VENTIMILA FIRME CONTRO I CACCIA JSF. MA IL GOVERNO STA PER CHIUDERE L’AFFARE


Oltre ventimila firme di cittadini e cittadine italiane che dicono il loro «no» all’acquisto dei 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter da parte dell’Italia, per una spesa di oltre 14 miliardi di euro: gli attivisti della Rete italiana per il Disarmo e della campagna Sbilanciamoci le avrebbero volute consegnare al governo, lo scorso 21 dicembre 2009, ma non sono stati ricevuti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. «E allora gliele spediremo per posta», dicono.

Una mobilitazione iniziata la scorsa primavera dal portale di informazione GRILLOnews.it, che promosse la Campagna di Indignazione Nazionale e poi da Rete Disarmo e Sbilanciamoci – che lanciarono una petizione e una serie di controproposte per un diverso impiego dei soldi destinati all’acquisto dei cacciabombardieri: dalla costruzione di 3mila asili nido, alla messa in sicurezza di mille scuole, alla ristrutturazione dell’intero centro storico della città de L’Aquila distrutta dal terremoto, a cui si sono unite oltre 100 associazioni di area cattolica, pacifista e del volontariato sociale.

«Secondo il ruolino di marcia del progetto Jsf entro la fine dell’anno il governo italiano, dopo aver chiesto ed ottenuto qualche mese fa un parere al Parlamento in poco tempo e senza praticamente dibattito, dovrebbe chiudere il contratto per i cacciabombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro Paese fino al 2026», spiegano Rete Disarmo e Sbilanciamoci. «Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi sia per la sua incoerenza (si tratta di un aereo di attacco che può trasportare anche ordigni nucleari) con le autentiche missioni di pace del nostro Paese»; e di una scelta «immorale, vista la situazione economica e sociale del nostro Paese e dell’intero mondo. In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali, destinare tutti questi miliardi di euro alla costruzione di 131 cacciabombardieri è una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione attuale del nostro Paese».

Le associazioni e i 20mila firmatari delle due petizioni chiedono quindi al governo «di non procedere alla prosecuzione del programma», destinando le risorse a programmi di riconversione civile dell’industria bellica e ad interventi di natura sociale: si possono «costruire 3mila nuovi asili nido, realizzare 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese». Il governo – chiedono le associazioni – faccia «una scelta di pace e di solidarietà, blocchi la prosecuzione del programma destinando le risorse così liberate alla società, all’ambiente, al lavoro, alla solidarietà internazionale». «Sarebbero regali natalizi più graditi agli italiani asili, pannelli solari e sussidi», dicono Giulio Marcon di Sbilanciamoci e Massimo Paolicelli della Rete Disarmo. «Chi è stato recentemente oggetto di violenza fisica come il presidente Berlusconi dovrebbe capire meglio il dramma legato allo spreco di così tante risorse nella costruzione di macchine che sono il più perfetto e tecnologicamente avanzato modo di portare violenza su grande scala. Senza dimenticare che anche quando non sparano le armi creano impatti negativi perché drenano risorse ad usi più socialmente positivi». (l.k.)