[Maria de Falco Marotta • 22.02.04] Quando con le sue magiche dita tocca e fa vibrare le corde dell’arpa che pare un prolungamento del suo giovane, snello e flessuoso corpo, ti pare di essere proiettata in paradiso. E la sua straordinaria performance al Palafenice durante il Carnevale 2004, dal titolo di per sé già esplicativo POSTCARD FROM HEAVEN (Cinque arpe dal cielo con CECILIA CHAILLY e LESHARPES) ti proietta di colpo in un mondo sereno e pacifico...

CECILIA CHAILLY, L’ARPA ITALIANA

Quando con le sue magiche dita tocca e fa vibrare le corde dell’arpa che pare un prolungamento del suo giovane, snello e flessuoso corpo, ti pare di essere proiettata in paradiso. E la sua straordinaria performance al Palafenice durante il Carnevale 2004, dal titolo di per sé già esplicativo POSTCARD FROM HEAVEN (Cinque arpe dal cielo con CECILIA CHAILLY e LESHARPES) ti proietta di colpo in un mondo sereno e pacifico.
Cecilia Chailly , figlia del noto compositore Leonardo Chailly scomparso da poco, ma per niente “emersa” per la sua illustre parentela, quando suona ti trasporta in quel mondo puro tanto decantato dalla New Age. Però, tra sitar xilofoni, arpe birmane ed altri straordinari strumenti musicali delle culture Orientali (Thailandia, Cina, India, Giappone…) così lontane da noi, la sua arpa italiana ci stava proprio bene. Il pensiero più immediato che ti viene ascoltandola è:  “Forse, lassù, così suonano gli angeli per quietare gli spiriti e rallegrare il Signore”.

DOMANDE & RISPOSTE
 
Cecilia, sebbene tu abbia una cultura musicale classica, ti sei  specializzata in quella contemporanea, la world music, collaborando, tra gli altri, con John Cage, Mina, Fabrizio De André, Andrea Bocelli, Teresa De Sio, Lucio Dalla…Per te è stato difficile?
 
Difficile sì,  però  per me è un’assoluta necessità cercare nuove sonorità, miscelare quelle basi classiche con la libera ricerca di altre culture. Scoprire altri modi di fare musica è stata la linfa del mio rapporto con l’arpa, e ha rinnovato negli anni la mia voglia di suonare.
 
Vedendoti e conoscendo la tua  estrazione familiare, si pensa che per te sia stata una strada comoda da percorrere verso l’affermazione e il successo: è così?
 
Ho scelto di suonare uno strumento particolare qual è l’arpa e mi sono proposta di farlo conoscere ad un vasto pubblico non solo in Italia. Naturalmente, essendo cresciuta tra la musica ed avendo avuto sempre gli incoraggiamenti giusti da mio padre Luciano che stimo come compositore, ho potuto sperimentare nuovi percorsi e  cercare le mie soluzioni creative. Certo, l’esempio di mio padre Luciano mi ha aiutata ad avere coraggio e ad “osare”.
 
Sperimentare suoni all’arpa elettronica, fondere vari generi musicali  ti ha permesso, di scoprire orizzonti meno “limitati” rispetto agli aspetti tecnici dello strumento?
 
Certamente! Cosa c’è di più bello che distorcere il suono angelico di un’arpa?
 
Viaggi tanto per il mondo assieme alla tua arpa:  quanto il confronto con musicisti, ma anche culture differenti ha arricchito il tuo lavoro?
 
Collaborare con altri artisti è la cosa più stimolate in assoluto; ma anche viaggiare, da semplice turista, mi ha ispirato molto anche per scrivere e suonare.
 
Quale tra queste, ricordi con piacere?
 
