[Kofi Annan • 24.09.04] Vi proponiamo di seguito il discorso del Segretario Generale delle NU, Kofi Annan, pronunciato il 21 settembre 2004 davanti all’Assemblea generale...

21 SETTEMBRE 2004. IL DISCORSO DI KOFI ANNAN ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

Vi proponiamo di seguito il discorso del Segretario Generale delle NU, Kofi Annan, pronunciato il 21 settembre 2004 davanti all’Assemblea generale.

È un bene vedere così tante nazioni rappresentate qui e a un così alto livello. So che questo riflette la sua visione che, in questi tempi difficili, le NU sono – come ebbe a definire quattro anni fa nella Dichiarazione del Millennio- “l’indispensabile abitazione comune della grande famiglia costituita dall’umanità tutta”. Ed oggi più che mai, il mondo necessita di un efficace meccanismo attraverso cui cercare soluzioni comuni a problemi comuni. Questo è il motivo per cui è stata creata questa organizzazione. Non vogliamo neanche immaginare alla prospettiva di fallire nel buon utilizzo di questo strumento e alla probabilità di trovarne uno più efficace.

Il prossimo anno, di questi tempi, lei sarà impegnato in meeting-congressi volti a riesaminare i progressi ottenuti nel mettere in atto la Dichiarazione dl Millennio. Per allora spero che lei sarà pronto a prendere decisioni coraggiose riguardanti l’insieme delle tematiche dichiarate nel Discorso, con il supporto dei resoconti dell’Alta Commissione sulle minacce e sfide alla sicurezza globale, i quali resoconti saranno pronti prima di fine anno. Come ho sostenuto un anno fa, siamo giunti a un bivio. Se voi, leader politici delle nazioni mondiali non raggiungete un accordo su modo di procedere, la storia deciderà per voi e le vostre genti potrebbero perdere interesse per voi.

Oggi non voglio giudicare a priori tali decisioni, ma ricordarvi dell’importanza capitale del contesto in cui debbano esser prese -vale a dire i precetti di legge, in ciascun paese e nel mondo intero. La visione di “un governo di leggi e non di uomini” è antica quanto la stessa nascita della civiltà. In un corridoio non lontano da questo podio vi è una riproduzione del codice delle leggi promulgato da Amurabi più di tremila anni fa, nella terra che oggi noi chiamiamo Iraq. La più parte del codice di Amurabi sembra oggi esageratamente severa. Ma incisi in quelle tavole vi sono principi di giustizia che sono stati pienamente riconosciuti, anche se raramente attuati, da tutte le società umane fin da quel tempo: la protezione legale dei poveri.

Restrizioni per i forti, così da impedire l’oppressione ai poveri. È risaputo da tutti che le leggi vengono decretate pubblicamente. Quel codice ha rappresentato una pietra miliare nella lotta dell’uomo per costruire un ordine che derivato dal diritto e non dalla forza. Numerose nazioni rappresentate in questa stanza possono orgogliosamente indicare documenti della propria costituzione che racchiudano questo semplice concetto. E questa organizzazione- voi, le Nazioni Unite – è fondata su questo semplice principio. Eppure allo stato attuale i principi della legge sono a rischio nel mondo. Sempre più di continuo assistiamo alla disgregazione vergognosa dei fondamenti di legge – quelli che consacrano il rispetto per le vite innocenti, per i civili, per i deboli – specialmente per i bambini.

Per menzionare soltanto alcuni esempi atroci e attuali: in Iraq, noi assistiamo alle atrocità di civili massacrati a sangue freddo, mentre lavoratori a scopi umanitari, giornalisti e altri pacifisti sono fatti ostaggi e uccisi nei modi più barbari possibili. Contemporaneamente abbiamo assistito all’abuso ignominioso di prigionieri iracheni. A Darfur vediamo intere popolazioni allontanate, le loro case distrutte mentre la pratica dello stupro è una strategia premeditata. Nel nord dell’Uganda vediamo bambini mutilati e costretti a prender parte ad atrocità indescrivibili. A Beslan abbiamo visti bambini presi come ostaggi e brutalmente massacrati. In Israele vediamo civili, inclusi i bambini, presi di mira deliberatamente dai suicidi palestinesi. E in Palestina vediamo case distrutte, terre sequestrate e vittime civili che si potrebbero evitare causate dall’ eccessivo uso della forza da parte di Israele.

