erba a tre chilometri di distanza dal campo profughi di Barlonyo, 25 chilometri a nordest di Lira (Uganda del nord), dove ieri si è consumato un massacro per mano dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra)”. Il nuovo ritrovamento farebbe lievitare il bilancio delle vittime a 213 persone, in prevalenza donne, bambini e anziani...

UGANDA. ANCORA MASSACRI DI DONNE, BAMBINI, ANZIANI. PROSEGUE LA CAMPAGNA DI PRESSIONE POLITICA

Le ultime notizie lanciate dalle agenzie di stampa non sono confortanti: in Uganda si continua a sparare e a morire.
 
GLI ULTIMI EVENTI
 
Misna, l’agenzia di stampa missionaria, ha reso noto domenica 22 febbraio che “una quartina di corpi sarebbero stati individuati sull’erba a tre chilometri di distanza dal campo profughi di Barlonyo, 25 chilometri a nordest di Lira (Uganda del nord), dove ieri si è consumato un massacro per mano dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra)”. Il nuovo ritrovamento farebbe lievitare il bilancio delle vittime a 213 persone, in prevalenza donne, bambini e anziani. “Gli ultimi cadaveri sarebbero stati rinvenuti da persone recatesi nei dintorni del luogo della strage durante la giornata odierna. La notizia ha raggiunto anche padre Sebhat Ayele, missionario comboniano segretario e portavoce del ‘Lango religious leaders forum’ (Lrlf), che era stato il primo a giungere sul luogo del massacro. “Siamo abbandonati dalla comunità internazionale” , ha detto alla MISNA il religioso sottolineando che, se confermato nelle sue dimensioni, quello di Barlonyo sarebbe il peggiore massacro condotto dai ribelli del Lra. Il raid ha provocato anche una settantina di feriti, ora ricoverati all’ospedale distrettuale di Lira e presso l’ ‘Ogur health centre’. Il missionario comboniano di origini eritree ha aggiunto di avere avuto conferma dalle milizie civili messe in fuga dai ribelli che questi ultimi brandivano nuove armi con cui hanno disorientato le già deboli difese del campo profughi. Sabato sera, dopo avere bombardato l’accampamento con mortai e lanciarazzi tipo ‘rpg’, gli uomini del Lra hanno dato alle fiamme oltre 500 capanne, in molte delle quali si erano richiusi i profughi nel tentativo di proteggersi. Secondo prime valutazioni sulla base delle testimonianze, l’attacco potrebbe essere stato condotto dagli uomini di Vicent Otti, braccio destro di Joseph Kony quest’ultimo visionario capo della ribellione che dalla fine degli anni ‘80 insanguina i distretti del nord Uganda. “Ci sentiamo traditi e incompresi – ha ripetuto alla MISNA padre Sebhat che con gli altri missionari in loco da anni cerca di attirare l’attenzione della comunità internazionale su un conflitto che sta falcidiando decine di migliaia di innocenti. “La gente è disperata. Ci hanno dimenticati: è come se non appartenessimo più all’umanità” ha concluso.
 
CAMPAGNA DI PRESSIONE
 
Stante la drammatica situazione, in Italia come altrove si sta tentando di sensibilizzare ed informare le autorità politiche anche mediante raccolte di firme in calce a petizioni telematiche (e non solo) come quella promossa dal Punto Pace Pax Christi di Verona che GRILLOnews vi ha invitato a sottoscrivere alcune settimane fa. “Dopo il lancio dell’appello sono giunte al recapito email [email protected] oltre 1550 firme da tutta la Penisola; firme che abbiamo già provveduto ad inviare ai leader dei partiti politici nazionali e a vari parlamentari, una cinquantina in tutto tra deputati e senatori”, spiega Luca Salvi, uno dei promotori veronesi dell’iniziativa.
Come molti di voi ricorderanno l’appello sottolineava che “nel Nord-Uganda da 17 anni è in corso una terribile guerra civile, di cui nessuno parla. Ogni giorno il cosiddetto Esercito di Liberazione del Signore (LRA), guidato da Joseph Kony, un pazzo sanguinario, commette massacri, mutilazioni, torture di civili e rapimenti di bambini e bambine, destinati a diventare soldati e schiave. I bambini-soldato vengono usati come carne da macello, drogati, violentati, costretti ad assassinare i loro familiari e coetanei, obbligati a mangiare carne umana perchè, perdendo la propria umanità, possano compiere atti disumani. In Uganda «La situazione umanitaria è peggiore di quella in Iraq: non c’è nessun altro posto al mondo con un’emergenza di questo livello, che richiama così poco l’attenzione internazionale» ha dichiarato recentemente Jan Egeland, vicesegretario generale dell’Onu. A questa presa di posizione non è ancora seguita alcuna iniziativa da parte della comunità internazionale, mentre i missionari Comboniani da mesi chiedono inutilmente l´invio dei Caschi Blu per difendere la popolazione civile. Ora basta! La terra ugandese è stanca di bere sangue, per questo ci appelliamo al Parlamento e al governo italiano, al Parlamento e ai governi d’Europa e alla comunità internazionale per porre fine a questa follia. Chiediamo la presenza attiva dell’ONU per salvare la vita di molte persone e dare inizio a un processo di pace”.
 
La campagna di pressione nei confronti dei parlamentari continuerà anche nei prossimi giorni.
Vi invitiamo, pertanto, a tenervi informati mediante la lettura di
www.misna.org e a firmare –se già non l’avete già fatto- la suddetta petizione, inviando una email con il vostro nome, cognome, indirizzo civico e provincia di residenza a: [email protected]