[di padre Giulio Albanese (MISNA) • 09.07.03] La guerra in Uganda va avanti senza che il mondo se ne accorga. Per carità, di disgrazie ve ne sono sempre dappertutto, ma per decenza, credendo noi dell’agenzia MISNA (www.misna.org) che la vita umana è sacra a settentrione come a meridione, riteniamo doveroso, sempre e comunque, raccontare i massacri, saccheggi e rapine che devastano le periferie africane e che certi governi occidentali, come quello del rampante Tonny Blair, ignorano, cinicamente, di proposito...

UGANDA – RIBELLI DI KONY AVANZANO PER IL CINICO SILENZIO DEGLI ONESTI

La guerra in Uganda va avanti senza che il mondo se ne accorga. Per carità, di disgrazie ve ne sono sempre dappertutto, ma per decenza, credendo noi dell’agenzia MISNA (www.misna.org) che la vita umana è sacra a settentrione come a meridione, riteniamo doveroso, sempre e comunque, raccontare i massacri, saccheggi e rapine che devastano le periferie africane e che certi governi occidentali, come quello del rampante Tonny Blair, ignorano, cinicamente, di proposito. Non è un mistero per nessuno che la diplomazia di Londra sia tra quelle che si ostinano a dipingere la politica ugandese con i colori dell’arcobaleno, mentre la ‘pace’, quella vera, continua ad essere, paradossalmente, la grande assente. D’altronde, il ‘feeling’ che lega l’Uganda al Regno Unito, fatto d’interessi geopolitici ed economici difficili da raccontare in poche battute, è sotto il sole di Kampala da mattina a sera; anche se poi è proprio il governo di Blair a voler impartire lezioni di democrazia a destra e a manca secondo logiche utilitaristiche, più che di bene comune. Tra poche ore, quando avremo modo di sfogliare i giornali della stampa italiana ed estera, scopriremo, per l’ennesima volta, che saranno davvero pochi a riportare i tragici fatti che hanno sconvolto Soroti e dintorni. Notizie che per la casalinga di Voghera, come anche per il metalmeccanico di Termini Merese, non saranno mai esistite perché nessuno, tra coloro che fanno questo mestiere – tranne qualche lodevole eccezione, s’intende! – avrà avuto il buon senso di raccontarle. A parte il rapimento di 200 persone nella zona di Lwala, avvenuto lunedì sera, a parte il lamento di tanta gente sfollata, il dato più inquietante, come già scritto ieri sera dalla MISNA, è la rapida discesa del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) verso Sud. Un ‘avanzata che dimostra la scarsa volontà dell’esercito governativo di contrastare militarmente il movimento di Joseph Kony, un pazzo visionario al soldo di Khartoum. Viene spontaneo chiedersi cosa intenda fare il governo del presidente Yoweri Museveni, visto che i ribelli sono a circa 280 chilometri dalla capitale. L’interrogativo è legittimo se si pensa che, andando di questo passo, il numero delle diocesi cattoliche che, in un modo o nell’altro, sono state visitate dai seguaci di Kony è salito a quattro: Arua, Gulu, Lira e Soroti. La gente è ridotta allo stremo – anche questo, per inciso, lo scriviamo tutti i giorni – e stando alle conoscenze acquisite sul campo dalla nostra redazione, il numero dei civili colpiti dalla guerra, con lo sconfinamento verso Soroti, va ben al di là dei due milioni. Come se non bastasse, alcune missioni cattoliche del nord Uganda sono senza protezione per mancanza di soldati. Non vogliamo fare nomi per ragioni di prudenza, ma troviamo tutto questo alquanto sconcertante. Come, tra parentesi, troviamo incomprensibile la negligenza di certe rappresentanze diplomatiche, accreditate a Kampala, le quali non sembrano affatto interessarsi delle vicende che insanguinano i teso, i kuman, gli acholi e i lango: etnie che rischiano d’essere sterminate. La domanda allora è una sola: quanto tempo dovrà trascorrere prima che finisca questa maledetta guerra? Viene alla mente una citazione di Martin Luther King: “Dovremo temere non tanto le parole e le azioni odiose dei malvagi, quanto l’orribile silenzio degli onesti”.