[Renato Bologna • 07.04.04] Ad oggi le amministrazioni comunali, provinciali, regionali, comunità montane che hanno emesso delibere od ordinanze a protezione dei loro territori dagli OGM coprono quasi il 70% del territorio nazionale!...

ASTI, 16-17 APRILE. 2ª CONFERENZA DEI COMUNI ANTITRANSGENICI

Era il 24 aprile del 2001 ed il nostro messaggio iniziava così: “Si terrà a Firenze il 4 maggio la prima conferenza delle Amministrazioni che hanno emesso ordinanze o delibere in merito alle disseminazioni nell’ambiente di Organismi Geneticamente Modificati… Sono oltre 83 i Comuni, Province, Regioni, Parchi Nazionali, che si sono aggregati alla Campagna per un Comune Antitransgenico…”.

Ci pareva già un sogno

La campagna per un Comune Antitransgenico lanciata nel 1999, in occasione dell’arrivo in Europa della “carovana degli indiani”, la storica ICC99, realizzava il suo primo evento pubblico, di condivisione tra chi aveva creduto che tra i modi per opporsi alla introduzione degli OGM in agricoltura ci fosse anche questa sorta di “disubbIdienza civile” praticata dagli amministratori locali. Sapevamo anche, nella pratica, che sarebbe servita a ben poco, quella dichiarazione. Invece è servita. E’ servita a far discutere del problema, a far emergere le contraddizioni, ad evidenziare gli effetti perniciosi di questa logica di “conquista”, invasiva del territorio, indifferente alle esigenze dello sviluppo locale e dell’opinione dei consumatori, da parte dei sementieri OGM.

E’ servita di stimolo ai politici che da allora si sono succeduti al governo, in particolare ai ministri dell’agricoltura, l’on. Pecoraro Scanio prima, e l’on. Alemanno dopo, oltre che ai Governatori regionali che hanno dovuto prendere atto della volontà delle Amministrazioni locali.

E’ servita anche da stimolo a tantissime iniziative parallele e indipendenti, locali, nazionali, europee ed extraeuropee. Sì, perché in questi anni di diffusione della campagna, nel sito internet www.rfb.it (unico reale veicolo di diffusione della campagna), sono state visitate oltre 2,5 milioni di pagine! Oggi le delibere, ordinanze, leggi, in tutta Italia sono oltre 430! e siamo persuasi di non essere riusciti a catalogarle tutte!!

Ora vi chiediamo ancora una volta un ulteriore contributo nella diffusione di questo lavoro: andiamo lenti, ma siamo implacabili.

La 2a Conferenza Nazionale dei Comuni Antitransgenici riusciremo a svolgerla ad Asti il 16 e 17 aprile prossimi, grazie anche alla lungimirante disponibilità di un vecchio amico della nostra campagna, l’assessore all’agricoltura e ambiente del Comune di Asti, Giovanni Pensabene. I dati sono questi: ad oggi le amministrazioni comunali, provinciali, regionali, comunità montane, ecc. che hanno emesso delibere od ordinanze a protezione dei loro territori dagli OGM coprono quasi il 70% del territorio nazionale! Non basta. Abbiamo suscitato anche attenzione oltreoceano in quanto personaggi come Percy Schmeiser, Marc Loiselle (dal Canada) e Flavia Londres (dal Brasile), Philippe Noisette (dalla Francia), Helmut Meyer (Germania), hanno accettato di venire a condividere le loro esperienze con noi e voi ed unire gli sforzi per il rash finale sulla battaglia contro la “coesistenza”.

Contrari a questa follia si stanno sgolando eminenti scienziati di tutto il mondo (che non hanno nulla da “promuovere”) e che hanno già prodotto importanti studi e ricerche in merito. Parteciperanno, tra gli altri italiani, alcuni tra i più lucidi protagonisti di questa epica ed impari lotta contro l’arroganza e lo strapotere delle corporazioni che a tutti i costi vogliono imporre ai governi la loro merce indesiderata: Giorgio Celli, Claudio Malagoli, Mario Valpreda, Ivan Verga, Luca Colombo, oltre ai protagonisti silenziosi che con la loro assunzione di responsabilità a livello amministrativo, i Sindaci che hanno avallato le istanze di cittadini ed i consiglieri comunali che chiedevano una scelta di libertà. E’ con questo slogan appunto, “LA LIBERTA’ VA COLTIVATA” che la nostra campagna si è diffusa in maniera trasversale.