Sono tanti i ricordi di particolari momenti: tra gli ultimi il mio concerto a Pechino, gli applausi alla Queen Elisabeth Hall di Londra. Però mi è rimasto nel cuore il mio viaggio in Irlanda alla ricerca dell’arpa magica.
A Dublino ho conosciuto Fionnaula Gill, arpista che canta in gaelico e conosce molto bene la mitologia legata all’arpa celtica.
Viso angelico, trasmette molta calma mentre racconta l’antica storia del Dio irlandese, Dagda, possessore di un ‘arpa magica (ho provato un brivido), che suonava da sola.
La leggenda racconta dei tre tipi di musica che suonava: Suantrai, la musica del riposo, Geantrai, la musica della gioia, Goltrai, la musica del dolore; stati d’animo riconoscibili anche nell’attuale musica tradizionale irlandese. Ma anche fra le note degli U2 e di Sinead O’ Connor si sente una tensione spirituale, forse la stessa che ispirava i bardi, gli arpisti del sedicesimo secolo, nel dare consigli ai re, prima delle guerre. I  celti credevano che ci fossero altri mondi, popolati da spiriti, e ritenevano la primavera e l’autunno i periodi migliori per connettersi con quelle forze, attraverso la musica.
L’arpa era una gloria nazionale, prima che Cromwell, nel seicento, ne facesse distruggere una gran parte, considerandola un pericoloso strumento sovversivo. Ecco perché oggi è l’emblema della rinascita culturale nazionale, e appare dappertutto, anche sulle monete. Forse in un’altra vita sono stata un’irlandese?
 
Osservi particolarmente alcuni principi morali?
 
Passo tranquillamente tra il rumore e la fretta, e trovo  pace  nel silenzio. Sono  in buoni rapporti con le persone, ascolto gli altri. Conservo l’interesse per il mio lavoro e, soprattutto, non fingo negli affetti. Sono tranquilla con me stessa, perché sono  una figlia dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle ho diritto ad essere qui. Cerco di essere  in pace con Dio, conservando la pace con la mia  anima, pur nella rumorosa confusione della vita.
In fondo, il mondo  è ancora stupendo e cerco di essere felice. Queste regolette così semplici sono di un  Anonimo di Baltimora  del 1600 circa che tento di avere presenti nella vita tumultuosa che conduco.
 
Hai un particolare sogno che vorresti realizzare?
 
Sì, portare l’arpa nelle strade di tutto il mondo, come simbolo di pace.

CHI E’

Cecilia Chailly è nata e vive a Milano. Giovanissima, (a diciassette anni è prima arpa alla Scala) intraprende un’intensa attività concertistica. Collabora, fra gli altri, con John Cage. Si dedica inoltre a una ricerca che l’avvicina agli altri generi musicali; diventa la pioniera dell’arpa elettrica. Collabora con Mina (Ridi pagliaccio PDU 1988), Ludovico Einaudi (Stanze BMG – Ricordi 1992), Fabrizio De Andrè (Anime salve 1996), Andrea Bocelli (Sogno Sugar 1999), Teresa De Sio, Giorgio Conte, Lucio Dalla, Cristiano De André, Giorgio Faletti. Sensibile ai mutamenti generazionali e alle filosofie orientali, inizia a comporre e a suonare la sua musica; nel 1997 esce l’album “Anima” (CGD East-West), con il quale vince il premio De Sica ’97 per la musica. Nel 1998 pubblica anche il romanzo “Era dell’amore” (Bompiani), con il quale vince i premi Pisa e Calabria Opera prima 1998, Rapallo e Procida Elsa Morante Opera prima 1999. Suona a Milano per il Dalai Lama; nel 2000 partecipa al concerto in memoria di Fabrizio De André al Teatro Carlo Felice di Genova. Nel 2002 esce l’album AMA (Sony Columbia), del quale è produttrice, autrice di musica, testi, arrangiamenti e orchestrazioni; è il debutto nel Pop, fra canzoni e suoni sperimentali sull’arpa elettrica, attraverso il Blues, la Techno, la Trance e la World Music. Suona come unica artista italiana al Jazz Festival di Montreux e nel 2003 suona in Vaticano per il Papa. Attualmente ha tenuto un concerto con le LESHARPES al Palafenice, durante il Carnevale 2004 a Venezia. Il suo sito è: www.ceciliachailly.com