20 MARZO. MILIONI DI PERSONE IN PIAZZA, CONTRO LA GUERRA E IL TERRORISMO


Vi proponiamo alcuni dei contributi scritti giunti in redazione nelle ultime ore
 
ROMA (Reuters) – Sono circa due milioni, secondo gli organizzatori, le persone che sabato 20 marzo 2004 a Roma hanno manifestato contro la guerra e il terrorismo, a un anno dall’invasione Usa in Iraq. Una manifestazione coloratissima, della quale la questura della capitale, contattata dall’agenzia Reuters, non stima per ora la partecipazione. “Siamo due milioni. Forse siamo molti di più ma vogliamo essere cauti”, ha detto dal palco uno degli organizzatori, mentre poco prima aveva parlato di un milione di persone Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, una delle tantissime sigle che partecipano al corteo, ricordando che le attese della vigilia parlavano di 300.000 in piazza. “E’ un fiume di popolo… venuto per dire no alla guerra e per chiedere il ritiro delle truppe dall’Iraq senza compromessi”, dice, mentre dal palco allestito a Circo Massimo prendono la parola le mogli di alcuni soldati italiani in Iraq.
 
20 MARZO NEGLI USA
 
ANSWER  – La marcia del 20 marzo a New York ha superato le attese degli organizzatori. Più di 100.000 persone hanno partecipato alla marcia. La marcia organizzata dalla coalizione ANSWER (Act Now to Stop War End Racism) e da United for Peace and Justice, le due maggiori organizzazioni contro la guerra degli States era sostenuta anche da associazioni arabe e musulmane.
Manifestazioni si sono svolte in 45 paesi. Più di un milione di persone hanno partecipato alle manifestazioni. I manifestanti hanno chiesto la fine dell’occupazione militare dell’Iraq e della Palestina. Ci sono state dimostrazioni in più di 250 città degli Stati Uniti, tra cui 50.000 a San Francisco, 20.000 a Los Angeles e 10.000 a Chicago.
 
LA VOCE DI CHI HA PARTECIPATO 
 
Lettera pubblicata sulla newsletter del Vicenza Social Forum il 21.03.04
 
«La manifestazione di Roma contro la guerra  per la pace e per il ritiro dei soldati dall’Iraq è stata grandiosa e quando abbiamo saputo dalla radio di avere invaso Roma con oltre un milione di persone, in pullman è scoppiato un grande applauso. Ma quando domenica ci siamo svegliati e abbiamo letto e visto su gran parte dei media la solita manipolazione che trasforma un fatto “politico” appunto grandioso in rissa e battibecchi, in accuse e insulti fra apparati ed esponenti di gruppi o partiti politici allora ci siamo chiesti se la manifestazione a cui abbiamo partecipato era la stessa di cui parlavano giornali e tv. Oppure se – pur essendo quei fatti di intolleranza aggressiva avvenuti, assieme ad altri di ridicola esibizione pre-elettoralistica, di infantile narcisimo mediatico, di protagonismo un po’ senile da parte di alcuni esponenti politici e partitici e anche di alcune associazioni lì presenti  – non ci fosse da parte di questi media l’incapacità a cogliere la natura altra di questa manifestazione e della stragrande maggioranza delle persone che vi hanno partecipato.

Natura altra nel senso della maturità e potenza raggiunta da queste manifestazioni di moltitudini di persone che oramai in gran parte del mondo si sono costituite appunto come “la seconda potenza mondiale”, si sono cioè attrezzate autonomamente e indipendentemente da ordini e indicazioni di partito a fronteggiare quello che percepiscono come la sfida mortale alla nostra stessa sopravvivenza che proviene dalla guerra e dal terrorismo stragista, ma anche da quell’ordine o disordine mondiale che li alimenta e produce miseria, inquinamento precariato e sradicamento.

Questi  esponenti politici di qualsivoglia  partito o gruppo o movimento come i molti giornalisti che ne hanno parlato e scritto non si sono forse ancora resi conto  che non siamo andati ieri a Roma come in altre occasioni in altre città  per appoggiare un qualche schieramento politico o fiancheggiare un movimento o per dichiarare la nostra appartenenza ad una  fede politica e via dicendo ma per erigere una diga, forse l’ultima, a salvaguardia della pace della democrazia e probabilmente anche della sopravvivenza stessa di questa umanità.

Nel suo appassionato intervento dal palco, per chi è riuscito a raggiungerlo, l’esponente spagnola del social forum di Madrid ha  sottolineato  che la lunga mobilitazione popolare contro la partecipazione alla guerra della Spagna e contro il terrorismo islamico, ma anche nazionalista e di stato oltrepassano di gran lunga la scadenza elettorale che ha cacciato Aznar e premiato il Psoe perché questa mobilitazione e questo movimento si propongono un cambio non di schieramento ma di una intera politica e di un modo di organizzarla perché non si tratta più di amministrare il mondo ma di salvarlo». (Barbara ed Enrico)
 
«L’OPINIONE PUBBLICA PUO’ CAMBIARE LA STORIA»
 
«A un anno dall’inizio della guerra, ancora una volta la “superpotenza pacifista” è scesa in piazza in tutto il mondo per gridare no alla guerra e al terrorismo. Bush e i suoi alleati hanno fatto la guerra contro la volontà della maggior parte dei popoli del pianeta ma, finché in occidente ci sarà la democrazia, l’opinione pubblica globale ha il suo peso e può cambiare la storia, perché i presidenti devono essere eletti e i governi hanno bisogno di voti.

Per costruire la pace e la democrazia nel mondo non bisogna mandare soldati, ma prima di tutto mandare a casa chi conosce solo la logica della guerra. Il popolo spagnolo ha pagato un caro prezzo ma lo ha fatto, mentre la “coalizione dei valorosi” messa in piedi da Bush sulla base di menzogne inizia a perdere pezzi. Ci riflettano su bene anche i politici nostrani, e il povero Fassino non se la prenda troppo per le contestazioni di Roma: ha avuto comunque coraggio a partecipare alla grande manifestazione per la pace, abbia ora il coraggio di scelte più coerenti in Parlamento, perché la pace richiede molto più coraggio della guerra». (Luca Salvi, Verona)