«VICENZA – NO DAL MOLIN». AFFARI ARMATI

ZANOTELLI: «I PRETI DICANO NO AL DAL MOLIN»

di Franco Pepe (Il Giornale di Vicenza) – 04.02.07



Assemblea contro la base Usa, il 3 febbraio a Vicenza. Il comboniano: «Cristo c’è. Aspettiamoci grandi sorprese. La nuova scintilla venga dai giovani. Perché le guerre future si faranno per l’acqua». Padre Alex infiamma l’Astra affollato: «Questo è un sistema assurdo difeso dalle armi». «Cominciate qui a Vicenza a dare l’esempio. Io sono un non violento attivo, ma dovete inventarvele tutte. Lottiamo per un mondo diverso: quando la Chiesa dirà che la bomba atomica è peccato?».

Sullo sfondo lo striscione: “Per un futuro senza basi di guerra”. Sul palco Cinzia Bottene e altri paladini di altre resistenze, Peppe Marra giunto dalla Calabria per testimoniare “contro il ponte sullo stretto di Messina”, Tommaso Cacciari che si batte “contro il Mose”, Giovanni Marangoni a nome delle famiglie per la pace di Vicenza.

Tutti promettono di aggiungere tante altre fila alla manifestazione di piazza del 17 febbraio. In platea c’è il popolo del no. L’Astra è pieno all’inverosimile. Tanti giovani, studenti con gli zaini, mamme e bambini: uno di loro se ne andrà a spasso a gattoni davanti al tavolo dei relatori ricevendo una messe di sorrisi e applausi.

Padre Alex Zanotelli, il comboniano voce dei senza voce dell’Africa derelitta e sfruttata, che ha lavorato 12 anni fra i poveri più poveri di Korogocho, una delle baraccopoli ai margini di Nairobi, che oggi ha scelto di vivere in un quartiere popolare di Napoli, è una presenza forte, e la chiamata a raccolta del comitato permanente per il no al Dal Molin americano diffonde entusiasmo.

Cinzia Bottene accusa D’Alema e Rutelli, Prodi che abdica alla sovranità nazionale, un governo che tradisce gli elettori, Parisi che mente, Spogli che dà gli 8 giorni, gli Usa che ci trattano come le fantesche, le categorie economiche che ci vendono per pochi denari. «Vicenza è stata abbandonata, ma noi resisteremo un minuto in più».

Ed ecco padre Alex. L’esordio è lo stesso di quando vide per la prima volta a Bologna don Tullio Contiero, uno che si spese pure lui fino in fondo per l’Africa. Come allora, «il mistero dell’incontro». Il caso dettato da una ragione profonda da scoprire. «Chiedo perdono se non mi sono fatto vivo prima, ma a Napoli i problemi sono enormi. Il vostro invito mi ha dato forza. Che bello, ho pensato, il cliché del Nordest si è spaccato».

E così è partito un discorso appassionato, spezzato da tanti applausi, intessuto di avvenimenti, aneddoti, incitamenti, fra vecchie e nuove battaglie di una esistenza sempre interpretata dalla parte dei più deboli. Per iniziare un ricordo vicentino. «Il movimento “Beati i costruttori di pace” è nato qui. Il documento dei preti rossi del Triveneto è stato stilato qui provocando le ire di Spadolini che era ministro della difesa e pretese due pagine dell’Espresso per reagire». Un ricordo che si coagula in un primo appello ai preti: «Esprimetevi con chiarezza sul Dal Molin». Quindi un altro ricordo, ma più recente, il Forum sociale mondiale di Nairobi: «Ho visto 100 mila persone impacchettate in pochi metri quadrati. Io sono sepolto nel cuore dei poveri. Questo è un sistema assurdo difeso dalle armi, ci siamo persi in una follia collettiva. Destra o sinistra non cambia nulla. Non è più la politica che decide ma i potentati economico-finanziari. Mercato e profitto sono l’unica legge».

E scatta, fra gli applausi vibranti, il secondo appello di padre Alex, come prete e missionario: «Riportare la politica al primo posto», in un mondo in cui gli squilibri sono eccessivi: «Il 20 per cento, quelli che bevono coppe di champagne, si pappa l’83 per cento delle risorse del pianeta, spendendo e sperperando voracemente».

