[di Michel Collon • 07.04.04] Un rapporto esclusivo dopo i fatti di Baghdad. Un esercito di molte migliaia di mercenari ha fatto la sua comparsa nelle maggiori città Irachene. La maggior parte di questi uomini sono ex militari Britannici e Americani reclutati dalle autorità di occupazione Anglo-Americane e da dozzine di società, che ora sono in apprensione per la vita del loro personale...

IRAQ. “CIVILI” O MERCENARI?

«Queste morti non rimarranno impunite». I principali mezzi di informazione riportano questa dichiarazione del governatore USA di Baghdad, Paul Bremer. Ad esempio: Le Soir, Bruxelles, 1 aprile 2004: «Abitanti scalmanati di Falloujah hanno mutilato a colpi di piccone i corpi carbonizzati di CIVILI che stavano lavorando per la coalizione». Questo viene riportato da Le Soir, come praticamente da tutti gli altri grandi media.

Dei “civili”? Andate a gettare un’occhiata al sito della loro società, e scoprirete che si tratta in realtà di mercenari:
http://www.blackwaterusa.com/

Si possono guadagnare fino a 1000 dollari al giorno per questo sporco lavoro. Ma il rischio è proporzionale alla paga. La guerra contro l’Iraq sta privatizzandosi progressivamente, dato che la Resistenza sta procurando una montagna di problemi a Bush & Blair. E questo permette loro di nascondere il numero reale di militari uccisi. Leggete la testimonianza di un ingegnere civile che ho incontrato in Iraq, proprio prima della guerra. Una persona molto affabile, e molto seria : attraverso la sua testimonianza potrete comprendere le cause del risentimento degli Iracheni. 

La sua testimonianza verrà presentata durante il dibattimento presso il Tribunale di Bruxelles sui crimini di guerra (15-17 aprile).

Il testo completo viene riportato su: http://www.brusselstribunal.org

A seguire, un altro documento di Robert Fisk, un giornalista britannico molto accreditato: quello che non leggerete mai nelle consuete pubblicazioni di stampa:
http://www.democracynow.org/article.pl?sid=04/04/01/1621223

«Le azioni che gli Stati Uniti potrebbero mettere in atto avrebbero l’effetto di scatenare ancora di più la popolazione contro di essi»: così si è espresso Ghazwan Al-Mukhtar, un ingegnere Iracheno in pensione, dopo gli episodi di Baghdad. Il giorno dopo che quattro contrattisti americani di un’impresa militare USA erano stati ammazzati e quindi mutilati per le strade di Falloujah, ci siamo recati a Baghdad per discutere con questo ingegnere, Ghazwan Al-Mukhtar, a proposito dei mercenari in Iraq, e sulle ragioni per le quali Falloujah si era trasformata in un focolaio della Resistenza Irachena.

Ghazwan Al-Mukhtar, un ingegnere in pensione Iracheno parla da Baghdad.
«Nessun Iracheno è stato sconvolto da quello che è capitato agli Americani» di Michael Georgy [segue il sunto della trascrizione] su:
http://news.ft.com/servlet/ContentServer?pagename=FT.com/WireFeed

Mercoledì, questi quattro contrattisti Americani sono stati ammazzati e quindi mutilati nella città Irachena di Falloujah nel corso di uno degli attacchi meglio mirati contro gli interessi degli USA, dopo l’invasione dell’Iraq. E nelle vicinanze, perdevano ugualmente la loro vita altri cinque soldati Statunitensi in un attacco separato.

Durante l’attacco contro questi «civili» americani, le agenzie di stampa hanno ripreso fotogrammi ed immagini dei loro corpi carbonizzati, che venivano smembrati in mezzo alla strada. Due corpi venivano trascinati ed appesi sotto un ponte sovrastante l’Eufrate. Gli altri venivano trascinati per le strade dietro ad automobili, prima di essere fatti a pezzi.  Il New York Times riferisce di aver visto un ragazzino di una decina d’anni calpestare una testa carbonizzata, gridando: «Dov’è Bush? Lasciatelo venire qui, che egli veda!». L’incidente avveniva nello stesso giorno in cui il numero totale di soldati americani uccisi raggiungeva quota 600.

I quattro Statunitensi ammazzati mercoledì lavoravano per la società Blackwater che generalmente fornisce le prestazioni di ex militari, spesso della Marina da Guerra, in modo da costituire essenzialmente un esercito privato che nelle grandi linee possa sfuggire al controllo pubblico.
Non si conosce quanti di questi « impiegati » privati americani siano stati uccisi, ma il numero è senz’altro proporzionale al fatto che l’esercito si appoggia sempre più a società private di sicurezza all’intensificarsi della resistenza all’occupazione. Si deve sottolineare che gli Stati Uniti non hanno fatto alcun tentativo per salvare i quattro contrattisti privati, tanto meno per recuperare i loro cadaveri dopo molte ore dall’attacco.

