[di Gianfranco Bettin • 10.03.02] Ecco una notizia che scomparirà presto dalle cronache del Nordest e, ancor prima, dalla memoria di troppi abitanti della regione. Due "baby gang" hanno a lungo spadroneggiato, soprattutto fra i propri coetanei, terrorizzando con estorsioni, rapine, minacce e violenze, fermate solo dai Carabinieri malgrado l'omertà e la paura che seminavano intorno.

BABY-GANG/1 – «Baby gang e false coscienze»

Con l’accusa di associazione a delinquere sono stati arrestati cinque giovanissimi e altri dodici sono stati denunciati, tutti minorenni tranne due. Le baby gang – come le chiamano i media – sono una di Legnano e l’altra di Bovolone, entrambe in provincia di Verona, ma il loro raggio d’azione comprendeva le province di Brescia, Como, Verona, Sondrio, Trento e Ferrara, e le vittime prescelte erano ragazzini ai quali sottraevano soldi, vestiti, cellulari, motorini eccetera.
Vale la pena di segnalare la notizia, e il suo prevedibile repentino oblio, per ricordare una volta ancora la deriva dei processi educativi e delle forme di socializzazione che in una delle regioni più ricche del mondo sta da tempo avvenendo nella semi-indifferenza generale. I ragazzi in questione – tutti di famiglie “normali” e “per bene” (qualunque cosa ciò significhi) – non sono infatti che gli ennesimi protagonisti di simili cronache, a conferma di una drammatica caduta della capacità di formazione dei giovani che l’insieme della società locale rivela ormai da anni, e di cui tuttavia si accorge solo in concomitanza di episodi eclatanti (anche peggiori di questo). Episodi che hanno per protagonisti, o per vittime, i più giovani (si tratti di comportamenti distruttivi o di altri, di solito passati sotto silenzio, di tipo autodistruttivo: suicidi, suicidi mascherati, derive esistenziali di diversa natura eccetera).
Di fronte a episodi come questi qualcuno dirà che si tratta di casi isolati e dunque trascurabili, oppure che vi si mostra una generica “crisi dei valori”, impossibile da fronteggiare localmente e, dunque, senza precise responsabilità. Altri invece ricorderanno quanti giovani, nel Nordest, “fanno volontariato” e ne ricaveranno una consolazione e una mistificazione, e cioè penseranno che la virtù di alcuni riscatta le colpe di altri e l’indifferenza di tanti, specie degli adulti, senza vedere che l’accusa di incapacità educativa proviene spesso proprio dalla parte più consapevole e meno corriva di quel volontariato (anche se non è tutto oro ciò che riluce, in questo campo: proprio della controversa realtà del volontariato d’oggi si parlerà, con don Luigi Ciotti, a Thiene martedì sera alle ore 20.30 al padiglione di via Vanzetti). Anzi, questo approccio sincero e capace di fronteggiare lucidamente le drammatiche contraddizioni della società locale, viene quasi solo dalla quella parte. Intanto, una sinistra troppo spesso culturalmente pavida è ancora attardata a discolparsi di qualche parola un po’ più radicale sfuggita a Rutelli (su certi “padroncini razzisti”) o a prendere le distanze da analisi “troppo critiche” per non spaventare i “moderati” (cioè i veri responsabili – nella loro ipocrisia e nella snaturata scala di valori sostanzialmente professati – delle peggiori derive che, in ogni campo, segnano questa regione).