E in tutto il mondo vediamo individui pronti a commettere altri atti del genere, preparati da una detestabile propaganda diretta contro gli ebrei, contro i musulmani, contro chiunque possa essere identificato come diverso dal gruppo considerato proprio. Eccellenze, nessun motivo, nessun torto, per quanto legittimo in sé, può giustificare tali atti. Essi coprono tutti quanti noi di vergogna. La loro predominanza riflette il nostro fallimento collettivo di sostenere la legge, e instillarne il rispetto nei nostri simili, uomini e donne. Noi tutti abbiamo il dovere di fare qualunque cosa per ripristinare tale rispetto. Per far ciò, dobbiamo rifarci al principio che nessuno è al di sopra della legge, e a nessuno deve essere negata la protezione della legge. Ogni nazione che proclama i principi di legge al suo interno deve rispettarli nelle altre nazioni; e ciascuna nazione che insiste nel far rispettare le leggi nelle altre nazioni deve rinforzarle al suo interno. Sì, perché i precetti della legge derivano dalla patria. Ma in troppi luoghi questo rimane un principio vago. Odio, corruzione, violenza e esclusione procedono indisturbati senza ottenere risarcimento.

I vulnerabili non riescono ad attuare un’efficace azione di rivalsa (legale), mentre i potenti manipolano le leggi per mantenere il potere e accumulare ricchezze. A volte persino l’inevitabile lotta contro il terrorismo è un mezzo per violare arbitrariamente le libertà civili. A livello internazionale tutti gli stati – deboli e forti, piccoli e grandi – necessitano una struttura di regole giuste, e ognuno dovrà esser certo che gli altri le rispetteranno. Fortunatamente tale struttura esiste. Dal commercio al terrorismo, dalle leggi marine alle armi di distruzione di massa, gli Stati hanno creato un impressionante corpus di regole e leggi. Questo è uno dei quattro risultati della nostra organizzazione di cui essere orgogliosi.

Eppure questa struttura è crivellata di buchi e debolezze. Troppo spesso è applicata in maniera selettiva e rinforzata in maniera arbitraria. Le mancano gli strumenti che trasformino un insieme di leggi in un effettivo sistema legale. Laddove la capacità di rafforzamento esiste, come nel Consiglio di Sicurezza, molti pensano che questa non sia utilizzata in maniera giusta o efficace. Laddove i principi di legge sono estremamente e con forza invocati, come nella Commissione dei Diritti Umani, coloro che li invocano non sempre praticano quello che predicano. Coloro che cercano di concedere legittimità devono incarnarla essi stessi; e coloro che invocano le leggi internazionali devono essi stessi rispettarle. Allo stesso modo in cui, all’interno di un paese, il rispetto per la legge dipende dalla capacità di tutti di metterlo in pratica e attuarlo, così deve essere nella nostra comunità globale. Nessuna nazione deve sentirsi esclusa. Ognuno deve sentire che le leggi internazionali gli appartengono e proteggere i propri interessi legittimi. Principi di legge quali meri concetti non sono sufficienti. Le leggi devono essere messe in pratica e permeare la struttura delle nostre vite.

