[Cristiano Morsolin  • 15.02.05] Suor Dorothy Stang, missionaria della Commissione Pastorale della Terra (CPT) è stata uccisa in Brasile da pistoleiros. Reportage da Rio de Janeiro di Cristiano Morsolin…

BRASILE. SUOR DOROTHY, MARTIRE PER LA TERRA

«La nostra martire Dorothy Stang é stata uccisa perché credeva in un sogno diverso per l’Amazzonia, perché difendeva i progetti di sviluppo sostenibile e lottava per l’asentamiento dei semplici coloni che avevano bisogno di piantare e di  vivere. Si opponeva all’idea di crescita infinita del latifondo che, per ampliarsi, non accetta le voci contrarie. L’assassinio della missionaria statunitense naturalizzata brasiliana non é un semplice crimine che avviene nel Parà, bensì evidenzia la guerra del latifondo, tra chi detiene il potere economico nella regione e gli esclusi. (…) Quando ci collochiamo dalla parte dei poveri, degli impoveriti, da parte di coloro che non hanno voce, corriamo tanti rischi perché ci opponiamo agli interessi dei grandi latifondisti, che alla fine ci vogliono eliminare».
 
Le parole del Vescovo della Prelazia do Xingu em Altamira, Dom Erwin Krautler (profeta dell’Amazzonia venuto in Italia nel 1990 dopo la morte di Chico Mendez, su invito dei “Beati Costruttori di pace”), sintetizzano il significato del martìrio dei suor Dorothy Stang, 73 anni, missionaria statunitense naturalizzata brasiliana, da 38 anni impegnata al fianco dei “Senza Terra” e contro la devastazione dell’Amazzonia. E impegnata da 30 anni nella Commissione Pastorale della Terra CPT (da cui in seguito nasce il Movimento dei Senza Terra MST) per la riforma agraria. Suor Dorothy Stang è stata uccisa sabato 12 febbraio a Anapu, nel Sud-Est del Parà, malgrado avesse denunciato da tempo le minacce di morte che riceveva costantemente.
 
Gilmar Mauro (Coordinamento Nazionale MST), spiega che «la struttura agraria alleata ad una storica impunità alimenta i conflitti nel campo. Non si tratta di un problema regionale, bensì nazionale, prodotto delle omissioni del potere pubblico, che sarà risolto solo con la riforma agraria. Siamo tristi ed indignati perché questa situazione di concentrazione della terra perdura. Speriamo dal governo una punizione esemplare per questo barbaro assassinio».
 
Il vescovo Dom Tomas Balduino (lo ricordo a Porto Alegre, a fine gennaio, durante il secondo anniversario della nascita della rivista dei movimenti sociali e popolari del Brasile “BRASIL DO FATO”, cantare l’internazionale con il braccio alzato, malgrado la stanchezza dell’età, n.d.r.), Presidente della Commissione della Terra CPT sottolinea che «la migliore forma di esprimere solidarietà é dare seguito alle denunce che aveva fatto la religiosa Doroty”. (…) Il governo stimola l’agronegozio come fonte di entrata ma dove fiorisce l’agronegozio aumenta la violenza. Dobbiamo lottare contro l’impunità che rafforza i responsabili di queste azioni criminose».
 
Di fronte a questo agghiacciante delitto operato da due pistoleros, pare mandati dal latifondista Dnair Frejo da Cunha -come documentato nella denuncia dei movimenti sociali del Pará– tra cui Caristas, CPT, Consiglio Indigenista CIMI, pastorale giovanile del Parà, diffusa domenica, in cui si sottolinea l’assenza dello stato in questa zona di frontiera, ostaggio delle prepotenze e della violenza di fazenderos, madeireiros e grileiros che l’anno scorso ha provocato 11 morti e 30 leaders e dirigenti popolari minacciati di morte- la Ministra dell’Ambiente Marina Silva e il Ministro dei Diritti Umani, Mirando, hanno accompagnato personalmente la veglia funebre per confermare l’impegno del Presidente Lula a cercare giustizia, attivando serie investigazioni.
 
Questo infame crimine simboleggia le grandi contraddizioni del continente brasiliano dove il linguaggio delle armi tuttora parla più forte del linguaggio della legge, segno di un Brasile arcaico dove lo Stato e le sue istituzioni (come la polizia e il settore giudiziario) non riescono ad imporre la propria presenza democratica, malgrado le potenzialità e le ricchezze della nona potenza economica mondiale.
 
I dati raccolti dalla Commissione Pastorale della Terra CPT, che redige rapporti a cadenza annuale, documentano la morte di 1.349 persone, vittime dei conflitti per la terra avvenuti dal 1985 al 2003 in tutto il Brasile: appena 64 esecutori e 15 mandanti sono stati condannati.
 
Lo stato del Parà, dove la religiosa Doroty Stang é stata uccisa, possiede uno dei maggiori indici di impunità con 521 assassini e 13 condannati: in questa regione si concentra il 50% delle vittime a livello nazionale.
 