Pochi partiti sono rimasti indenni da questo virtuoso inquinamento. Questa, per fortuna, non è diventata una campagna di schieramento politico, ma di grande buonsenso, di rispetto verso il territorio e verso i cittadini. In questo ultimo periodo siamo riusciti a catalizzare gli sforzi compiuti anche dall’Associazione Città del Vino e della Coldiretti che hanno reso disponibile il loro lavoro di promozione sullo stesso argomento.

E proprio nell’ottica di perseverare in questa battaglia comune che abbiamo realizzato quanto sia importante non pretendere di “mettere il cappello” alle iniziative, ma perseguire la strada della condivisione della conoscenza. Solo lasciando appropriarsi tutti della conoscenza senza imporre una linea, si possono raggiungere risultati imprevisti: se si condivide la conoscenza, si coltiva la libertà.

Quindi l’appuntamento è ad Asti per il 16/17 aprile. Tutte le informazioni saranno disponibili sul sito http://www.comuniantitransgenici.org quanto prima.
 
Renato Bologna, coordinatore
Campagna Comune Antitransgenico
[email protected] – cell 320 8310702
http://www.comuniantitransgenici.org
http://www.rfb.it

 
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
CRESCONO LE AZIENDE ITALIANE
SPECIALIZZATE IN BIOTECNOLOGIE

[ANSA • 07.04.04] 
Crescono le aziende italiane specializzate in biotecnologie: negli ultimi quattro anni il loro fatturato e’ aumentato del 105% e nell’ultimo anno si e’ registrato un incremento del 10%, per un valore di circa 300 milioni di euro. E’ quanto emerge dai dati del primo Osservatorio sulle Biotecnologie in Italia, presentato oggi a Roma dall’associazione italiana delle aziende biotecnologiche, Assobiotec.
 
”Il biotech italiano appare ancora giovane e in fase di sviluppo”, si rileva nell’indagine, condotta dalla Deloitte in collaborazione con l’Assobiotec. Pur essendo il sesto mercato farmaceutico mondiale, l’Italia si colloca solo al tredicesimo posto nel mondo per numero di aziende biotecnologiche, con un tasso di crescita pari al 10%: paragonabile a quello di altri Paesi industrializzati, ma lontano dalle punte di Canada e Australia, all’avanguardia nel mondo nel settore. Tuttavia tutti i dati italiani indicano una tendenza positiva che, oltre al fatturato, riguarda anche le spese per la ricerca.

I dati dell’Osservatorio segnalano infatti una crescita anche negli investimenti in ricerca fatti dalle aziende del settore: la loro incidenza sul fatturato e’ cresciuta in quattro anni di oltre il 10%, passando dal 34% del 1999 al 46% del 2002. A testimoniare il rilievo che questo settore attribuisce alla ricerca c’è poi il fatto che sono ricercatori più della metà dei 1.400 addetti del settore in Italia. Sono 86 le aziende attive nel settore delle biotecnologie individuate nell’indagine e l’attenzione si e’ concentrata sulle 38 dedicate in modo specifico allo sviluppo del settore e sugli otto parchi scientifici presenti in Italia nel 2002.

Ad eccezione di un distretto di rilievo internazionale localizzato nella provincia di Milano (qui si concentra il 37% delle aziende biotech italiane), le aziende biotecnologiche sono distribuite in 21 province. Di queste ultime, solo un terzo ha realizzato incubatori in grado di sostenere lo sviluppo di queste giovani aziende.
 
La medicina e’ ancora il settore in cui si concentra la maggioranza (58%) delle aziende biotech attive in Italia, seguita a distanza nel settore agroalimentare (22%). Dall’indagine e’ emerso inoltre che il 57% delle aziende possiede un portafoglio progetti prevalentemente in fase di ricerca, il 26% si trova in fase di sviluppo precoce e il 18% ha progetti in fase di sviluppo avanzato. Ed ecco, sulla base dei dati, le indicazioni emerse dallo studio per dare al biotech italiano una maggiore competitività a livello internazionale: identificare potenzialità di sviluppo commerciale dei progetti di ricerca per garantire sostegno economico alle iniziative che dimostrano una reale sostenibilità economica; varare un piano strategico indirizzato alla comunità internazionale al fine di valorizzare il modello italiano e favorire un maggiore afflusso di capitali; supporto alle impresa dal punto di vista normativo, legislativo e fiscale promuovendo, ad esempio, regole più semplici per l’accesso alle sperimentazioni cliniche, supporti fiscali a favore dei ricercatori, delle aziende e delle aree che dimostrano particolari eccellenze.