È con il rafforzare e attuare i trattati di disarmamento, inclusa la verifica delle disposizioni che potremo meglio difenderci contro la proliferazione – e l’uso potenziale- di armi di distruzione di massa. È applicando le leggi che possiamo impedire ai terroristi i mezzi per finanziarsi e per trovare porti sicuri – un elemento essenziale di qualsiasi strategia mirante a combattere il terrorismo. È reintroducendo le leggi e con la fiducia alla imparziale applicazione di esse che possiamo sperare di risuscitare le società dilaniate dal conflitto. È la legge, incluse le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, che offre la base, il fondamento migliore per risolvere i conflitti di lunga durata – in medio oriente, in Iraq e nel mondo.

Sostenendo rigorosamente le leggi internazionali noi possiamo e dobbiamo tener fede alle nostre responsabilità di proteggere civili innocenti dal genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Come ho messo in guardia questo assemblea cinque anni fa la storia ci giudicherà con ferocia se lasceremo insoluto questo compito, o penseremo di essere giustificati, invocando la sovranità nazionale. Il Consiglio di Sicurezza ha appena richiesto che io nomini una commissione internazionale per investigare sui resoconti delle violazioni dei diritti umani a Darfur e determinare se gli atti di genocidio siano stati commessi. Lo farò con la massima celerità. Ma facciamo in modo che nessuno tratti ciò come un momento di rinvio, durante il quale gli avvenimenti in quella devastata regione seguano il loro corso. Incuranti della definizione legale, lì stanno avvenendo fatti che devono scioccare la coscienza di ogni essere umano. L’Unione Africana ha nobilmente preso il controllo e la responsabilità nel fornire monitoraggio e una forza protettiva a Darfur – come pure cercare una stabilità politica, che unico fattore che può portare alla sicurezza duratura. Ma tutti conosciamo i limiti di questa unione appena costituita. Dobbiamo darle ogni possibile supporto. Nessuno deve pensare che questo riguarda solo gli africani. Le vittime sono esseri umani, i cui diritti umani devono essere sacri per tutti noi. Noi tutti abbiamo il dovere di fare tutto ciò che possiamo per salvarli, e farlo ora.

Eccellenze, il mese scorso ho promesso al Consiglio di Sicurezza che impegnarmi con l’organizzazione per rafforzare le leggi e la giustizia di transizione nelle società dei conflitti e post-conflitti sarebbe stato un compito prioritario per il resto del mio incarico. Con la stessa intensità chiedo a voi tutti di fare di più per promuovere incoraggiare le leggi all’interno di ciascun paese e all’estero. Chiedo oggi a voi tutti di trarre vantaggio degli accordi che abbiamo fatto per firmare i trattati sulla protezione dei civili – trattati che voi stessi avete negoziato – e poi tornare nei vostri paesi per attuarli in pieno e in buona fede. Vi imploro di dare pieno sostegno alle misure che porrò alla vostra attenzione, durante questa sessione, per migliorare la sicurezza del personale delle NU. I pacifisti che volontariamente si sottopongono al pericolo per recare assistenza a uomini e donne loro fratelli e sorelle, meritano di sicuro la vostra protezione, e il vostro rispetto.

In tutto il mondo, eccellenze, le vittime della violenza e dell’ingiustizia attendono: attendono che noi preserviamo il mostro pianeta; notano quando utilizziamo parole per mascherare l’inazione; notano quando le leggi che dovrebbero proteggerli non vengono applicate. Io credo che possiamo recuperare e estendere le leggi in tutto il mondo. Ma in definitiva ciò dipende dal peso che le leggi hanno nelle nostre coscienze. Questa organizzazione è stata fondata sulle ceneri di una guerra che ha recato indicibile rovina all’umanità. Oggi dobbiamo nuovamente guardare nella nostra coscienza collettiva e domandarci se stiamo facendo abbastanza. Eccellenze, ciascuna generazione ha la sua parte nella lotta duratura per rafforzare le leggi per tutti- unico strumento che garantisce la libertà per tutti. Non facciamo in modo che la nostra generazione sia trovata inadempiente. Molte grazie.


Traduzione A. Ferrigno. Fonte: The Guardian