«Questi numeri fotografano la realtà di tutta la struttura brasiliana. Questa grave impunità esiste perché il potere giudiziario è agile e rapido solo contro i piccoli, per esempio nello smantellamento dei accampamenti, mentre per i diritti dei poveri e dei lavoratori la giustizia é molto lenta» – sintetizza Antonio Canuto, segretario nazionale CPT.
 
I dati delle violenze nel Parà colpiscono l’attenzione se si rapportano i 429 crimini per conflitti agrari con i solo 20 processi (appena il 5%) passati in giudicato con un saldo di 12 mandanti e 17 esecutori condannati.
 
Uno dei casi più eclatanti é il massacro di Eldorado do Carajas, con l’assassinio di 19 contadini senza terra da parte della polizia militare nel 1996: fu un massacro emblematico (denunciato in Italia dall’attivissimo Comitato italiano di appoggio all’MST, coordinato da Serena Romagnoli): dei 146 militari giudicati solo due furono condannati e 144 assolti.
 
Sempre tagliente l’analisi del Vescovo Pedro Casaldaliga, figura di spicco della Teologia della Liberazione in America Latina, (recentemente messo in pensione dal Vaticano con una procedura che a molti é sembrata poco democratica) che critica il governo Lula «perché non ha reagito a questo sistema di ingiustizia se non fosse per la pressione del Movimento senza Terra MST. Non sta facendo la riforma agraria perché sta giocando a favore delle multinazionali, dei latifondisti e madeireros. Pensa solo al Fondo Monetario Internazionale, a pagare il debito estero, a mantenere il paradiso delle esportazioni per ottenere guadagni immediati. Prima del debito estero, Lula dovrebbe attendere il debito nazionale con la gente che soffre la fame, é disoccupata e soffre sempre più le conseguenze della politica aggressiva neoliberale dell’agronegozio contro l’ambiente».
 
Apprendo la tragica notizia mentre partecipo all’apertura del corso universitário “Nuovi insegnamenti provenienti dalla analisi sociologica e dalla filosofia”, 15 giorni di full immersion per 140 dirigenti contadini del Movimento Sem Terra MST che si sono radunati presso l’Universita Federale di Rio de Janeiro in un percorso di formazione che è giunto alla 3 tappa. Converso tutta la serata con due care amiche: Carla Emanuela Ribeiro del Coordinamento Nazionale del Movimento Sem Terra MST e Alzeni Tomaz, dirigente federale della Commissione Pastorale della Terra CPT del Nordest castigato dalla siccitá, oggi epicentro di conflitti per la terra quanto la regione Amazzonica.
 
Alzeni ha appena ricevuto la dichiarazione della CPT a livello nazionale che esprime «dolore e indignazione per l’assassinio della religiosa Doroty Stang che da 30 anni denuncia l’azione predatoria dei fazenderos e grileiros. Si tratta della prima morte di una rappresentante della Commissione pastorale della Terra in questo governo del Presidente Lula. Sorpresi di fronte a tanta brutalità, la CPT mantiene forte e deciso il suo servizio nei confronti dei popoli e del diritto alla terra e all’acqua».
 
La religiosa Doroty rappresenta il sacrificio e l’impegno di migliaia di dirigenti, agenti, leader popolari impegnati contro l’ingiustizia nelle campagne per esigere una riforma agraria che anche con il Presidente Lula tarda ad arrivare.

E’ per questo che il Movimento MST ha deciso di organizzare una grande marcia di 10.000 contadini dal 17 aprile al 1 di maggio, da Goiânia a Brasília per fare premere sul governo affinché realizzi davvero la Riforma. Il Movimento  dei Senza Terra, è bene ricordarlo, è l’espressione latinoamericana più organizzata a livello dei movimenti sociali, la cui leadership é chiaramente emersa durante il Foro Sociale Mondiale ed é stata resa visibile dalla visita del Presidente venezuelano Chavez, ospite in un accampamento MST, una alleanza forte per dimostrare che un ALTRO MONDO E’ POSSIBILE, liberi dalla egemonia imperiale USA e per il diritto alla piena sovranità dei popoli, mantenendo vive le Utopie di Sandino, di Bolívar e di Cristo – come ha ricordato Stedile di fronte alla folla del Gigantiho.
 
«Doroty, il tuo sogno di un’Amazzonia con vita dignitosa per tutti, continua vivo nella lotta del popolo» hanno ricordato migliaia di contadini senza terra durante il funerale celebrato lunedì 14 febbraio. La religiosa Doroty come Chico Mendez, martire per la terra: speriamo non si aspetti la morte di altre persone per scrivere un’altra storia di una morte annunciata.
 
Cristiano Morsolin


Cristiano Morsolin è educatore-giornalista, operatore di reti internazionali. Fa parte inoltre dell’Osservatorio Indipendente sulla regione Andina Selvas – www.selvas.org