Quando parla di armi padre Zanotelli diventa un torrente in piena: «Gli americani per la guerra in Irak hanno già speso 500 miliardi. E solo per difendere a oltranza gli interessi di pochi, per controllare petrolio e gas». Per il comboniano questa è l’epoca dell’ “inferno terrestre”, del “disastro ecologico annunciato” che si consumerà in 50 anni, della fame «che attanaglia 851 milioni di uomini», di guerre conosciute e ignorate, l’Irak, l’Afghanistan ma anche il Congo con i suoi 4 milioni di morti: «Quando la Chiesa avrà il coraggio di dire che la bomba atomica è peccato?».

E poi un altro appello: «Mettiamoci insieme e facciamoci sentire. Vogliamo una base che serva a questa guerra del terrore? È una pazzia. Sarebbe devastante. Si creano nemici per farsi la coscienza tranquilla. Prima erano i comunisti, ora dicono che sono i musulmani. Qui a Vicenza vogliono il supremo comando dell’esercito di terra, a Napoli vogliono il supremo comando navale. Arrivano 20 mila soldati, ma la Jervolino non se n’era accorta».

E giù applausi con il cuore. «Sì, bisogna stare insieme perché le lotte e le basi sono tante, Vicenza, Sigonella, Gioia del Colle, Amendola, dove metteranno i Predator senza pilota, quelli che spiano. Non è accettabile una Finanziaria che aumenta le spese militari di 22 miliardi. Non è accettabile l’acquisto dei cacciabombardieri Jsf sky-jump. Ci devono spiegare come chiede Gino Strada se c’è o non c’è l’art. 11 della Costituzione. Siamo prigionieri della Nato, che ha accettato la guerra preventiva. Ma i giornali invece di Veronica e di Berlusconi perché non parlano di questo?».

Infine, la chiamata a una mobilitazione generale, alla vigilia di una catastrofe, perché Bush vuole attaccare l’Iran: «Cominciate qui a Vicenza a dare l’esempio. Io sono un non violento attivo. Ma dovete inventarvele tutte. Come fece il mio amico Turi Vaccaro. Con un martello entrò in una base aerea olandese e spaccò i comandi di due F-16. Dovete inventarvele con intelligenza e fantasia».

Infine una lunga citazione di don Giuseppe Dossetti, che nel 1951 fece lo strappo con De Gasperi «a causa di una certa cattolicità». E una conclusione che è assieme un monito e un suono di carica. «Lottiamo per un mondo diverso che non sia più di potere. Cristo c’è. Aspettiamoci grandi sorprese. Noi siamo i sopravvissuti. La nuova scintilla deve venire dai giovani. Perché bisognerà lottare. Perché in futuro le guerre si faranno per l’acqua».

NATO: NON SOLO VICENZA

di Stefano Ferrario (Nigrizia) – 06.02.07

Forte la presenza dell’Alleanza Atlantica nel territorio italiano. Molti gli interessi dentro e fuori dal nostro paese… [leggi tutto]

VICENZA E LE COMMESSE A FINMECCANICA

di Luciano Bertozzi (Nigrizia) – 02.02.07

Governo Prodi in difficoltà sul raddoppio della base americana. Ma i possibili affari d’oro derivanti dalla fornitura di aerei C27 J agli Usa fanno correre questi rischi all’esecutivo… [leggi tutto]

DISPUTE CASALINGHE SUGLI USA

di Barbara Spinelli (la Stampa) – 21.01.2007

La discussione su antiamericanismo e filoamericanismo sta assumendo, in Italia, caratteristiche molto stravaganti e assai poco pratiche… [leggi tutto]

LA SINISTRA CONTESTA LA BASE USA. LE COOP GIÀ IN CODA PER L’APPALTO

di Stefano Filippi (Il Giornale) – 24.01.07

Gente previdente, gli americani. L’accordo con il governo italiano per ampliare la base militare di Vicenza non è ancora perfezionato, ma la Marina militare Usa non perde tempo e ha già avviato la procedura che porterà ad assegnare i lavori. Il 17 novembre ha pubblicato su internet una cosiddetta «presolicitation notice», cioè l’avviso di un prossimo bando per assegnare le opere. Le imprese interessate hanno tempo fino al 6 marzo per segnalarsi e chiedere informazioni. La torta da spartire è allettante, il bugdet riportato dal capitolato è pari a 310.150.000 euro. Fra le prime a registrarsi nel sito di «e-solicitation» (cioè «invito elettronico») del Naval Facilities Engeneering Command della Us Navy ci sono tre coop, i colossi dell’edilizia rossa: la Cmc (Cooperativa muratori cementisti) di Ravenna, la Cmr (Cooperativa muratori riuniti) di Ferrara e la Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) di Bologna.

