[di Antonio De Falco • 27.12.03] Sofia, non la gloriosa Loren ma quella più giovane, la Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, è cresciuta proprio bene. In un battere d’occhio, dopo la sua presenza a Venezia 60 in Controcorrente con il suo film  Lost in Translation , si è aggiudicata ben cinque nomination  al “Golden Globe”( una specie di anticamera dell’Oscar) 2003...

CINEMA. EVVIVA SOFIA!

Sofia, non la gloriosa Loren ma quella più giovane, la Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, è cresciuta proprio bene. In un battere d’occhio, dopo la sua presenza a Venezia 60 in Controcorrente con il suo film  Lost in Translation , si è aggiudicata ben cinque nomination  al “Golden Globe” (una specie di anticamera dell’Oscar) 2003. Sicuramente i critici che l’hanno ritenuta tra i registi migliori del 2003, le assegneranno un qualche premio. Molti ritengono che sia stata spiritosa, allegra, opportuna nel cogliere nel suo film le situazioni a volte comiche, altre aberranti di quanti si trovano a vivere in una cultura diversa, cosa questa che capita di sovente a tutti gli occidentali “globalizzati”. Di fatto, la giovane Sofia nel suo film ,narra una storia pervasa dal senso di perdita, di confusione, di spiazzamento che segue il momento della “traduzione”, del cambiamento, della modificazione., in un’altra cultura, sebbene lo sviluppo della storia svelerà diversi gradi e sfumature del sentirsi “lost in translation” (cioè “spersi”, perduti nella traduzione, non solo linguistica, ma culturale). Nel passaggio dall’America al Giappone emerge immediatamente la difficoltà linguistica e, in generale, comunicativa, che crea una frattura tra i protagonisti e ‘l’altro’. L’esito è tragicomico, e dà spunto a momenti di ilarità. Fortunatamente, la regista non si sofferma più di tanto su questo, e progressivamente passa dalle perplessità linguistico- culturali a quelle esistenziali, più intime, accentuate dall’insolita situazione di un pesce fuor d’acqua che si trova a nuotare in un mare sconosciuto.
Lost in Translation è  un film che restituisce il piacere dell’immagine filmica. Sofia Coppola è abile a suggerire le emozioni e ad accenderle con la macchina da presa, con il suo sguardo meravigliato e affascinato che si muove per le strade della città, fondendo immagini e musica. Ne risulta una sorta di omaggio a Tokyo, satura di luci e annegata nel mare dei suoi abitanti, costantemente avvolta da voci, rumori e musica. L’hotel dei due protagonisti diventa per loro, e per l’occhio dello spettatore, una sorta di fortezza, una scatola trasparente dalla quale ammirare la metropoli, così frastornante e inafferrabile.
 
LA GIOVANE E BELLA REGISTA
Sofia Coppola dopo il convincente esordio de “Il giardino delle vergini suicide”, confeziona una delle pellicole che ha convinto di più al 60.mo  Festival di Venezia. In questo film, usa un tocco leggero e un occhio filmico notevole che si basa anche su parole non dette e sulle espressioni facciali, sia di Murray che della giovane Scarlett Johansson, già in “Ghost World”.
Intensità e leggerezza, tra smarrimento ed incertezza che passa dal buffo al malinconico sono elementi che vengono sospinti da uno stile già molto evidente in “Il giardino delle vergini suicide” (uno dei film che ha rivelato le capacità registiche di Sofia). in cui si fondono immagini e musica e che qui sottolinea anche un omaggio alla capitale nipponica ricolma di luci nel mare dei suoi abitanti, costantemente avvolta da voci e rumori.

Sofia è nata nel  1971 a New York (Usa)
Attrice e regista, ha respirato ‘aria di cinema’ fin da piccola, sotto l’ala protettiva del famoso padre. Ha iniziato come attrice apparendo, quasi neonata, nei primi due episodi della saga de “Il padrino”.
 
FILMOGRAFIA
Lost in Translation – L’amore Tradotto (2003)
Il Giardino delle Vergini Suicide (1999)
Star Wars Episodio i – la Minaccia Fantasma (1999)
Hearts Of Darkness: a Filmmaker’s Apocalypse (1991)

LA SCHEDA DEL FILM
LOST IN TRASLATION
Anno: Usa, 2003
Regia: Sofia Coppola
Interpreti: Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Genere: commedia sentimentale
Durata: 1h e 42′
Distribuzione: Mikado
Giudizio: positivo
 
TRAMA
Bob e Charlotte sono due americani a Tokio. Non sono turisti: lui è una star del cinema, è ultra- cinquantenne ed in declino. Ha accettato, per soldi, di andare a Tokio per girare una pubblicità di una marca di whisky giapponese. Lei è poco più che ventenne, ed è a Tokio assieme al marito, un giovane fotografo di moda. In realtà è sempre sola, il marito le preferisce di gran lunga il lavoro, in un tecnologico hotel, il Park Hyatt Hotel che sembra sospeso sopra la città. Anche Bob è alloggiato in quell’albergo. E poiché entrambi soffrono di insonnia, finiscono per fare amicizia. Un’amicizia sorprendente tra due persone che nonostante la grandissima differenza di età scoprono delle affinità nella loro fragilità, nel loro smarrimento. Già il titolo potrebbe essere un gioco di parole sul valore che nel nostro Paese hanno i vocaboli e su come vengono erroneamente tradotti i titoli dei film da qualche imbranato interprete.
In Italia Lost in translation diventa senza ragione “L’amore tradotto”, ennesimo crimine linguistico di una lunga serie, ma sarebbe stato meglio lasciargli il titolo originale che, più o meno, significa: “Perduti nella traduzione”. Infatti…. Cose che non si devono perdere nel film. Imperdibile tutto ciò che è collegato allo spot pubblicitario ed ai suoi tentativi di comunicare con i giapponesi! Non è possibile raccontare quello che succede. Occorre l’occhio. Nelle sale italiane le proiezioni sono iniziate il 5 dicembre 2003.