[il Gazzettino 20.07.04] Oscar Mazzocchin, presidente della Cooperativa Adelante e membro del comitato regionale del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), va dritto al cuore della questione formativa: la strada della punizione e della repressione non porta da nessuna parte...

VICENZA. MAZZOCCHIN (CNCA): EDUCARE, NON INCARCERARE

Sono finite le scuole, gli impegni per i nostri ragazzi si sono ridotti e per le famiglie cominciano i “pensieri”. Se a lavorare sono entrambi i coniugi, per i più piccoli funzionano egregiamente Grest, centri estivi e attività varie (vedi articolo a lato). Tengono occupati e fanno divertire i ragazzi per l’intera settimana, in attesa che arrivino le ferie anche per i genitori.

Ma tra i più grandicelli, quelli delle superiori per capirci, sono pochi quelli che hanno un lavoretto, e il più delle volte è concentrato nel fine settimana. Per chi fa parte di associazioni di volontariato, per chi frequenta l’oratorio o segue attività culturali, una o due settimane fino a settembre sono già impegnate. Per tutti però, il tempo da occupare in maniera utile e rilassante rimane tanto.

Da qui sorgono le preoccupazioni delle famiglie, perché a volte nascono amicizie e si formano compagnie non sempre cristalline. Le lunghe notti estive al bar, in birreria o nei parchi, possono essere l’inizio di percorsi equivoci. Sono argomenti molto familiari a Oscar Mazzocchin, da una vita al fianco dei ragazzi, con la passione per la formazione delle giovani leve del domani. “Quello che ci preoccupa di più non è il primo spinello ma la quinta birra. Se da una parte gli esperti non hanno ancora stabilito il nesso diretto tra bravata della sigaretta con l’avvio alla tossicodipendenza, è invece assodato il rapporto tra etilismo e disordine generale di vita, con quel che ne consegue in fatto di stragi del sabato sera o tafferugli notturni fuori della discoteca”.

Mazzocchin, presidente della Cooperativa Adelante e membro del comitato regionale del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), va dritto al cuore della questione formativa: la strada della punizione e della repressione non porta da nessuna parte.

La proposta di legge Fini in materia di tossicodipendenze, ormai giunta in dirittura d’arrivo, produrrà sconquassi tremendi, azzererà il lavoro fatto con enorme fatica in questi anni, manderà in carcere ragazzi con pene pesantissime. Con l’aggravante dell’ipocrisia, in quanto sono previste pene alternative al carcere, ma di fatto la legge in questione non destina fondi per le comunità di accoglienza presso cui iniziare percorsi di recupero. Quindi, non rimane che la galera”.

Una scelta che non tiene conto di quanto ha ribadito recentemente l’assessore regionale Antonio De Poli, che a nome di tutti gli Assessorati ai servizi sociali d’Italia, ha chiesto di investire sulla prevenzione piuttosto che sulla repressione. E per fare prevenzione occorre affiancare ai ragazzi persone adulte significative, creare opportunità di aggregazione alternative ai pub, alle discoteche, alle strade. Mazzocchin si infervora quando ricorda la campagna “Non incarcerate il nostro futuro“, intrapresa tempo fa per riaffermare l’importanza di intervenire prima del carcere. “Dobbiamo dare vita ad una alleanza virtuosa per il bene e a servizio dei nostri giovani: non bastano più le agenzie educative tradizionali, come la famiglia, la scuola, la parrocchia, ma è tutta la città e l’intera collettività che devono farsi carico dei propri ragazzi.

Ecco perché abbiamo coinvolto l’Usl 3 con i suoi 28 comuni: assieme abbiamo costituito un coordinamento che, sul versante della prevenzione dei minori sta dando buoni frutti grazie ad una decina di progetti a sostegno dell’educazione e della prevenzione, condotti presso scuole, strade e locali con i nostri operatori di strada e i nostri formatori. L’area marosticense, con i comuni di Cassola, Romano e Mussolente, ha dato vita ad altri due progetti che sono giunti a frutto proprio in questi giorni con un motoraduno di scooter a Marostica”.

Si è trattato di una iniziativa esemplare, in quanto espressione di una istanza fondamentale dei giovani che chiedevano di avere spazi e occasioni per aggregarsi, per parlare dei loro interessi, per vivere e gustare il valore dell’amicizia. Questa è la vera alternativa allo spinello o allo sballo da alcool. E questo è anche il metodo di lavoro che va incoraggiato: secondo Mazzocchin è fondamentale agire prima del carcere, lavorare per il benessere sociale dei nostri giovani, pensando alla loro esigenza di grande mobilità.

“Non ha più senso quindi, che ogni Comune avvii iniziative autonome, ma occorre creare un tavolo di pensiero, dove pubblico e privato sociale si confrontino su un progetto educativo ben preciso. Ci manca, nel bassanese, un momento nel quale fare sintesi, un luogo dove mettere in comune le richieste dei giovani e abbattere i luoghi comuni che noi adulti abbiamo costruito”.

Sul tavolo di Mazzocchin c’è il ritaglio del Gazzettino nel quale Federica Finco, neo assessore ai servizi sociali e alla condizione giovanile, annuncia la volontà di aprire un ufficio per ascoltare i giovani. “È un’ottima cosa, perché manca qualcuno che dia loro retta, che crei occasioni per esprimersi con la musica (con sale prova gratuite), con l’arte, con la cultura. Penso ad esempio ad Operaestate che potrebbe creare occasioni di interesse per i giovani. Alla professoressa Finco chiedo di farsi promotrice di un Osservatorio permanente sulla condizione giovanile, e così monitorare le situazioni di disagio del nostro territorio. Non è una richiesta peregrina: il 10 per cento delle famiglie bassanesi vive con un problema di disagio giovanile in casa. La matematica non è un’opinione e con i tagli alle risorse previsti dalla nuova Finanziaria, la nostra società dovrà affrontare grossi problemi di disagio giovanile. Costruiremo più carceri?”.


Fonte: Il Gazzettino, 20 luglio 2004