Mercoledì, il sito web delle Autorità Provvisorie della Coalizione non ha fatto proprio menzione di questi attentati. Uno dei titoli principali del sito dichiarava: “La polizia Irachena all’altezza del suo compito di garante della sicurezza pubblica”.

L’analista politico del Medio Oriente, Juan Cole, afferma che il grado di odio contro gli Americani in seno alla popolazione Irachena non è una buona notizia per le forze di occupazione. Egli scrive: «Questo serve a spiegare perché pochissimi guerriglieri arabi sunniti siano stati catturati, visto che la popolazione li nasconde e li aiuta. Sembra ugualmente poco probabile che un’intensificazione delle azioni militari Americane possa dare qualche risultato pratico nella repressione di questa insurrezione ; la maggior parte delle azioni che gli Americani potrebbero intraprendere contribuirebbero solo ad infiammare ancora di più la gente contro di loro. Mi sembra molto verosimile che la violenza della guerriglia potrà continuare ancora per anni».

UNA COALIZIONE DI MERCENARI

Gli occupanti sborsano milioni per un esercito privato incaricato della sicurezza.

di Robert Fisk & Severin Carrell
da « The Independent » (Gran-Bretagna) 29 marzo 2004

Un esercito di molte migliaia di mercenari ha fatto la sua comparsa nelle maggiori città Irachene. La maggior parte di questi uomini sono ex militari Britannici e Americani reclutati dalle autorità di occupazione Anglo-Americane e da dozzine di società, che ora sono in apprensione per la vita del loro personale.

Molti dei mercenari Britannici sono ex membri SAS (N.d.Tr.: Special Air Service, corpo militare speciale britannico, specializzato in azioni clandestine ad alto rischio, operazioni antiterrorismo e simili), e anche Sudafricani dotati di armamento pesante stanno lavorando per l’occupazione.
“I nostri uomini conoscono l’uso delle armi e sono tutti uomini SAS”, ha dichiarato il responsabile Britannico di uno squadrone per la sicurezza che opera nella parte meridionale di Baghdad. “Ma vi sono anche personaggi che vanno in giro con le armi e che non sono altro che dei cow-boys. Noi cerchiamo sempre di nascondere le nostre armi, ma questi tipi immaginano di trovarsi in un film di Hollywood”.

Sussistono serie perplessità, anche nell’ambito delle potenze occupanti, nei riguardi delle scelte Statunitensi di inviare mercenari Cileni, molti di questi preparati sotto l’infame dittatura del Generale Pinochet, per controllare l’aeroporto di Baghdad.

Molti dei Sudafricani sono in Iraq illegalmente, e stanno violando le recenti leggi adottate dal governo di Pretoria al fine di controllare il movimento sempre più in espansione dell’esportazione di mercenari Sudafricani. Molti di loro sono stati arrestati al loro rientro in patria, in quanto sprovvisti della licenza ora richiesta ai soldati privati.
L
e perdite subite dai mercenari non vengono conteggiate nel computo ufficiale dei morti effettuato dalle autorità di occupazione, e questo può spiegare il persistente sospetto da parte degli Iracheni che gli Stati Uniti stiano sottostimando le loro perdite militari in morti e feriti.

Alcuni esperti Britannici asseriscono che a tutt’oggi le unità di polizia privata costituiscano la fonte delle più importanti esportazioni britanniche in Iraq, e questo aumento è stato provocato dal moltiplicarsi degli attentati dinamitardi contro le forze della coalizione, contro le organizzazioni di aiuti umanitari e contro gli edifici delle Nazioni Unite, dopo la dichiarazione ufficiale della fine del conflitto nel maggio dello scorso anno 2003.

Numerose società per la sicurezza operano a partire da ville situate nei quartieri della classe media di Baghdad, ville che nelle porte non presentano alcuna targa di presentazione. Alcuni mercenari affermano che possono guadagnare più di 80.000 sterline all’anno, ma un lavoro da mercenario a breve termine e ad alto rischio può rendere molto di più. Il personale della sicurezza, lavorando sotto contratto di sette giorni nelle città come Falloujah, può incassare anche 1000 dollari al giorno.

Benché non portino alcuna uniforme, molti di questi mercenari per la sicurezza portano distintivi identificativi personali sui loro giubbotti di protezione, oltre a fucili e pistole. Altri rifiutano di declinare la loro identità, anche negli alberghi, bevono birra in gruppo con le armi al fianco: in molti hotels, clienti e personale si sono lamentati che questi agenti di “sicurezza” vi hanno organizzato degli sbevacciamenti e un direttore stesso è stato costretto di far sapere ai mercenari che alloggiano nel suo albergo di portare le loro armi in una sacca quando lasciano lo stabile. La sua richiesta è rimasta lettera morta.