Le coop sono dunque pronte a mettersi al soldo del governo di George Bush per costruire la caserma all’aeroporto Dal Molin contro la quale si scaglia la sinistra radicale. Non è una novità: la Cmr da anni lavora per l’Aviazione americana nelle basi aeree di Aviano (Pordenone), Camp Darby (Livorno) e nella stessa Vicenza. In Toscana ha un contratto per la manutenzione completa della base, stesso incarico per il «Villaggio della pace» di Vicenza (dove vivono le famiglie dei soldati), invece in Friuli la Cmr ha recentemente costruito un giardino d’infanzia, il centro benessere, la Clubhouse del campo di golf, la centrale di comunicazione (l’intervento edile più importante) e ne ha ristrutturato l’ingresso principale. Dal fitness al golf al kinderheim, le truppe a stelle e strisce di Aviano si rilassano grazie ai muratori delle coop.

«Money is money», si dice. Mentre i pacifisti occupano stazioni e lanciano pomodori, mentre nei partiti della sinistra fioccano le prese di distanza (proprio l’altra sera sono giunte 84 autosospensioni dalla Quercia di Vicenza dopo l’analoga decisione del direttivo provinciale della Margherita) e il governo è scosso da critiche e polemiche da ogni parte, i giganti dell’edilizia cooperativa tifano perché l’affare vada in porto. E si preparano a partecipare alla gara d’appalto per il raddoppio delle strutture che consentiranno l’unificazione della 173ª brigata aviotrasportata alla periferia di Vicenza.

Sono 76 (fino a ieri) le imprese che si sono registrate al capitolato numero N33191-06-R-3229 per avere informazioni. C’è di tutto, dalle ditte di serramenti (Schuco) a quelle di antifurti, dagli studi di progettazione ai numeri uno delle telecomunicazioni (Fastweb, Telecom Italia, Siemens), dalle ditte vicentine e trevigiane a imprese straniere (francesi, svizzere, tedesche, ceche, americane), fino ai grandi «general contractor» come Rizzani de Eccher, Bonatti, Pizzarotti, Protecno. E anche Ccc, Cmr e Cmc, tra le prime a iscriversi sul registro elettronico del Navfac: l’hanno fatto nei primi tre giorni successivi alla pubblicazione della «presolicitation notice».

Il capitolato del Comando per le opere ingegneristiche della Marina statunitense dal titolo «Multiple Facilties Complex, Vicenza, Italy» è tutto alla luce del sole, consultabile al sito www.esol.navfac.navy.mil, come pure l’elenco delle società interessate ai lavori. Esso riporta i requisiti richiesti alle imprese per la partecipazione, i criteri di selezione e la lista di ciò che dev’essere costruito, anche se mancano i dettagli: case, magazzini, supermercati, strade, mense, impianti sportivi, negozi, un ufficio postale, un hotel, parcheggi, lavanderie, passaggi pedonali e aree verdi, recinzioni e controlli agli ingressi. «Il Comando del Navfac ha in programma di pubblicare una gara per la selezione di offerte al massimo ribasso – si legge -. La data prevista è gennaio 2007 previa approvazione delle autorità italiane competenti». Alla scadenza del preavviso di bando, cioè le 14 del prossimo 6 marzo, la Us Navy farà scattare un periodo previsto di circa 100 giorni al termine del quale assegnerà i lavori.

Le proteste e i cortei non disturbano dunque i «business plan» delle coop rosse e non fermano le autorità americane. L’altro giorno il console statunitense a Milano, Deborah Graze, è stato a Vicenza per colloqui con il sindaco, il presidente della Provincia e il prefetto. Gli americani non vogliono perdere altro tempo e sono pronti a soddisfare le richieste aggiuntive italiane, dalla nuova viabilità all’impatto ambientale al rilancio dello scalo civile. Il console Graze ha ripetuto che quanto prima sarà lanciato il bando di gara, gli appalti saranno assegnati in estate e i cantieri saranno avviati entro la fine dell’anno.


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