VERONA. CENTRO D’ASCOLTO E GARANTE PER I DETENUTI: ORA TOCCA ALLE ISTITUZIONI

«Nella sezione femminile del carcere di Montorio ci sono due Gesù bambini: uno simbolico adagiato nella culla del presepe, l’altro, di 27 giorni, in grembo alla madre detenuta». È Roberto Sandrini, presidente dell’Associazione La Fraternità, a denunciare il fatto nel corso della conferenza stampa di presentazione di un libretto appena pubblicato sul progetto d’intesa Sportello Giustizia. «Intanto fuori dal carcere i familiari attendono sulla strada l’accesso ai colloqui, senza un riparo e senza riferimenti. Se non rispettiamo la legge, come possiamo pensare che chi ha commesso un reato capisca veramente di aver sbagliato e di aver infranto un valore comune?» si chiede Arrigo Cavallina, volontario della Fraternità e responsabile del progetto, che aggiunge «evidentemente la realizzazione di un progetto nasce dalla constatazione di un bisogno».

Il bisogno è quello di tutelare i diritti di chi è privo di libertà e creare una via di comunicazione tra l’area del penale e il territorio circostante perché – parole di Sandrini – «si smetta di dar colpa all’ammalato se non guarisce, ma le responsabilità ricadano su chi lo deve curare».

Promosso dal Centro Servizi per il Volontariato di Verona, il progetto Sportello Giustizia è nato due anni fa, per «arricchire le esperienze e le competenze delle associazioni, mentre svolgono un servizio di utilità sociale non indifferente», spiega la presidente del CSV Elisabetta Bonagiunti. Convinte che la sicurezza si difenda con una paziente integrazione e garantendo i diritti di tutti, le associazioni che hanno aderito al progetto – con capofila La Fraternità –  hanno scelto la via della collaborazione per puntare a degli obiettivi che singolarmente non sarebbero state in grado di affrontare. Don Tonino Bello, Cestim volontariato, Emmaus Villafranca, Ripresa Responsabile, Società S. Vincenzo e Volontariato calabriano Perez hanno agito in rete per dare visibilità alle problematiche che circondano la realtà del carcere.

Una delle più urgenti è quella che richiede l’istituzione – anche a Verona – della  figura di un Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, già in esercizio in molte città, province e regioni della penisola. Ciò rappresenterebbe l’apertura di un dialogo tra la città e il carcere, oltre che la garanzia di una tutela di quei diritti che, secondo la Costituzione, devono essere comuni a tutti i cittadini, siano essi reclusi o meno. Anche perché, riprende Cavallina «se chi vive o esce dal carcere è accolto, guidato e tutelato vi sarà senz’altro più sicurezza». Dopo il convegno svoltosi nel novembre 2006 e il coinvolgimento dell’ambito istituzionale – spiega il fascicolo –  «mancava solo la votazione dell’assemblea, ma eravamo alla vigilia del rinnovo elettorale e nell’ultimo Consiglio utile pare non ci sia stato il tempo».

Altro tramite di integrazione tra carcere e territorio sarebbe la realizzazione di un Centro d’ascolto davanti al carcere di Montorio, per offrire assistenza e un servizio di informazione non solo ai detenuti in condizione di semilibertà, a chi esce dal carcere e si ritrova privo di punti di riferimento e allo stesso personale penitenziario, ma soprattutto ai familiari delle persone recluse. Chiunque abbia occasione di passare dalle parti del carcere – specie in una mattina di pioggia e freddo – può rendersi facilmente conto di quanto siano proprio quest’ultimi a necessitare di un punto di riferimento e di accoglienza. Una proposta, quella del Centro d’ascolto, che risale a oltre 10 anni fa e che «avanza e retrocede» – spiega Cavallina – «con un silenzio da parte dell’amministrazione precedente che continua con quella attuale». L’iniziativa è stata approvata nel febbraio di quest’anno. «Da quel momento – è scritto nel libretto – non abbiamo più ricevuto nessuna comunicazione. Il 18 maggio 2007, nel corso di un incontro relativo a tutt’altro, abbiamo appreso informalmente che il tema Centro d’ascolto era stato inserito in un più ampio ‘Progetto Carcere’ elaborato dagli uffici comunali e presentato per il finanziamento ad una fondazione bancaria. E qui terminano le tracce».

Sono invece recenti le tracce lasciate da un altro aspetto del progetto Sportello Giustizia: stabilire un protocollo di collaborazione tra Università degli studi di Verona e realtà carceraria. Lo scorso 6 dicembre 2007 si è svolto un convegno sul tema all’Università di Verona e tutto lascia sperare in un prossimo felice accordo tra le parti. L’idea è di istituire uno sportello informativo interno al carcere, a cui i detenuti di Montorio possano rivolgersi per un’assistenza ad ampio raggio sui temi che li riguardano, siano essi giuridici, sociali, amministrativi, educativi o familiari. A fornire informazioni saranno gli studenti in corso delle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione, che potranno acquisire un’esperienza senz’altro preziosa per il loro futuro lavorativo.

Ciò che ora preme è far luce sulle battute d’arresto da parte delle istituzioni e stimolare le stesse a prendere una decisione sulla figura del Garante dei Diritti – ampiamente trattata anche in un CD Rom allegato al fascicolo e on line su www.lafraternita.it – e sulla realizzazione del Centro d’ascolto. Entrambe tematiche urgenti, dato il ripresentarsi del sovraffollamento e l’ormai chiara necessità di un’integrazione tra carcere e società civile per risolvere i problemi dell’una e dell’altra. «Il compito del volontariato è esaurito» – afferma Cavallina. Che conclude: «ora tocca all’amministrazione comunale attuale riprendere in mano la situazione».

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