Un direttore di una società Britannica, David Claridge, dell’agenzia di sicurezza Janusian, ha valutato che le compagnie Britanniche hanno intascato intorno agli 800 milioni di sterline attraverso i loro contratti in Iraq, e questo appena un anno dopo l’inizio dell’invasione.
Una compagnia gestita dagli Inglesi, Erinys, impiega 14.000 Iracheni come sorveglianti e guardie di sicurezza per proteggere i giacimenti di petrolio e gli oleodotti.

Il ricorso a delle società private per la sicurezza ha sollevato qualche preoccupazione presso gli operatori del Dipartimento degli Aiuti Internazionali per lo Sviluppo (DAIS), che temono che la cosa indebolisca la fiducia dei civili Iracheni nei loro confronti. «Lo staff del DAIS avrebbe preferito non averne bisogno» ha dichiarato una loro fonte. «Risulta più facile fare il lavoro (di portare aiuti) privi di una sicurezza visibile, ma ora i rischi che derivano dalla situazione in Iraq sono divenuti per loro decisamente grandi»

Una compagnia gestita da Sudafricani, la Meteoric Tactical Solutions, ha un contratto di 270.000 sterline con il DAIS che, come è stato convenuto, consiste nel fornire guardie del corpo e conducenti di auto per la maggior parte dei suoi funzionari di alto livello in Iraq, ma anche al loro personale subalterno.
Un’altra società Britannica, la ArmorGroup, ha un contratto di 876.000 sterline per la fornitura di 20 agenti per la sicurezza al Ministero degli Esteri. In luglio l’ammontare di questa cifra vedrà un aumento del 50%. La compagnia impiega anche 500 Gurkhas per proteggere i quadri e i personaggi importanti che gravitano attorno alle imprese Statunitensi Bechtel e Kellogg Brown & Root.

Alcuni parlamentari dell’opposizione sono stati sfavorevolmente colpiti dall’ampiezza dell’impiego da parte del Governo di compagnie private a protezione dei funzionari civili Britannici e perciò hanno dichiarato che risultava ancora più evidente che l’esercito Britannico era troppo piccolo per assolvere i compiti ad esso assegnati.
Menzies Campbell, il portavoce dei Liberal-Democratici per gli Affari Esteri così si è espresso: «Tutto questo suggerisce che le forze Britanniche sono incapaci di fornire una adeguata protezione e nello stesso tempo solleva la questione molto dibattuta della sovraestensione, più precisamente alla luce delle osservazioni fatte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, che la settimana scorsa ha asserito che la Gran Bretagna non avrebbe potuto organizzare altre operazioni delle dimensioni di quella Irachena per almeno i prossimi cinque anni».

Andrew Robathan, un parlamentare Conservatore presente nella Commissione per la selezione dello Sviluppo Internazionale e lui stesso ex ufficiale SAS, ha dichiarato: «L’Esercito non dispone di truppe per assumersi i compiti di vigilanza statica su questa scala. A colpo sicuro, sarebbe stato più opportuno avere un altro battaglione di militari per provvedere ai dispositivi di sicurezza».

La più grande società privata di sicurezza britannica in Iraq, la Global Risk Strategies, fornisce assistenza alle autorità provvisorie della coalizione e all’Amministrazione Irachena per redigere i nuovi dispositivi di legge. Si prevede che questa compagnia aumenti i suoi effettivi sul posto, passando dai 1000 ai 1200 uomini nel corso della primavera, fino ad arrivare a 1800 uomini per la fine dell’anno.

Comunque, le istituzioni per gli aiuti umanitari sono fortemente disturbate dalle somme spese per i servizi di sicurezza, dato che il DAIS ha dovuto stornare 278 milioni di sterline dal suo bilancio generale di aiuti per la ricostruzione dell’Iraq.

Dominic Nutt, di Christian Aid (Aiuto Cristiano) ha affermato: «Questo ci resta di traverso sullo stomaco. É cosa giusta che il DAIS protegga i suoi effettivi, ma è come rubare a Pietro per pagare Paolo».

I MERCENARI SBARCANO IN MASSA
PER RIEMPIRE I BUCHI

di Paul McGeough (The Age, Australia)

Le compagnie private di sicurezza attualmente costituiscono la terza forza armata più consistente in Iraq. Tutte le volte che si aprono le porte al Quinto Piano dell’Hotel Palestine, ci si imbatte in un Gurkha in tenuta impeccabile che punta la sua arma di grosso calibro verso l’ascensore. L’intero piano e quello sottostante sono ormai occupati dalla Kellogg Brown & Root, la sezione costruzioni della Halliburton, una delle più importanti imprese Statunitensi che operano in Iraq.

E sebbene i linguisti dell’occupazione non consentono l’uso del termine «mercenario», il Gurkha citato prima fa parte di una operazione privata di sicurezza forte di 15.000 uomini, che costituiscono la terza forza armata in ordine di importanza in Iraq.


(traduzione ed elaborazione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)