[di Roberta Magagna • Gennaio 1998] Abbiamo rivolto tre domande a Giancarlo Dalla Tezza, portavoce dell'Aido di San Bonifacio...

AIDO, PER DIFENDERE LA CULTURA DELLA VITA

Abbiamo rivolto tre domande a Giancarlo Dalla Tezza, portavoce dell’Aido di San Bonifacio.

Perché iscriversi all’Aido?
Per aiutare le persone che sono in attesa di trapianto di organi. Per diffondere la cultura della vita e per essere solidali con chi soffre. Per spronare gli enti preposti ad una politica di informazione e sensibilizzazione.

Qual è stata la sua più grossa soddisfazione?
A Roma è stato intervistato un sacerdote davanti alla basilica di san Pietro costruita assemblando dieci milioni di lattine di alluminio. Egli ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato alla costruzione di questo e degli altri monumenti. Perché? Perché grazie a quest’opera ha potuto essere sottoposto al trapianto di fegato. Per noi, che abbiamo contribuito in prima persona alla realizzazione dell’infrastruttura, è stata la più grossa ricompensa. Sono queste che ci spingono a continuare questo tipo di attività.

Un appello ai lettori.
Sono molti gli slogan che si potrebbero coniare. Io mi accontento di alcuni pensieri augurali A tutti quelli che hanno il privilegio della salute (soprattutto i giovani), di non rinchiudersi mai nel proprio egoismo ma di pensare anche agli altri. Vorremmo che aumentassero i nostri sostenitori interessati a “studiare la dottrina dell’Aido”, incentrata sull’amore per la vita. Affinché nel momento tragico si possano donare organi. É il più alto atto sublime che l’essere umano possa compiere. Per donare non è necessario essere iscritti all’AIDO, ma avere la certezza che il nostro corpo può servire a dare la vita agli altri anche dopo che il nostro cuore ha cessato di battere.